Tempeste di false notizie
Giulietto Chiesa Invece sta accadendo proprio questo: che, per la prima volta, nelle
ultime tre guerre dell'Impero (Kosovo "umanitario", Afghanistan
della "giustizia infinita", cioe' della vendetta, Irak
"preventivo") il monopolio americano-occidentale
dell'informazione e dell'emozione e' stato spezzato. Rimane dominante, e' chiaro. Ma non e' piu' esclusivo. Per la prima
volta la guerra viene raccontata e mostrata attraverso gli occhi di coloro
che sanno che saranno sconfitti. E' una prospettiva inedita, resa possibile dalle stesse tecnologie
moderne che quelle guerre consentono di vincere. E' una contraddizione
insuperabile in termini pacifici. E' per questo che la prima
preoccupazione dell'Imperatore e' quella di bombardare le stazioni
televisive dell'avversario o di accecare coloro che cercano di raccontare
l'avversario. La televisione di Belgrado apri' la serie. Il bombardamento
della redazione di Al Jazeera a Kabul fu il secondo episodio. I missili
sulla tv di Baghdad saranno l'affermazione della nuova norma planetaria.
Le anomalie vanno eliminate. La Rai non sara' bombardata, perche'
riproduce (salvo eccezioni lodevoli) la filosofia dell'Impero. Ho sentito
una eroica corrispondente da Baghdad riferire che la popolazione non ha
paura dei missili americani, perche' "ha fiducia nella tecnologia
americana"! Non vi pare fantastico? Il fatto e', pero', che gli "argomenti" di questi manutengoli
restano paurosamente deboli e si scontrano con un'opinione pubblica che
reagisce. Per fortuna siamo ancora in Italia, e in Europa, e non in un
paese dominato dalla Cnn e, ancor piu', da Fox News. Le masse gia' terrorizzate d'oltre Oceano sono gia' state condizionate
a tal punto da riconfermare la fiducia nell'Imperatore qualunque scelta
violenta decida di fare. Ci vuole la resistenza attiva di una minoranza
coraggiosa (che ancora esiste, per fortuna loro e nostra) per premiare la
tremenda verita' di "Bowling at Colombine". Ma l'invettiva di
Michael Moore non arrivera' mai nelle case del Nebraska, o nelle fattorie
del Texas. Ci hanno detto che gli iracheni, in odio al dittatore, si sarebbero
arresi subito, senza combattere. E che avremmo visto assai presto le
popolazioni esultanti circondare i liberatori-esportatori della democrazia
coprendoli di fiori. Questo - lo sappiamo - sara' lo spettacolo che
vedremo, a vittoria proclamata. Solo che la faccenda ritarda e la tabella
di marcia diventa problematica. Allora combattono? Si', ma sono quelli
della Guardia Nazionale, scherani, aguzzini, torturatori. Tutto chiaro,
pare, salvo una cosa: perche' non li avevano previsti? Allora, tanto per
correre meno rischi, si lancia la campagna "colpire e
terrorizzare". Il dottor Stranamore ha detto proprio cosi':
terrorizzare. E poiche' chi terrorizza e' un terrorista, per definizione,
tutto e' divenuto piu' chiaro. Donald Rumsfeld s'e' lasciato sfuggire un
lapsus. L'altra cosa che stupisce e' l'assenza - fin'ora - di quelle famose
armi di distruzione di massa che gl'ispettori dell'Onu non erano riusciti
a trovare. State tranquilli, a un certo punto le troveranno e ce le
mostreranno con grande messe di particolari. Qualcuno, forse, si
ricordera' delle molotov trovate alla Diaz, ma sara' bombardato. L'unica
cosa emersa fino a questo punto e' che i documenti della Cia che
"provavano" lo stadio avanzato dell'atomica di Saddam sono stati
riconosciuti falsi. E, quanto alle armi chimiche e biologiche, per ora non
si sono viste. Ora i casi sono due: o Saddam Hussein sa perfettamente che
la scampera', cioe' ne uscira' vivo. E questo appare improbabile (anche
se, essendo stato, lui come Osama, un amico degli Stati uniti, non e'
proprio da escludere del tutto qualche patteggiamento segreto). Ma sarebbe
l'unica motivazione perche', avendo quelle armi, non le usi. Oppure, come
sembra piu' probabile (perche' se non lo fanno fuori avranno perduto la
faccia per sempre), dovrebbe usarle. Non ha via d'uscita. Perche' non le
spara? Per apparire umano prima di morire? Un dittatore sentimentale? Non
quadra con il ritratto che ce ne hanno fatto. Comincia a sorgere il
sospetto che non le avesse. Un bel guaio: tutte quelle maschere antigas
sprecate. Comunque poco male: serviranno per la prossima guerra. Per intanto prepariamoci al bombardamento di Al Jazeera, prossimo venturo.
testo integrale tratto da "Il Manifesto" -28 marzo 2003 |