LO SGUARDO SUL MONDO
il fatto. Clima di festa ieri nell'aula Paolo VI al primo incontro di Giovanni Paolo II con 9mila ragazzi e ragazze del Servizio civile nazionale «Attraverso la vostra scelta si è rafforzato il rapporto di cooperazione tra Chiesa mondo giovanile e territorio», ha detto loro il Pontefice

«Corpi civili per dare strade alla pace»

«L'impiego anche fuori dalle proprie frontiere può essere un'occasione per ricomporre nella giustizia rapporti di convivenza lacerati»Il Papa a obiettori e volontarie: «In questo momento storico il vostro servizio è un segno dei tempi che diffonde la cultura dell'accoglienza e la solidarietà»

Da Roma Luca Liverani

L'aula Paolo VI come lo stadio Olimpico, colorata da un mare di sciarpe uguali levate in alto. Come la maxisala di un concerto pop, in un tripudio di applausi e di cori. Come un piazzale coperto punteggiato di bandiere arcobaleno, che scandisce «pace-pace». È stato tutto questo e molto di più, ieri, l'immenso salone delle udienze. Oltre 9 mila giovani accorsi da tutta Italia ad applaudire il Papa in un clima da Giornata mondiale della gioventù. Una festa luminosa, incontenibile, al di fuori del protocollo, per la prima udienza di Giovanni Paolo II al mondo del servizio civile. Solo posti in piedi, dunque, sotto la volta ricurva disegnata da Nervi. Occupate in un lampo anche le 500 sedie sistemate nell'atrio. L'Ufficio nazionale del servizio civile ha fatto distribuire sciarpe bianche con il logo, la stella della repubblica in un girotondo solidale. Per le ragazze anche un mazzetto di mimosa, visto che anche qui è l'8 marzo: se l'obiezione al servizio di leva è - ancora fino a gennaio 2 005 - cosa che riguarda i giovanotti, il servizio civile volontario fino a quella data sarà quasi solo in rosa. I ragazzi attendono il Papa ascoltando Aleandro Baldi e Paolo Vallesi che si alternano sul palco, cantando in karaoke la baglioniana Strada facendo le cui parole scorrono sui maxi schermi. Poi arriva quella piccola figura ricurva, una macchia bianca sul gruppo bronzeo di Fazzini. Ed è un tripudio di flash troppo lontani, di sciarpe rutilanti, di cori e battimano: «Giovanni Paolo/tàta-tatàtta». Quando faticosamente il silenzio riprende possesso dell'aula, risuona la voce di Karol Wojtyla. Il Papa spende parole di «apprezzamento per la professionalità e la dedizione con cui andate incontro a quanti si trovano in difficoltà». Ragazze e ragazzi che «consacrano» un periodo «della loro gioventù alla nobile causa del bene comune, per costruire una società imperniata sui valori umani e spirituali, diffondendo la cultura dell'accoglienza e della solidarietà». Poi sottolinea «le opportunità d'impiego di volontari in Italia e in altri Paesi, specialmente del Terzo Mondo. Penso, tra l'altro, al progetto di istituire corpi civili di pace in ambito europeo e mondiale con modalità di formazione e di crescita più incisive». Perché «il servizio civile costituisce, nell'attuale momento storico, un "segno dei tempi". Anche la Chiesa - dice il Papa - intende fare spazio a questa preziosa riserva di energie». E ricorda come «attraverso la scelta dell'obiezione di coscienza e il servizio civile si è intensificata la cooperazione tra la Chiesa, i giovani e il territorio». Giovanni Paolo II non dimentica che giorno è: «Mi piace quest'oggi ricordare il contributo che proprio tante donne attraverso il servizio civile nazionale, hanno dato e continuano a offrire al consolidarsi delle comunità civili e ecclesiali». Per chiudere una citazione della Pacem in terris di Giovanni XXIII, di cui ricorre il 40°: «A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà». Il saluto del mondo del servizio civile l'ha portato prima il ministro Carlo Giovanardi, che ha la delega in materia. Sciarpa bianca d'ordinanza al collo, il ministro ricorda la testimonianza coraggiosa dei primi obiettori, «cui questi giovani devono molto». Sottolinea il carattere di «importante offerta formativa» per il giovane, che «può contribuire a cambiare la vita di sé e degli altri». La festa è agli sgoccioli. Sul palco salgono per un saluto al Papa il direttore dell'Ufficio Massimo Palombi, la figura minuta di Cristina Nespoli, presidente della Conferenza degli enti, quella robusta di Massimo Paolicelli, presidente dell'Associazione obiettori nonviolenti che al Papa porta in dono una bandiera della pace e la spilla d'oro del fucile spezzato, da sempre simbolo dell'obiezione. Spunta anche don Benzi: per lui si leva un applauso dal mare bianco di sciarpe macchiato qui e là di bandie re arcobaleno, che fanno pendant con le divise gialle blu e rosse delle guardie svizzere. Da lunedì si ricomincia: con i vecchietti, i tossicodipendenti, la vigilanza a monumenti e oasi naturalistiche...

 

testo integrale tratto da "Avvenire" - 9 marzo 2003