E' buio pesto,
sono uscita
dalla vostra vita
alla chetichella,
sotto una tintinnante
pioggerella.
Col mio solito
passo lesto,
ho camminato lungo
un viale,
intorno a me
un mesto silenzio
glaciale.
Sotto un cupo
cielo notturno,
su cui si
è aperto uno
squarcio di sereno,
saltello su un
tappeto di foglie
bagnate,
anch'esse
coricate sotto gli
alberi,
su cui sono
nate,
le cui chiome
sono rimaste tristi
e spoglie,
ed ecco che
in un baleno
per me è
già tutta una
festa,
perché,
mischiati tra le
foglie,
vi rivedo con
le vostre riviste
e i vostri
giornali.
Mi illuminavate sul
mistero nascosto nell'uomo,
nel reale,
troppo corrotto, per
esser sgorgato
da uno sprazzo
di luce soprannaturale
e sulle sue
molteplici vie.
Scrutando,
sulle vostre luminose
scie,
l'imperscrutabile
inquietudine del vostro
tempo,
con un chiarore
in costante fermento,
luccicavate
nella mia solitudine,
quanto le stelle
del firmamento.
Ora vedo la
stella cometa,
che mi conduce
verso
l'agognata meta,
il mio pargolo
tanto atteso,
che, disteso in
una culla di
foglie sparse,
mi sorride, stille
di rugiada sulle
mie labbra arse
dal recitare ininterrotto
una preghiera accorata,
quasi un pianto
a dirotto,
speranza di una
resurrezione desiderata.
Vi terrò stretti
fra le mie
braccia,
vi sfoglierò fra
le mie dita,
al palpito del
suo e del
vostro cuore
nulla più mi
addiaccia
nella mia nuova
vita.
Alla vostra memoria
ho consegnato la
storia
della mia sia
lieta, che sofferta
esistenza,
vissuta alla sua
e alla vostra
costante
e confortante presenza,
alla ricerca dell'intrinseca essenza
delle
inesauribili parabole,
segno mirabile del
Signore.
E ora lasciate
che finalmente mi
affidi
alle sue amorevoli
cure.
Riccardo Sante Maria
Fontana
VERSO IL
TRIGESIMO DI ADRIANA
ZARRI
Amici vicini ed
amici lontani,
mici piccini e
mici soriani.
E' quasi giunto
il trigesimo
della mia dolce
dipartita terrena
e del mio
battesimo
in questa nuova
vita serena.
Ora che sono
finalmente giunta a
destinazione
e per di
più, in una
bella stagione,
mi sono sistemata
sotto un tiglio,
ed ora mostro
di nuovo il
mio antico piglio.
L'accoglienza
che qui mi
è stata dimostrata
oltrepassa
quella che mi
ero immaginata,
senza ombra di
dubbio.
Con la mia
mente sono ancora,
come immersa in
un connubio
fra immanente e
trascendente.
I confini che
formano la loro
linea di demarcazione,
spesso si confondono,
dando luogo
ad una sorta
di intercomunicazione
fra due mondi,
che m'appaiono fra
loro sempre più
vicini
ma non altrettanto
affini,
per molte differenze,
di cui ve
ne espongo alcune,
senza pietose reticenze.
Qui ho trovato
un'armoniosa partecipazione
di composti, mirabili
saperi,
che sulla terra
sono, di frequente,
motivo
di una vera
e propria guerra
fra vari ed
opposti poteri.
In ordine ad
una unanime volontà,
qui la parola
d'ordine è “rigetto
della guerra”
che, sulla terra,
è in subordine
alle terrene glorie
ed alle voluttà.
In questo luogo
regna l'unanime comunione
fra le anime,
ma niuno mai
si sdegna, se
qualche novellino come
me,
talvolta vi si
esime ed esprime
il desiderio di
cercar del refrigerio
dal coinvolgente calore
divino, all'ombra di
un gelsomino.
Ho chiesto, oltracciò,
la cortesia,
dettata da una
struggente nostalgia,
di ritirarmi, di
tanto in tanto,
nel mio antico
ed amato eremo,
ove mi sovvengono
i nostri bei
convivi
alla mia buona
tavola,
a suggere il
nettare della gioia
e della concordia
ed a bandire
la noia e
la discordia
ed ogni ipocrisia,
in dolce compagnia
di persone fini
e dei miei
tanto amati amici
felini,
un fugace assaggio
del mio antico
ed ameno paesaggio,
da favola.
Se, di quando
in quando,
vi sentiste ombrosi
od affaticati,
correte anche voi
a cercare, fiduciosi,
l'uscio del mio
eremo,
che non è
un guscio di
lumaca
e
rinfrancatevi, meditando,
sulla mia dolce
amaca.
Allorché vi sarete
ristorati,
potrete
riprendere, pian pianino,
il vostro cammino
verso una sempre
nuova dimensione
ed al termine
d'ogni gradino vi
attenderò
e vi spronerò
con infinita commozione.
Nel frattempo, vi
prometto che nei
miei ritagli di
tempo,
e non siate
maravigliati,
perché qui siamo
davvero tutti molto
indaffarati,
continuerò ad inviarvi
qualche altra letterina;
la prossima cercherò
di farvela un
po' più carina,
E' che non
ho mai abbandonato
l'estro,
d'altra parte qui
nessuno m'ha posto
mai il capestro.
Di contestatori in
questo luogo ce
ne sono tanti,
malgrado non siano
stati fatti ancora
santi.
Le contestazioni non
sono qui vissute
con timore,
perché vengono considerate
sincere manifestazioni d'amore.
Tutti mi hanno
infatti incoraggiato
a continuare a
scrivere le mie
parabole,
suggellate con tanto
di divin imprimatur,
che hanno, invero,
il sapore di
tristi favole per
i qui presenti,
che però trovano,
al contempo, molto
divertenti i moderati
dissidenti.
Ed io, con
le mie nuove
bozze,
ci vado veramente
proprio a nozze.
Quando sarà pronto
il primo testo,
l'Angelo
Gabriele,
dopo aver dato
il lieto annuncio
a Maria,
s'è già offerto
di recapitarlo, prima di
venire via,
al suo omonimo,
presso “Il Manifesto”,
in tempo utile
per un fine
settimana,
magari per la
prossima Befana, per
l'Epifania.
Ma il Signor
Polo non mi
chieda un giorno
di aggiornargli anche
il “Paradiso” di
Dante,
ché questa sarebbe
una pretesa tracotante
e poi su
questo altare non
mi immolo.
A meno che
non me lo
chieda Papa Benedetto,
che
rimarrebbe, comunque, molto
interdetto.
Ma, arrivando al
dunque, una postilla
vorrei ancora
aggiungerla da qui,
riguardo
all'ultima mia parabola,
uscita quando già
ero contumace,
con la speranza
di far scattare
una scintilla
ed anche per
fare un'opera di
pace:
cercate di non
fare d'ogni vostra
bega
solo e sempre
una cattiva strega,
ma anche delle
buone fate.
Riccardo Sante Maria
Fontana
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