Ricordando Madre Teresa Suscitando lo stupore di tutti i giornalisti che si accalcavano dinanzi alla casa madre delle Missionarie della Carità, alle ore 18,30 del 5 Settembre 1997 fu Sunita Kumar, appartenente all’alta società indiana e di religione induista, a dare ufficialmente la notizia della morte di Agnes Gonxha Bojaxhlu. Tutto il mondo allora pianse la morte di Madre Teresa. Per fare in modo che tutti potessero vegliare “la santa”, la camera ardente fu allestita in una chiesa vicina alla Casa centrale e per due giorni diventò meta di pellegrinaggi oceanici. La venerazione popolare poi si riversò sulle strade di Calcutta: per chilometri e chilometri, come oltretutto dimostrò un’interminabile e indimenticabile diretta televisiva, al di là delle transenne di bambù, esclusa dal protocollo ufficiale, si diede appuntamento tutta la gente senza nome. I funerali sembrarono abbattere ogni steccato di fede e di cultura. Rivedendo quelle immagini le sensazioni, i sentimenti sono gli stessi vissuti sei anni fa... dolore per la scomparsa di una persona cara, commozione per la partecipazione sincera di quella moltitudine di individui che l’accompagnavano nel suo ultimo viaggio, soddisfazione nel vedere uniti uomini e donne di diversa razza, età, religione, condizione sociale... e gioia per il suo arrivo nella casa dell’amato Sposo, ma soprattutto stupore davanti al miracolo della sua esistenza che ha visto una piccola donna debole, cagionevole di salute, timorosa diventare una grande santa conosciuta, rispettata ed amata dal mondo intero. Chi è, dunque, Madre Teresa? “Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”. “Io sono soltanto un piccolo filo: la corrente è Dio” dichiarava e poi amava anche definirsi "la piccola matita di Dio", un piccolo semplice strumento fra le Sue mani. Riconosceva con umiltà che quando la matita sarebbe diventata un mozzicone inutile, il Signore l’avrebbe buttata via, affidando ad altri la sua missione apostolica: "Anche chi crede in me compirà le opere che io compio, e ne farà di più grandi " (cfr. Gv 14, 12). Ella è certamente una «innamorata di Cristo», è una donna «folgorata dal Crocifisso», nel quale ha visto il Volto di Dio come «Volto di Amore» e ha sentito la sete di Dio come «sete di Amore». Ha risposto all’amore con tutta la sua vita: senza esitazione, senza risparmio, senza mezze misure. Ha cercato i poveri per amarli con l’Amore di Dio e per consolarli con l’unica vera buona notizia, che è questa: «Dio ti ama». A tutti, infatti, ella ripeteva instancabilmente: «God is Love», Dio è amore! Il segreto di Madre Teresa sta tutto qui: ed è – vale la pena ricordarlo – il segreto stesso del cristianesimo, lo stesso di tutti i santi! Un’adesione totale al progetto di Dio, un abbandono alla sua volontà, un sì detto e rinnovato ogni giorno, un procedere lento nella strada della santità. Un cammino semplice, così lei stessa amava definirlo,
semplice sì, ma non per questo facile! Semplice perché alla portata di tutti (il Signore ama tutti, tutti chiama a sé ed a tutti dà l’aiuto necessario), ma non facile perché non privo di fatica (Lui è esigente e si aspetta che ognuno dia il massimo di se stesso)!!! Un ammiratore di Madre Teresa, un uomo d’affari indiano, una volta fece stampare per lei cinque righe su cartoncini gialli. Lei li chiamava i suoi “biglietti da visita”, e li distribuiva a tutti quelli che incontrava perché esprimono con chiarezza il suo cammino semplice: Il frutto del silenzio è la preghiera Il frutto della preghiera è la fede Il frutto della fede è l’amore Il frutto dell’amore è il servizio Il frutto del servizio è la pace. Spesso Madre Teresa diceva che “la santità non è un privilegio per pochi, ma è una necessità per tutti” e che per raggiungerla basta fare piccole cose, ma con grande amore! ''Quello che noi facciamo e' solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo, l'oceano avrebbe una goccia di meno”: così lei stessa, occhi scuri e luminosi in un volto spesso serenamente sorridente, spiegava quasi 50 anni di totale dedizione a tutti i disperati. Questa donna, definita santa ancora in vita, era talmente straordinaria da indurci a pensare di poterla solo ammirare, ma non imitare, perché era speciale, unica, ma lei stessa ci ricordava spesso che ogni essere chiamato all’esistenza è altrettanto speciale ed unico! Anche lei ha dovuto confrontarsi, come tutti noi facciamo quotidianamente, con i suoi limiti, ha avuto paura... (raccontava che la prima volta che si scontrò con la triste realtà della miseria più assoluta nelle strade di Calcutta, non poté fare a meno di scappare correndo per sfuggire a quella situazione che avrebbe voluto cancellare dalla propria memoria, ma prima di arrivare all’angolo della strada successiva si fermò, tornò indietro e si prese cura di quella donna che aveva causato il suo ribrezzo), durante il processo di canonizzazione si è scoperto che nel corso della sua vita ha provato anche quello che i mistici chiamano “il silenzio di Dio”, insospettabile in una persona che irradiava gioia attorno a sé. La vita di questa donna che si era posta l’obiettivo di essere “apostola della gioia” deve essere una lezione per tutti, è un invito a non aver paura, a rispondere con fiducia alla domanda d’amore di un amante appassionato. Nelle Case della carità fondate da Madre Teresa in tutto il mondo accanto al Crocifisso c’è una scritta ”ho sete” proprio per ricordare la sete d’amore di Colui che per un folle amore ha donato la sua vita per un ogni uomo. Madre Teresa ha scelto di unire la sua vita a quella di Gesù con un legame nuziale ed ha scelto di amarlo e di servire il suo sposo nei più poveri tra i poveri. Ella invita tutti ad imitarla, non andando tra le strade di Calcutta o di chissà quale periferia del pianeta, ma scoprendo attorno a noi, nelle nostre stesse famiglie, le tante povertà esistenti. Per lei la definizione di povertà è ampia: “i più piccoli dei miei fratelli sono i solitari e gli affamati, non solo di cibo ma della parola di Dio, gli ignoranti e gli assetati, ma non solo d’acqua, ma anche di conoscenza, pace, verità, giustizia e amore, i non amati e gli ignudi, non solo di vestiti, ma anche di dignità umana, i non desiderati, i bambini non nati, chi viene discriminato per motivi razziali, i senzatetto, i derelitti - non solo chi non possiede un rifugio di mattoni, ma chi ha bisogno di un cuore che lo capisca, lo protegga, lo ami; i malati, i bisognosi moribondi e i prigionieri, non solo nel corpo ma anche nella mente e nello spirito: tutti quelli che hanno perso qualsiasi speranza e fede nella vita, gli alcolizzati e i tossicodipendenti e tutti quelli che hanno perso Dio (per loro Dio era, e invece Dio è) e che hanno perso ogni speranza nel potere dello Spirito”. Questa piccola grande donna ha avuto occhi per vedere i poveri ed in ciascuno di loro, fino all’estremo delle sue forze, ha amato il suo Sposo. “Nel volto dei miseri” disse all’indomani della sua scomparsa Giovanni Paolo II, “Madre Teresa ha riconosciuto quello di Gesù... ha fatto sentire agli sconfitti della vita la tenerezza di Dio, Padre amorevole di ogni creatura”. Una profondissima stima e affetto hanno legato il Papa e la piccola suora raggrinzita dagli anni e dalle privazioni, dal carattere dolce, mite e fortissimo, che per la Chiesa cattolica del nostro tempo indica l'amore cristiano per i ''più poveri tra i poveri”, per coloro che nessun altro aveva il coraggio di assistere e anche solo di guardare. A Madre Teresa, in effetti, i papi di questi decenni hanno sempre dato sostegno. Paolo VI le consegnò personalmente, il 6 gennaio del 1971, i 15 milioni di lire del premio per la pace intitolato a Giovanni XXIII che, su sua designazione, per la prima volta veniva assegnato ad una donna. Riconoscimenti ne ha avuti ben 124. Tra gli altri: il Premio Padmashree (dal presidente dell'India), nel 1962; il Templeton per il “Progresso della religione” nel 1973; il Nobel per la pace nel 1979; l'Ordine del Merito della regina Elisabetta, nel 1983; la medaglia d'oro del Comitato del Soviet per la pace, nel 1987 e la medaglia d'oro del Congresso degli Stati Uniti nel 1997. Ma c'era un ''rapporto speciale” tra Madre Teresa e Giovanni Paolo II. Tra i punti di comunione l'intensa vita spirituale e la capacità di calamitare i giovani. Non a caso in primavera un'indagine svolta dall'Eurispes l'ha vista al primo posto tra i miti che affascinano le nuove generazioni, con il 25% delle scelte indicate da mille ragazzi tra i 12 e i 24 anni. Ce ne saranno molti di giovani domenica in piazza San Pietro accanto a reali, ambasciatori e capi di stato, ma il primo settore, quello più vicino all’altare, sarà riservato per volontà delle Missionarie a duemila poveri, in gran parte romani, accompagnati da centinaia di suore e volontari. Suor Nirmala, l'indiana sessantatreenne di sangue nepalese nata nella casta dei bramini, che sei mesi prima della morte della fondatrice era andata a prendere non certo il mito ma il posto che era stato di Madre Teresa, attuale Madre superiora delle Missionarie della Carità, pranzerà con i «clochards» subito dopo la cerimonia nell’aula Paolo VI, in Vaticano. Che eredità ha lasciato? Materialmente solo due sari bianchi bordati d’azzurro, la bacinella necessaria per lavarli con regolarità, un paio di sandali, una tazza, un piatto di metallo, gli utensili fondamentali e semplice biancheria da letto, questo infatti è tutto ciò che possiede ogni Missionaria della Carità. La sua eredità spirituale però è grandissima e universale, compresa ed apprezzata da genti di tutte le fedi ed anche di nessuna. La sua vita, prima ancora delle sue parole ha saputo risvegliare innumerevoli gesti di generosità in persone dalle provenienze più svariate; per non parlare delle 4514 Missionarie della Carità di 89 diverse nazionalità, tra il ramo «attivo» e quello «contemplativo», i 369 fratelli «attivi», con 69 Case in 19 Paesi, e 26 sacerdoti Missionari, ad essi si aggiungono circa 3 milioni di volontari e oltre 750 istituti caritatevoli sparsi in 132 Paesi dei cinque continenti con 710 Case di accoglienza, delle quali 228 in India, che continuano la sua opera unendo come lei ha fatto concretezza e trascendenza, grazie soprattutto alla preghiera che aiuta a trovare “il giusto equilibrio tra Terra e Cielo”.
Per questo desideriamo concludere questo ricordo di Madre Teresa con una sua preghiera a noi particolarmente cara: “Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sii l’espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi Bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri e a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito, offri sempre un sorriso gioioso. Dai a loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore.” Madre Teresa CALCUTTA (Reuters) - Centinaia di indiani, alcuni dei quali mostrando simboli di cristianità, induismo e islam, oggi hanno preso parte insieme a una marcia interconfessionale per celebrare la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, che avrà luogo domani in Vaticano, e chiedere che l'India dichiari il suo compleanno festa nazionale.Musulmani, cristiani e indù in marcia a Calcutta hanno fatto letture tratte dai rispettivi libri sacri in nome dell'armonia religiosa in India, che Madre Teresa - dicono gli organizzatori - ha sempre favorito "Chiediamo al governo centrale di approfittare dell'occasione della beatificazione per dichiarare il 26 agosto, compleanno della Madre, festa nazionale in segno di rispetto nei suoi confronti", ha detto Herod Mullick dello United Forum of Catholics and Protestants del Bengala, che ha organizzato al marcia.
http://www.motherteresacause.info/indexita.htm http://www.rccr.cremona.it/omobono/madreteresa.htm http://web.infinito.it/utenti/m/mariadilorenzo/madreteresa.htm http://www.ecclesiaonline.it/gpii.htm http://digilander.libero.it/carromano/mteresa.html
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