L’analisi del Programma delle
Nazioni Unite per lo sviluppo riguarda 28 Paesi ex comunisti dell’Europa
Orientale, del Baltico e della Csi. Casi in regresso solo in Polonia,
Repubblica Ceca e Slovacchia
Aids,
il contagio esplode a Est
Nella sola Russia, al primo
febbraio, erano 264.462 le persone infette. Ma l’epidemia cresce in
Ucraina, Bielorussia, Estonia, Lettonia, e Moldavia
Da
Mosca Giovanni Bensi
Esiste una relazione fra il carattere aperto,
democratico, di una società ed i livelli di diffusione dell'Aids. È
quanto si deduce da un rapporto sulla condizione degli ammalati di Aids in
28 Paesi ex comunisti dell'Europa Orientale e Sud-orientale, del Baltico e
della Csi, la Comunità degli Stati Indipendenti che riunisce le
Repubbliche dell'ex Urss tranne le tre baltiche. Il documento, preparato
dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) è stato reso
noto oggi a Mosca. Afferma che vi è «un legame diretto fra la riuscita
transizione democratica di un Paese e la capacità dei governi e della
società civile di affrontare la malattia». Infatti, si legge nel
rapporto, «le istituzioni democratiche facilitano il pubblico dibattito
sull'Aids, sono in grado di proteggere i diritti delle persone colpite e
di coinvolgere nei processi decisionali anche i gruppi marginalizzati più
vulnerabili, come i giovani affetti dalla malattia, i tossicodipendenti
che fanno uso di siringhe e le persone dedite al commercio del sesso».
Il problema è particolarmente acuto nel mondo ex comunista che, rileva il
rapporto dell'Undp, presenta uno dei tassi di aumento dell'infezione Hiv/Aids
più alti del mondo. «Un adulto su cento che cammina per le strade di una
città dell'Europa Orientale o della Csi è portatore del virus Hiv che
causa l'Aids», si legge nel documento. Secondo stime ufficiali, alla fine
del 2003 le persone contagiate in queste regioni erano più di un milione
e 800 mila. L'anno scorso il numero delle nuove infezioni è cresciuto
rapidamente in Estonia, Lettonia (che con la Lituania entreranno nella Ue
a maggio), Bielorussia, Ucraina e Moldavia. L'incidenza delle nuove
infezioni è molto elevata, anche se è partita da livelli più bassi, in
alcune delle regioni più povere, come l'Asia Centrale ed il Caucaso dove
il sistema sanitario, praticamente allo sbando dopo la caduta dell'Urss,
incontra gravi difficoltà nel far fronte all'emergenza.
Mark Malloch Brown, dir ettore dell'Undp, sostiene che «informazione,
lotta all'emarginazione e chiarezza di direttive sono i tre fattori chiave
nel determinare la risposta all'Hiv/Aids». La ricetta che egli presenta
è ben chiara: «Per contenere l'epidemia è necessario che vi siano
cittadini informati che non discriminino le persone affette da Hiv/Aids.
È anche necessario che i politici trovino il contatto con gli ammalati e
con altri gruppi marginalizzati al fine di coinvolgerli nei processi
decisionali sui modi di combattere la malattia. Ed è necessario che i
dirigenti, sia nei governi che nella società civile, comprendano
l'importanza di un'azione rapida, decisiva e concentrata su tutti i
fronti, non soltanto nella sanità e nelle politiche sociali, ma anche in
settori apparentemente lontani, come ad esempio la riforma del sistema
carcerario». È infatti accertato che i membri dei gruppi a rischio sono
il più delle volte vittime di esclusione sociale dovuta alla povertà o
all'incarcerazione.
Nelle Repubbliche dell'ex Urss l'incremento dell'infezione è
particolarmente rilevante in Russia, Ucraina ed Estonia. Proprio in questi
giorni il vicepremier russo Galina Karelova ha fornito dati secondo cui al
primo febbraio in Russia erano registrate 264.462 persone infettate
dall'Aids, di cui 7.591 bambini. Karelova ha manifestato il suo appoggio
alle iniziative dell'Onu per monitorare e combattere la malattia. Tuttavia
il rapporto dell'Undp rileva che in Russia solo circa 7.000 ammalati
ricevono cure adeguate e sistematiche. Alcuni Paesi (Polonia, Repubblica
Ceca e Slovacchia) hanno già ottenuto importanti successi nel bloccare o
addirittura far recedere l'epidemia. E non è un caso che questi Paesi
siano anche quelli che hanno fatto maggiori progressi nella costruzione di
un sistema democratico. Questa tendenza sembra però contraddetta
dall'Estonia che, pur avendo ottenuto maggiori successi che non altre
Repubbliche dell'ex Urss nella transizione alla democrazia, presenta uno
dei tassi più alti di diffusione dell'Aids (circa 2.800 casi), seguita
dalla Lettonia (2.250 casi) e dalla Lituania (750 casi).
Il rapporto Undp rileva inoltre che la diffusione dell'Aids può influire
negativamente sullo sviluppo economico-sociale. La mortalità precoce in
classi d'età maggiormente produttive può ridurre la crescita annuale del
Pil dell'1%, «un colpo tremendo per qualsiasi Paese».
testo
integrale tratto da "Avvenire" - 17 febbraio 2004