Ieri il 30° anziano deceduto da
giorni
Quei «trovati
morti» ci urlano nella coscienza
La pietas per i vecchi,come per i
moribondi, è un portato cristiano in Occidente. Se vacilla...
di
Marina Corradi
Era
vedovo, e non aveva figli. Da tempo Mario Gambetta, classe 1921, viveva
solo nel suo appartamento alla Balduina, a Roma. In un palazzo elegante,
di quelli dove ognuno bada a sé, e la discrezione borghese abitua a non
domandarsi cosa succeda nell'appartamento accanto: nemmeno se ci abita un
ottantenne, che da un giorno all'altro non si vede più. E così è
andata: il signor Gambetta era scomparso, improvvisamente lasciate le
piccole abitudini quotidiane, la spesa, il latte, il giornale. Nessuno che
ci abbia fatto caso, o forse qualcuno che vagamente avrà pensato a una
vacanza, i colli romani, Fregene, chissà. Strano però, senza dir niente
a nessuno, le piante lasciate a morir di sete sul balcone.
Lo hanno trovato l'altra sera, perché faceva davvero molto caldo, e con
le finestre aperte dalle case attorno l'odore si sentiva. L'odore
terribile della morte, quando ormai sono passati molti giorni. Non è
stato solo un morire solitario, ma un lungo abbandono quello del vecchio
della Balduina: ce ne si è accorti, attorno, solo dopo giorni e giorni, e
perché si era d'estate. Col freddo, forse quel «fratello» sarebbe
ancora lì, come è pure accaduto spesso.
Ventinove vecchi trovati morti in quattro mesi solo a Roma. Ieri, ancora
un altro. A volte continuano ad arrivare regolarmente le bollette, per
mesi, e nessuno fa caso a una porta sempre chiusa. Qualcosa si muove solo
quando l'azienda del gas pretende di tagliare la fornitura. Allora si
entra, e il calendario è sulla pagine di sei mesi prima. Il vecchio
spesso viene trovato nell'atto di chi si avvicina alla porta, come per
chiedere aiuto.
Ventinove, anzi trenta, storie come questa in quattro mesi, in una
metropoli che scoppia di vita. Non siamo nel Nord dei climi freddi e dei
temperamenti riservati, a Stoccolma per esempio, dove la sera vedi anziani
uomini e donne soli ai bar davanti a una birra, e ne immagini bene tutta
la solitudine. Siamo a Roma, pieno Mediterraneo, dove si parla, dove si
sorride. Eppure, ventino ve trovati morti soli in quattro mesi. Da un
pezzo, il che inasprisce ancora quell'abbandono: nessuno, per giorni e
giorni, ha telefonato, suonato il campanello, domandato. Morti due volte,
in fondo, perché privati di quel cordoglio, di quella pietà collettiva
con cui i vivi attorno si chinano sui defunti, per un attimo, riconoscendo
almeno implicitamente che uno, diverso da ogni altro, se ne è andato.
Tanti episodi come questi, messi in fila uno accanto all'altro, sono
segnali. Per Roma come per qualsiasi altra città. Che diventi frequente,
fin quasi a non essere notizia, la morte solitaria e dimenticata di un
uomo nel cuore di una città densamente popolata dai suoi simili, da un
punto di vista antropologico sembra segnare quasi il sorgere di una
mutazione comportamentale. O forse tornare indietro, come un
imbarbarimento. In molte società precristiane gli anziani improduttivi
venivano abbandonati al loro destino. La pietas per i vecchi, come per i
moribondi, è un portato cristiano in Occidente. Se accenna a vacillare,
vuol dire che qualcosa di molto profondo, di fondante, è toccato. Che
siamo un po' meno cristiani, oppure - che è lo stesso - che siamo un po'
meno umani.
testo integrale tratto da
"Avvenire" - 22 luglio 2003