Piccole luci nelle
tenebre del mondo
di Carlo Molari
Testimoniare
la speranza nei tempi della disperazione
Tutti
oggi hanno la percezione di un periodo buio della storia umana. Guerre
sono in corso in diverse regioni. Un conflitto esteso e violento si è
scatenato nel Medio Oriente di fronte alla impotenza delle strutture
internazionali e all'inefficacia delle proteste di molte nazioni. Mentre
alcuni popoli soffrono la fame, altri sperperano enormi ricchezze per la
produzione di armi sofisticate e per beni voluttuari anche dannosi Le
scelte degli organismi economici mondiali sembrano favorire sempre più
gli interessi dei popoli ricchi a danno dei più poveri.
La politica delle grandi
democrazie ha scelto le vie del liberismo sfrenato che impone le leggi del
mercato dove il più potente prevale sempre sul più debole. Le industrie
multinazionali per aumentare i profitti spesso non tengono conto dei danni
ambientali che producono. Lo sfruttamento dei beni a disposizione
dell'umanità sulla terra ha assunto forme distruttive e pericolose. Gli
stessi paesi industrializzati stanno registrando una fase di recessione
economica che impedisce la realizzazione di molti programmi sociali.
Il nostro tempo perciò non sembra essere ricco di speranze. Non pochi
esprimono forti timori per il futuro della storia umana.
Lo sviluppo della scienza e della tecnica in questi ultimi decenni, ha
reso molto più facile il soddisfacimento di tutti i desideri istintivi
con la vertiginosa produzione dei beni e con la conseguente sempre più
larga offerta. Le attese che gli uomini avevano negli ultimi secoli sono
state in larghissima parte soddisfatte (e anche più di quello che ci si
attendeva, per molto aspetti). Sarebbe logico pensare che le speranze per
l'umanità siano state moltiplicate dalle nuove potenzialità tecniche e
scientifiche. Eppure tutti i segni concordano nel rilevare l'infelicità,
l'insoddisfazione, il dubbio sulla vita. Mentre è aumentato il benessere,
è diminuita la speranza. Tutte le inchieste concludono che i paesi del
benessere, hanno risposte soddisfacenti ai bisogni fondamentali e
voluttuari, ma sono più infelici che in altri tempi. Tale infelicità è
legata alla mancanza di prospettive per il futuro e quindi alla carenza di
speranze. Le cronache quotidiane, d'altra parte, riferiscono
frequentemente di suicidi, di morti per droga, di stragi del sabato notte,
forme consce o inconsce di rifiutare la vita. Anche il fatto che il tasso
di natalità sia drasticamente diminuito, sta a indicare che sono venute
meno molte ragioni per vivere. Per questo si gioca d'azzardo con la morte.
Le
ragioni della sfiducia
La
spiegazione di questo fatto, che può sembrare contraddittorio, è invece
abbastanza semplice. Il progresso ha fatto cadere le illusioni, la
disponibilità dei beni ha fatto scoprire l'insufficienza delle cose, il
grande numero delle possibilità oggi offerte, ha reso più facile la
scoperta degli idoli. Cosa puoi aspettarti dal futuro, quando sai già che
i beni a disposizione non daranno la risposta che attendi?
La ragione della insoddisfazione sta in un errore di bersaglio e in una
confusione di orizzonti. Le cose, le situazioni, le persone sono simboli
di beni più grandi e definitivi che suscitano speranze assolute. Queste,
perciò, non si esauriscono e non trovano piena soddisfazione nelle cose.
È pacificamente riconosciuto che l'attuale modalità di progresso dei
paesi industrializzati, imposta dalle esigenze del consumismo, non
corrisponde al reale benessere umano. In altri secoli le dinamiche
idolatriche erano ugualmente diffuse, ma non offrivano le stesse
esperienze, né avevano verifiche così frequenti. Lo sviluppo attuale
della scienza e della tecnica con l'accelerazione veloce dei processi
storici ha favorito la saturazione dei desideri e ne ha mostrato le
insufficienze. La vita ci concede di sperimentare in modo diffuso ciò che
alle altre generazioni è stato precluso in questa misura e molti si
illudono che l'ebbrezza del rischio o la fuga dal presente valga di più
dell'attesa di ciò che non può soddisfare. L'esperienza della
insufficienza delle cose in ordine alle attese è oggi molto più estesa
di altri tempi e quindi le speranze trovano presto la loro sconfitta. In
altri secoli questa esperienza non era possibile, perché non si potevano
avere beni così abbondanti e vari a disposizione. Era quindi possibile
illudersi che, avendo accumulando grosse somme di denaro, avendo a
disposizione beni in quantità maggiore, si potesse avere una risposta
soddisfacente e definitiva ai propri bisogni. C'erano molte possibilità
di alimentare speranze, ma la morte arrivava abbastanza presto e in genere
non c'era tempo di scoprire che le cose non stavano così.
L'attuale nostra società propone come ragione di vita miraggi molto
precisi: investimenti redditizi, lavori ben remunerati, carriere veloci,
successi nel lavoro, conquiste amorose, piaceri facili. Queste situazioni
con frequenza vengono reclamizzati come situazioni ideali e proposti come
ragioni di speranza. La felicità dell'uomo viene annunciata e perseguita
sulle vie del potere economico e politico, del piacere sessuale a buon
mercato, delle soddisfazioni derivanti dal possesso sempre più esteso.
Sono gli ideali, riconducibili ai tre "P" delle idolatrie
consumistiche: possesso, piacere, potere che la nostra società propone
continuamente. Essa diffonde la convinzione che la felicità dell'uomo
viene dalla utilizzazione di beni sempre più numerosi, dalla acquisizione
di potere sempre maggiore, dalla soddisfazione degli istinti sempre meglio
assecondati. In tale modo vengono diffusi i meccanismi tipici della nostra
società dei consumi. Giovanni Paolo II in una enciclica di carattere
sociale ha osservato che "l'eccessiva disponibilità di ogni tipo di
beni materiali in favore di alcune fasce sociali, ..rende facilmente gli
uomini schiavi del 'possesso' e del godimento immediato, senza altro
orizzonte che la moltiplicazione o la continua sostituzione delle cose,
che già si possiedono, con altre ancora più perfette" . Le nuove
situazioni mettono in moto dinamiche di attesa e quindi rendono facile la
delusione che ne consegue. L'esperienza che tali atteggiamenti provocano
è, infatti, la scoperta della radicale insufficienza delle cose.
"Tutti tocchiamo con mano i tristi effetti di questa cieca
sottomissione al puro consumo: prima di tutto una forma di materialismo
crasso, e al tempo stesso una radicale insoddisfazione, perché si
comprende subito che ...quanto più si possiede tanto più si desidera,
mentre le aspirazioni più profonde restano insoddisfatte e forse anche
soffocate". "Effettivamente oggi si comprende meglio che la pura
accumulazione dei beni e dei servizi, anche a favore della maggioranza,
non basta a realizzare la felicità umana. Né di conseguenza, la
disponibilità dei molteplici benefici reali, apportati negli ultimi tempi
dalla scienza e dalla tecnica, comporta la liberazione da ogni forma di
schiavitù" . Fenomeni sociali estesi come quelli della droga e la
frequenza dei suicidi sempre più frequenti sono collegabili chiaramente a
tale scoperta e quindi alla caduta continua delle speranze alimentate
dalle cose. Gesù aveva espresso questa verità fondamentale con formule
molto chiare: "Anche se uno è nella abbondanza, la sua vita non
dipende dai beni che possiede" (Lc. 12, 15); "Che giova all'uomo
guadagnare il mondo intero se poi perde o rovina se stesso?" (Lc.9,25).
I
progetti assoluti si sono dissolti
Molte
attese dei secoli scorsi avevano come oggetto la casa, il lavoro, il
salario minimo, il cibo per la sussistenza, il divertimento, il piacere
ecc. Queste attese sono state soddisfatte per la parte maggiore della
nostra società, (e per molti aspetti anche più di quello che si poteva
immaginare), ma la soddisfazione non ha spento il bisogno. La tensione
tuttavia è caduta e la speranza si è trovata minata dall'interno: che
cosa puoi aspettare, quando sai che non ci potranno essere risposte
sufficienti? Le speranza di un tempo, oggi non sono più possibili. Questa
condizione è meno ricca di speranze, ma non dobbiamo pensare che sia una
povertà culturale e umana. É anzi un passo avanti straordinario nella
cultura umana. Non è un grande male, anzi è un bene per la società e
per le singole persone, perché è la scoperta dell'insufficienza delle
cose. Può costituire anzi uno straordinario passo avanti nella civiltà
umana se verrà vissuta con atteggiamenti adeguati.
Per molti secoli l'uomo ha coltivato la convinzione che, formulati e
realizzati alcuni progetti sociali, tutti i problemi sarebbero stati
risolti. Si pensava che esistesse la possibilità di progettare in modo
definitivo e perfetto la convivenza umana. Nei secoli scorsi i progetti si
fondavano sulla certezza o della rivelazione divina negli ambienti
religiosi cristiani, o della ragione umana, negli ambienti laici ispirati
dall'illuminismo. Anche i partiti politici si presentavano con progetti
assoluti, con programmi di convivenza sociale che, attuati, avrebbero
risolto per sempre i problemi dell'uomo. Ogni cultura si riteneva la
cultura umana, e gli altri erano stimati esseri subumani o barbari. I
cinesi disprezzavano i vietnamiti; gli inglesi i continentali; gli
spagnoli e i portoghesi si ritennero in diritto di sottomettere i popoli
che abitavano l'America centrale e meridionale in nome di una superiorità
morale, civile e religiosa. I bianchi pensavano che i neri non fossero
uomini, e che quindi potessero essere fatti schiavi e condotti a lavorare
nelle loro aziende agricole come schiavi. I colonizzatori europei
partivano con la convinzione di svolgere un'opera salutare e necessaria.
Ciascuno viveva la propria cultura come la perfezione assoluta, per cui
essa doveva essere imposta agli altri in nome dell'umanità. Il
moltiplicarsi delle denuncie rivela una esigenza reale, cui tutti debbono
cercare risposta. La società dei consumi sviluppa con molta facilità
dinamiche idolatriche appunto perché presenta beni, situazioni, persone
come ragioni adeguate e risposte sufficienti ai desideri vitali e agli
istinti ad essi corrispondenti. Anche in altri secoli queste dinamiche
idolatriche erano frequenti, ma non offrivano le medesime possibilità, né
avevano verifiche così frequenti. Lo sviluppo attuale della scienza e
della tecnica ha reso molto più facile ma anche molto più precario il
soddisfacimento di tutti i desideri istintivi. Lo ha reso più facile con
lo sviluppo tecnico, la vertiginosa facilità di produzione e con la
conseguente offerta sempre più larga di beni. Ma nello stesso tempo lo ha
reso molto più precario perché con l'accelerazione veloce dei processi
storici ha favorito la saturazione dei desideri e ne ha mostrato le
insufficienze. Ora finché non scopriamo il termine reale di ogni speranza
vitale, non siamo in grado di capire la nostra condizione di esseri creati
e di godere pienamente la vita.
La caduta di queste illusioni ha reso più fragili le nuove generazioni,
più incerto il cammino di tutti i popoli. Il dialogo tra le diverse e
culture e religioni è apparso necessario per il proseguimento della
storia umana, ma ha trovato gli uomini impreparati. Mancano le qualità
spirituali necessarie per vivere in modo fruttuoso questa stagione
storica.
Nuove
risorse: rispondere a chi chiede ragione della speranza (1 Pt 3,15)
Eppure,
come spesso è accaduto nella avventura delle nostra specie, le grandi
difficoltà sembrano stimolare immense energie e suscitare risorse
impensabili. Per chi crede in Dio le ragioni della speranza stanno proprio
nelle ricchezze già presenti nella forza creatrice e non ancora espresse
nelle persone. L'accoglienza è la condizione necessaria perché l'azione
creatrice possa esprimersi nella storia. Da sole le creature non hanno
risorse sufficienti, ma quando diventano consapevoli della propria
condizione e si aprono all'azione divina riescono a far fiorire energie
straordinarie. Questo atteggiamento di umiltà, di 'debolezza' e di
precarietà, è oggi indispensabile per vivere bene. Dobbiamo riconoscere
che esso corrisponde alla nostra condizione di creature, incapaci di
ascoltare parole arcane e messaggi divini che non siano stati filtrati
dall'esperienza, dalla cultura e dalla storia. In queste condizioni le
speranze storiche, quando diventano possibili, sono attese a piccolo
cabotaggio, che non hanno l'assolutezza di altri secoli. Questa
acquisizione non è negativa se corrisponde alla verità della nostra
condizione. Ha anzi una portata straordinaria perché consente
un'esistenza umana autentica.
Vi sono numerosi segni che indicano il possibile orientamento positivo del
cammino umano. Essi debbono essere riconosciuti, coltivati e diffusi perché
la speranza possa essere fondata. Ne indico alcuni.
Il primo segno di speranza è la sete di interiorità e la domanda di
spiritualità. La ricerca spirituale è oggi intensificata. La ragione
dell'affannosa ricerca dell'uomo sta nel fatto che egli è realmente
chiamato alla felicità, al benessere, e al dominio delle cose. Questa
chiamata ha riflessi necessari nelle speranze istintive per cui l'uomo è
proteso a raggiungere la massima gioia nella vita. Ma ciò richiede non
solo un correttivo al capitalismo, ma l'uscita definitiva dalla logica
dell'accumulo. Passo che non può essere compiuto senza la riscoperta
della ricchezza interiore delle persone. Di qui la necessità di un grande
rilancio dell'interiorità. L'antropologia materialista si è rivelata
asfittica e succube del demone della "volontà di potenza". Solo
una forte interiorità può aiutare a perseverare nella lotta
controcorrente. Il problema cruciale di fronte al quale l'uomo oggi si
trova è questo: esiste risposta assoluta e definitiva alle attese
storiche dell'uomo o, in alternativa, è possibile vivere accontentandosi
di risposte parziali, provvisorie, tensionali? Alcuni non riescono a
portare questa situazione e crollano. Altri si rifugiano nel
fondamentalismo, che è la nostalgia dei momenti forti della propria
storia. Altri camminano perché continuano a inseguire ragioni illusorie e
altri ancora perché hanno incontrato Dio e vivono una speranza teologale.
Sono modalità diverse di coniugare la speranza vivendo in modo più o
meno perfetto le dinamiche della vita spirituale..
Un secondo dato da sottolineare come segno positivo è la crescente
sensibilità per la giustizia e la pace nel mondo. La partecipazione
commossa e affollatissima alle conferenze/testimonianze al Social Forum di
Porto Allegre nel 2002 e del 2003 ne sono la riprova. .Le folle di giovani
in tripudio dimostrano non solo che il paradosso è possibile, ma che è
un punto forza dell'anima del Movimento. A questo si collega anche la
convergenza di tutte le chiese cristiane in questi ultimi mesi nella
opposizione alla guerra e nella costruzione della pace. L'attività
intensa del Papa ha avuto trovato convergenze e consensi insospettabili.
Un terzo dato positivo è la diffusione della sensibilità planetaria. La
rete di internet può essere considerata un simbolo della comunione che si
stabilisce. Noi oggi non possiamo più avere questa presunzione. Oggi
sappiamo che le conquiste tecniche non possono superare in modo definitivo
le difficoltà della convivenza umana, che la scienza ha dei limiti, che
la tecnica risolvendo un problema ne crea molti altri, che i progetti
politici non possono risolvere definitivamente i problemi sociali.
Un quarto dato positivo è la sensibilità ecologica sempre più diffusa.
I problemi ecologici che hanno fatto crollare le previsioni ottimistiche
dei secoli scorsi sullo sfruttamento delle materie prime e sul benessere
che sarebbe derivato dalla diffusa industrializzazione, hanno suscitato
attenzione sempre più diffusa verso le conseguenze ambientali dell'agire
umano. Noi tutti abbiamo la convinzione che più la storia procede, più i
problemi diventano complessi, e le loro soluzioni provvisorie e parziali.
Ogni generazione deve riprendere da capo molti sentieri e per poter
procedere deve saper impostare in modo nuovo tutti i problemi. Oggi tutti
hanno la certezza che ogni progetto sociale è solo indicazione di un
cammino, tra alcuni anni inadeguato e insufficiente, e che ogni previsione
porta il limite della situazione attuale. Questa acquisizione è positiva
e viene dall'accumulo di esperienze storiche.
La convinzione che non esista una prospettiva assoluta e che ogni punto di
vista ha una sua ragione, rende urgente il dialogo con tutti per un
completamento ed un arricchimento reciproco. La chiesa potrà svolgere il
suo compito solo se però si mostra capace di produrre inedite e originali
forme di mediazione e di dialogo.
Se non scopriamo ragioni profonde di vita, rischiamo di non avere più
nulla da sperare, e, senza speranza la vita per l'uomo perde senso.
Carlo
Molari
Testo integrale tratto dalla rivista “ORE
UNDICI” del mese di aprile 2003 www.oreundici.org