PALESTINA

Doppio nodo

di TOMMASO DI FRANCESCO


Il riesplodere - ma il fuoco non si era mai spento - dell'incendio mediorientale ieri a Gaza, mostra l'indissolubile doppio nodo che lega l'occupazione dei territori autonomi palestinesi ai grandi territori occupati dell'Iraq. Riesplode visibilmente perché in un'azione di guerra contro l'ennesima incursione di carri armati, sono caduti sei militari israeliani oltre ai «soliti» palestinesi - 7, ma i civili gravemente feriti sono molti. Ieri i gruppi dei combattenti palestinesi, Hamas in primo luogo, hanno gridato che è cominciata la vendetta per l'uccisione dei loro leader (Yassin e Rantisi); e le Brigate Al Aqsa - a ricordare la crudezza e la crudeltà dello scontro -, hanno annunciato di essere pronte a trattare per «lo scambio dei resti degli uccisi». Gli elicotteri Apache israeliani hanno bombardato indiscriminatamente, colonne di carri hanno sparato con i cannoni radendo al suolo case, la battaglia, in uno scontro impari, è proceduta porta a porta. E' Falluja? O Falluja è come Jenin? E' George W. Bush che ha imitato Sharon nella guerra preventiva o è il premier israeliano che, già maestro di terrore e torture, ora rincorre l'alleato americano?

E' il Grande Medio Oriente occupato e in preda alla guerra senza quartiere. Dove è giusto interrogarsi: ma quale legittimità residua hanno le Nazioni unite che stanno trattando per l'avvio di un nuovo governo di transizione a Baghdad e per una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza, se confermano per la questione israelo-palestinese la loro impotenza che dura da 37 anni? La domanda è tutt'altro che fuori luogo. Visto che l'inviato dell'Onu in Iraq, Lakhdar Brahimi, ha definito le esecuzioni mirate di Sharon un «veleno micidiale» per tutto il Medio Oriente, ed ha attaccato duramente il riconoscimento che Bush ha fatto del cosiddetto «ritiro» unilaterale da Gaza che di fatto sancisce l'occupazione della Cisgiordania ed esclude da ogni trattativa i palestinesi, fino ad azzerare la leadership dell'Anp. Le Nazioni unite sono profondamente consapevoli che o si avvia subito a dipanare il nodo della Palestina, riaprendo così il decisivo rapporto politico con il mondo arabo, oppure l'Iraq diventa un cappio al collo, adesso delle forze occupanti angloamericane, poi dell'Onu stessa.

E infatti ieri il coordinatore Onu per il Medio Oriente Roed-Larsen ha inaspettatamente alzato la voce contro Sharon: il ritiro unilaterale, quello che il premier israeliano conferma nonostante scalpiti il suo partito Likud, dovrà rispettare i confini del 1967 e verrà considerato come il primo passo della creazione dello Stato palestinese, con l'inizio del ritiro anche dalla Cisgiordania. Solo pochi giorni fa il presidente Bush ha detto che di Stato palestinese non si parlerà neanche nel 2005. Altro che road map e promesse di prima dell'attacco all'Iraq.

 

 testo integrale tratto da "Il Manifesto" - 12 maggio 2004