Al posto della difesa del diritto internazionale l’accento viene messo sul ruolo dell’educazione per evitare i conflitti 


Il Papa: pace, senza critiche agli Usa 

Cambiato il messaggio che Wojtyla rivolgerà al mondo il primo gennaio 

di ORAZIO PETROSILLO 


CITTA’ DEL VATICANO - Per chi conosce la ponderatezza delle manovre vaticane, la sterzata ha del clamoroso. Il messaggio papale per la prossima XXXVII Giornata mondiale della pace (1 gennaio 2004) ha cambiato in extremis radicalmente titolo e sicuramente l’approccio assieme a parte del contenuto. Doveva intitolarsi: «Il diritto internazionale, una via per la pace». Si chiamerà invece: «Un impegno sempre attuale: educare alla pace». E così verrà presentato martedì prossimo in Vaticano ed inviato a tutti i Capi di Stato e di Governo del mondo. Il tema originario, con l’esplicita menzione del diritto internazionale quale fondamento della 
pace, annunciato pubblicamente il 17 luglio scorso, richiamava in tutta evidenza la condanna vaticana della guerra in Iraq, decisa da Bush e Blair, e definita «violazione del diritto internazionale in quanto unilaterale ricorso all’uso della forza». Particolarmente severa fu la 
requisitoria dell’allora ”ministro degli esteri” della Santa Sede, Jean Louis Tauran, il 24 febbraio scorso, quando definì il conflitto deciso unilateralmente da Usa e Gran Bretagna conme «una guerra d’aggressione», un «crimine contro la pace», una violazione dell’art.2 paragrafo 4 della 
Carta delle Nazioni Unite e della Convenzione di Ginevra. E rinfacciava ad Usa ed alleati che «il diritto internazionale non conosce il concetto di "nuovo ordine mondiale”». Con queste premesse, qualsiasi riflessione, anche la più anodina, avrebbe rinfrescato le non lontane condanne e sarebbe stata comunque strumentalizzata politicamente. Com’è tradizione, il testo del messaggio viene elaborato dal dicastero competente, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, alla cui guida dal 1 ottobre 2002 è il cardinale Renato Raffaele Martino, uno dei più espliciti nella condanna della decisione americana di attaccare il pur tirannico regime iracheno di Saddam. Da giorni seguivamo l’iter della bozza. Indubbiamente la stesura aveva passaggi ”pepati”. Le ripuliture del testo operate dalla seconda Sezione della Segreteria di Stato alla cui guida c’è ora Giovanni Lajolo (nella fattispecie più prudente di Tauran) evidentemente non sono state ritenute sufficienti e si è cambiato addirittura il titolo. Martedì prossimo, nella conferenza stampa di  presentazione, il cardinale Martino dichiarerà certamente che il contenuto non è cambiato. E’indubbio che tali messaggi papali hanno un loro stile pedagogico in sintonia con la Giornata mondiale. Quindi si è voluto esorcizzare in via preventiva un dibattito politico-diplomatico sul diritto internazionale, legato non solo alla condanna dell’intervento in Iraq ma anche alla evidente necessità di riformare il funzionamento delle Nazioni Unite (dove Martino è stato osservatore permanente per 16 anni) per ricondurlo nel filone educativo. Finora l’educazione alla pace faceva riferimento alla famiglia e alla scuola, il messaggio sottolineerà che il potenziamento del diritto internazionale e degli organismi che lo tutelano è esso stesso una via pedagogica alla pace. La Santa Sede, e in primo luogo il Papa, non si rimangiano certe le condanne di 10 mesi fa ma ritengono sterile oggi ripeterle. 

 testo integrale tratto da "Il Messaggero" - 13 dicembre 2003

 

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