Nel giorno della memoria

di Don Santino Colosi

Poco più di cento fiaccole avanzano nella notte milazzese del 27 gennaio 2003 per ricordare i sei milioni di ebrei della Shoah, dello sterminio dei lager nazisti. Memoria dell’immane tragedia di un popolo negato nel suo diritto di esistere in quanto “ebreo” di razza e di religione.

Per non dimenticare l’abbrutimento di cui è capace l’uomo con le sue ideologie, con le sue strutture di potere, quando eliminando l’altro uomo uccide in sé stesso la propria umanità. Per affidare, da credente, le vittime ed i carnefici alla misericordia del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, a quel Dio cui si dice che ad Auschwitz non ci fosse. Una luce simbolo che supera ed avvolge le opache esistenze di chi, sfidando il freddo di una notte d’inverno ha deciso  di esserci per lasciarsi interrogare dal dolore, dalla sofferenza indicibile provata da uomini ostaggi, preda, numero e cosa di altri uomini. Un silenzio calato sulla chiacchiera di un’esistenza vissuta banalmente tra mediocrità, intrighi e traffici, in un rumore di fondo che omologa tutto  e lo rende indifferente. Un silenzio che grida dentro il residuo delle coscienze: “Mai più ! Una parola sussurrata: “dov’è tuo fratello?” Appello alla responsabilità della custodia di ogni fratello: tutti, infatti, siamo responsabili della responsabilità di tutti. Un comandamento  scorto sul volto dell’altro: “Tu, non ucciderai”. Norma di vita per spogliarsi quotidianamente della tentazione della violenza e della barbarie, del sopruso e dell’intimidazione, del ricatto e dello sfruttamento del più debole, del diverso da me. Una strada percorsa insieme, giovani e adulti, per testimoniare che il dialogo tra generazioni non solo è possibile, ma è capace di suscitare energie che aspettano di essere valorizzate. Un gesto di pace, di quelli suggeriti da Giovanni Paolo II nel quarantesimo anniversario della “Pacem in Terris”, per costruire  “la casa della pace” nel terzo millennio: nella verità, secondo la giustizia, nella libertà e con amore. Un seme di speranza sparso in un terreno, a prima vista, arido.

 

 testo integrale pubblicato da "la Città di Milazzo" - 31 Gennaio 2003