MISNA
UGANDA  28/2/2004 3:12

GUERRA: NIENTE CHIACCHIERE DA SALOTTO, 

LA GENTE NEL NORD VA DIFESA NON ABBANDONATA

di padre Giulio Albanese

Peace/Justice, Standard

La situazione nel Nord Uganda è disperata e la comunità internazionale non può continuare a temporeggiare. Sono in molti a pensare, nei circoli della società civile, che occorra intervenire, prima che sia troppo tardi, per arginare l’assurda spirale di violenza che insanguina i distretti settentrionali del Paese. Il negoziato di pace in fase di svolgimento nel vicino Sudan, tra il governo di Khartoum e i ribelli dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla) in effetti potrebbe rappresentare l’occasione buona per togliere l’ossigeno a Joseph Kony, il pazzo visionario che continua a terrorizzare le etnie Acholi e Lango con massacri, atrocità e quant’altro. D’altronde, è dal 1994 che questa mente perversa viene foraggiata di armi e munizioni dalle forze armate sudanesi, in funzione anti-ugandese; facendo l’esatto contrario di quello che Kampala ha finora messo in atto, sotto il profilo militare, sostenendo i ribelli dello Spla. Come se non bastasse, i patetici proclami del presidente ugandese, Yoweri Museveni, che sistematicamente annuncia l’imminente crollo dello Lra, non convincono più. Se il suo esercito avesse voluto difendere le popolazioni del Nord Uganda, avrebbe potuto farlo visto e considerato che dispone di uomini e mezzi per combattere con successo in terre straniere come l’ex Zaire. Ma la storia nazionale ugandese è fatta anche di antiche rivalità che vedono il Nord tradizionalmente ostile alla leadership di Museveni. Ed è forse questa la ragione per cui, di questo passo, il ‘termitaio dello Lra’ – per usare una metafora africana - potrebbero pregiudicare il futuro di quei territori che si spingono verso il Sudan, oltre il suggestivo ponte di Karuma. Una cosa è certa: Kony va fermato a tutti i costi attraverso lo sforzo congiunto di Khartoum e Kampala altrimenti questi due governi saranno corresponsabili dei disastri perpetrati dai macellai (‘totong’ in lingua Lango) di Kony. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non può starsene alla finestra come se le flagranti e impunite violazioni dei diritti umani nel Nord Uganda fossero un qualcosa di marginale rispetto ad altre scelte politiche. Lo sforzo negoziale dei leader religiosi nordugandesi, tra cui spicca il coraggiosissimo arcivescovo di Gulu, monsignor John Baptist Odama, va sostenuto dalla comunità internazionale per evitare che una volta assicurato alla giustizia quel bandito di Kony, il movimento dello Lra non continui a compiere disastri. Sappiamo che sono molti i ‘baby-soldier’ che vorrebbero deporre le armi e per questo occorre, sull’esempio della Sierra Leone, creare le premesse per un loro reintegro nella società dopo anni di feroce barbarie. In fondo sono proprio i minori le prime vittime di questa dannata guerra che purtroppo continua a non fare notizia sulle prime pagine della stampa occidentale. Tra parentesi: pare che a Khartoum, Kony abbia aperto un negozio di autoricambi e disponga di non poche case e appartamenti disseminati nella capitale sudanese, come anche nella città di Juba. Questa feroce primula rossa va presa a tutti i costi, altrimenti, come ha dichiarato alla MISNA padre Guido Oliana, superiore dei comboniani in Uganda, “continueranno le chiacchiere da salotto dei benpensanti, infarcite da pietosa retorica, che disgustano chi vive la tragedia nei campi profughi”.(di padre Giulio Albanese)[GA]

 dal sito www.misna.org