MISNA
VATICAN CITY  2/1/2004 0:04
XXXVII GIORNATA DELLA PACE: PAPA, NECESSARIO NUOVO ORDINAMENTO INTERNAZIONALE/ANNUNCIATO APPROFONDIMENTO
Church/Religious Affairs, Standard

(a cura di Pietro Mariano Benni)

“Di fronte alle situazioni di ingiustizia e di violenza che opprimono varie zone del globo, davanti al permanere di conflitti armati spesso dimenticati dall’opinione pubblica, diventa sempre più necessario costruire insieme vie per la pace; diventa perciò indispensabile educare alla pace”. È il forte messaggio lanciato ieri dal Santo Padre, Giovanni Paolo II, durante l’omelia nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 37ma ‘Giornata Mondiale della Pace’. Ricordando ai fedeli, convenuti nella basilica vaticana, che è urgente e necessario “formare le coscienze alla cultura della pace”, il Papa ha ribadito, come già in altre occasioni, la centralità della speranza per vincere lo scoraggiamento, “senza cedere alla tentazione della sfiducia”, anche dove le condizioni appaiono “drammatiche”, come in Terra Santa. Per questo il Pontefice ha stigmatizzato con forza che “sempre più si avverte la necessità di un nuovo ordinamento internazionale, che metta a frutto l’esperienza e i risultati conseguiti in questi anni dall’Organizzazione delle Nazioni Unite”. Un ordinamento che aiuti a costruire “la civiltà dell’amore”, e consenta l’ottenimento di una “pace autentica e duratura”. La solenne eucarestia è stata celebrata dal cardinal Angelo Sodano, segretario di Stato, dal cardinal Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, da monsignor Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, da monsignor Giovanni Lajolo, segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e da monsignor Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Giovanni Paolo II è apparso in buone condizioni, leggendo con voce chiara tutto il testo dell’omelia e assistendo in ginocchio al rito della consacrazione. Nel corso del suo intervento, il Papa ha in sostanza ribadito i contenuti del suo messaggio per la 37ma ‘Giornata Mondiale della Pace’, diffuso dalla sala stampa vaticana lo scorso 16 dicembre: ‘Un impegno sempre attuale: educare alla pace’. Toccante è stato poi il ricordo monsignor Michael Aidan Courtney, “mio rappresentante quale nunzio apostolico in Burundi, tragicamente ucciso qualche giorno fa mentre svolgeva la propria missione a favore del dialogo e della riconciliazione. Preghiamo per lui, auspicando che il suo esempio ed il suo sacrificio portino frutti di pace in Burundi e nel mondo”. Il messaggio di pace è echeggiato anche nelle preghiere dei fedeli, non a caso lette anche nelle varie lingue del mondo, dal russo al swahili, e anche in arabo: “Pace in terra agli uomini che Dio ama”, ha declamato un giovane in arabo, citando il vangelo di Luca. Una preghiera in cui è stato chiesto che i capi delle nazioni “si adoperino per non fare mai appello al diritto della forza quanto piuttosto alla forza del diritto”. Al termine della santa messa, Giovanni Paolo II ha recitato la tradizionale preghiera mariana dell’Angelus e ha poi ricambiato “con profonda gratitudine” gli auguri che, ha detto, “mi ha rivolto ieri sera il Signor Presidente della Repubblica Italiana”. A Ciampi, ha aggiunto, “assicuro la mia preghiera per il suo alto servizio e invoco su di lui e sull’amato popolo italiano pace e prosperità”. Il Papa ha anche salutato i partecipanti alla marcia promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha avuto come tema ‘Pace in tutte le terre’; poi si è rivolto ai giovani dell’Opera Don Orione, come pure alle famiglie del movimento dell’Amore Familiare, che nella notte di Capodanno hanno vegliato pregando per la pace.
Palloncini con la parola “Pace” si sono levati questo pomeriggio nel cielo di Roma, sullo sfondo della cupola di San Pietro, mentre scompariva il sole di un Capodanno quasi primaverile: li avevano liberati bambini cristiani, ebrei e musulmani che il ‘Movimento dell’Amore Familiare’ - dopo aver trascorso la notte in veglia di preghiera in piazza San Pietro - aveva riunito, con i loro genitori, nei giardini di Castel Sant’Angelo vicino a un ulivo simbolo di pace. E’ stata una cerimonia semplice e raccolta, volutamente a pochi passi dal Vaticano, in occasione della 37esima Giornata Mondiale della Pace e del relativo messaggio di Giovanni Paolo II. In mattinata, bandiere con i colori dell’arcobaleno e grandi mappe dei luoghi della Terra segnati dalla guerra e dalla sofferenza avevano caratterizzato la marcia della pace organizzata, con la partecipazione di migliaia di persone, dalla Comunità di Sant’Egidio. Con le manifestazioni “Pace in tutte le terre” allestite in 200 città di 70 Paesi dei diversi continenti, per il secondo anno la Comunità ha voluto esprimere il suo “sostegno alle parole del Papa e alla sua sollecitudine per la pace nel mondo, ancora troppo diviso e segnato da guerre, ingiustizie, povertà e violenze”. La marcia di Roma ha raggiunto piazza San Pietro per l’Angelus, dopo il quale il Papa ha salutato i partecipanti, il Movimento dell’Amore Familiare e i giovani di Don Orione; ricambiati “con profonda gratitudine” gli auguri che il Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi gli aveva rivolto ieri sera nel suo messaggio di fine d’anno, il pontefice ha invocato “su di lui e sull’amato popolo italiano pace e prosperità”. A tutti i fedeli e i pellegrini presenti stamani in Piazza San Pietro, salutati, come è tradizione, anche nelle loro lingue d’origine, prima dell’Angelus, il pontefice aveva anche ricordato che “la pace è anzitutto dono di Dio, ma è anche un progetto alla cui realizzazione ciascuno deve dare il proprio contributo”. Nell’omelia della Messa per la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, da lui stesso presieduta, il Pontefice aveva ricordato il tema del messaggio per l’odierna giornata – Un impegno sempre attuale: educare alla pace – ed aveva ribadito che “poiché la pace è possibile, essa è doverosa”, aggiungendo: ”Di fronte alle situazioni di ingiustizia e di violenza che opprimono varie zone del globo, davanti al permanere di conflitti armati spesso dimenticati dall’opinione pubblica, diventa sempre più necessario costruire insieme vie per la pace; diventa perciò indispensabile educare alla pace”. Ricordando il nunzio apostolico ucciso in Burundi, Giovanni Paolo ha detto: “Del 'Vangelo della pace' era testimone anche monsignor Michael Aidan Courtney, mio rappresentante quale Nunzio Apostolico in Burundi, tragicamente ucciso qualche giorno fa mentre svolgeva la propria missione a favore del dialogo e della riconciliazione. Preghiamo per lui, auspicando che il suo esempio ed il suo sacrificio portino frutti di pace in Burundi e nel mondo.” Nell’omelia, il Papa è tornato anche sul tema del Medio Oriente: “La Terra in cui nacque Gesù continua, purtroppo, a vivere in condizioni drammatiche. Anche in altre parti del mondo non si spengono i focolai di violenza e i conflitti. Occorre però perseverare senza cedere alla tentazione della sfiducia. E’ necessario uno sforzo da parte di tutti, perché siano rispettati i diritti fondamentali delle persone attraverso una costante educazione alla legalità. A tal fine, bisogna adoperarsi per superare "la logica della semplice giustizia" e "aprirsi anche a quella del perdono". Infatti "non c'è pace senza perdono!"

Riferendosi al più vasto contesto mondiale, Giovanni Paolo II ha sottolineato: “Sempre più si avverte la necessità di un nuovo ordinamento internazionale, che metta a frutto l’esperienza e i risultati conseguiti in questi anni dall’Organizzazione delle Nazioni Unite; un ordinamento che sia capace di dare ai problemi di oggi soluzioni adeguate, fondate sulla dignità della persona umana, su uno sviluppo integrale della società, sulla solidarietà fra Paesi ricchi e Paesi poveri, sulla condivisione delle risorse e degli straordinari risultati del progresso scientifico e tecnico.” Tra le frasi conclusive dell’omelia, c’è infine la seguente: “Soltanto un’umanità in cui vinca l’amore sarà in grado di godere di una pace autentica e duratura”. Sul tema della giornata si è espresso anche l’arcivescovo di Perugia, monsignor Giuseppe Chiaretti nel suo saluto di inizio d’anno alla comunità diocesana riferito dall’Agenzia Nazionale di Stampa Associata (Ansa): “La pace, se la vogliamo davvero, non cammina 'sulla punta delle baionette', come qualcuno ha voluto dire, ma sui quattro ineliminabili pilastri della giustizia, della verità, della libertà, della solidarietà. Altrimenti non e' la pace dei vivi ma quella dei cimiteri". Monsignor Chiaretti, ricordando che ormai tutti riconoscono nel Papa 'il grande campione della pace', ha poi detto: "Siamo tutti responsabili di questa pace e urge percio' una seria educazione ad essa, che dall' opinione pubblica giunga fino alla stanza dei bottoni, quelli economico-finanziari e quelli politici, dove sono in pochi a ritenersi arbitri dei destini del mondo. Assistiamo, peraltro, a questa palese discrasia: laddove i poveri e la gente comune possono esprimersi in libertà essi gridano la pace, ma nessuno prende sul serio questo grido perché si pensa che certe decisioni sono soltanto di pochi eletti. E così la gente comune va a fare la guerra per tutelare interessi altrui". Sulla difficile situazione mediorientale, in una dichiarazione al Sir (Servizio informazioni religiose), padre Giovanni Battistelli, custode di Terra Santa, aveva affermato: “Questa Terra ha bisogno di serenità e di pace. Chi ne ha in mano le sorti trovi i mezzi pratici per superare le difficoltà. Il muro di separazione, gli omicidi mirati, gli attacchi terroristici e scontri vari non servono a questa Terra. Il 2003 ci lascia una lunga scia di sangue ma anche le parole piene di speranza del Papa che non dimentica le sofferenze dei popoli che qui vivono". Tra le dichiarazioni e le diverse iniziative collegate alla Giornata della pace merita una citazione anche un 'Capodanno alternativo' vissuto a Termoli con una manifestazione organizzata dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), da Pax Christi e dalla Caritas Italiana e una marcia a cui hanno partecipato quattromila persone. E' stata scelta la diocesi di Termoli-Larino, per esprimere solidarieta' alle popolazioni colpite dal sisma del 31 ottobre 2002, in cui persero la vita 28 bambini e una maestra di una scuola scuola di San Giuliano di Puglia (Campobasso). Anziché brindisi e cenoni, sono stati il digiuno e la rinuncia a segnare la fine del 2003 e l’inizio del 2004, dando vita a un momento di riflessione anche su quel primato del diritto internazionale invocato nel messaggio di Giovanni Paolo II. Nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Termoli si è parlato anche di Iraq. Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, ha affermato: "La forza da sola si tramuta sempre in debolezza, anche se in apparenza sembra prevalere, come è successo in Iraq: la violenza in essa implicita non manca mai di venire allo scoperto". Della situazione irachena ha parlato anche monsignor Ishlemon Warduni, vescovo
ausiliare della Chiesa cattolica caldea di Bagdad, dicendo: "Siamo stanchi di guerra.La guerra ha provocato tanti danni, morali e materiali ed anche malattie causate dall'uso di uranio impoverito".

                                                      (a cura di Pietro Mariano Benni)

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