MISNA
VATICAN CITY  24/3/2003 7:17

"IL DONO DELLA PACE": INVOCAZIONE DEL PAPA ALLA MADONNA

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“Il dono della pace”: nessuno aveva mai pronunciato queste semplici parole conferendo loro tanta forza quanto quella che si è percepita ieri nella voce di papa Giovanni Paolo II. Prima dell’Angelus, il pontefice ha semplicemente detto: “Ci rivolgiamo ora a Maria Santissima, che i nuovi Beati hanno amato e venerato con speciale devozione. Da Lei imploriamo, soprattutto in questo momento, il dono della pace. A Lei affidiamo, in particolare, le vittime di queste ore di guerra ed i familiari che sono nella sofferenza. Ad essi mi sento spiritualmente vicino con l’affetto e con la preghiera.” Al quarto giorno di guerra, che quando il Papa ha parlato doveva ancora dispiegare il peggio della sua durezza, è bastata questa breve invocazione alla Madonna per ravvivare nel cuore di tutti gli uomini di buona volontà quell’anelito che le cronache belliche di questi giorni avevano in qualche caso mortificato. Il tono della voce, il modo in cui “il dono della pace” è stato scandito, le pause da cui è stato accompagnato, hanno restituito, a chi ha voluto e saputo ascoltare, tutto il valore primigenio che quelle parole possono ancora avere. Dicendosi vicino con l’affetto e con la preghiera alle vittime della guerra e ai loro familiari, Giovanni Paolo II è riuscito anche a rimettere l’essere umano al centro del dramma che tutti stiano vivendo soprattutto in una rumorosa e a volte volgare spettacolarizzazione in cui il dolore dell’uomo viene ricacciato sullo sfondo, totalmente nascosto o addirittura dimenticato. L’invocazione a Maria e al suo dono di pace è rimbalzata più volte durante tutto il giorno sugli schermi televisivi dopo essere stata subito accolta, come hanno dimostrato alcune interviste trasmesse da un programma televisivo della tarda serata, da coloro che ieri mattina erano in piazza San Pietro, inclusi fedeli provenienti da diversi Paesi. Il dono della pace: due piccole immense parole su cui riflettere non soltanto la domenica e non solo in termini di preghiera. Molti sono spesso pronti a offrire doni o almeno a parlarne. E quando vengono proposti o fatti, sono spesso doni finti, falsi o anche avvelenati. Tra i politici, per esempio, è prassi molto diffusa. Quasi tutti, inclusi i peggiori “bellicisti”, si riempiono poi la bocca, soprattutto in televisione, con la parola “pace”, trasformandola a volte in una pleonastica ovvietà se non addirittura in una profanità, un espressione paradossalmente blasfema. Il modo in cui ieri il pontefice ha pronunciato quelle due parole ha fatto pacatamente giustizia di ogni loro uso improprio, presente, passato o futuro.

di Mariano Benni


 dal sito www.misna.org