FONTE: MISNA
AFRICA  14/7/2003 0:02

CONCLUSO IL VIAGGIO DEL PRESIDENTE BUSH, LUCI E OMBRE

Politics/Economy, Standard

Il presidente Usa George W. Bush ha concluso la sua missione di sei giorni in cinque Paesi africani. L'aereo presidenziale è atterrato sabato sera (domenica mattina in Europa) alla base aerea Andrews, nel Maryland, proveniente da Abuja, capitale della Nigeria, ultima tappa di un tour che ha portato il numero uno della Casa Bianca anche in Senegal, Sudafrica, Botswana e Uganda. Nel corso del suo primo viaggio in Africa, temi centrali dei colloqui sono stati la lotta all'Aids, il mantenimento della pace nel continente, lo sviluppo economico e la lotta al terrorismo. Nonostante le polemiche della vigilia, la stampa americana ha sottolineato che il presidente Usa è stato accolto con grande calore durante il suo viaggio africano. Bush, che prima di essere eletto aveva dichiarato che l'Africa non rientrava “negli interessi strategici” americani, sarebbe infatti riuscito a convincere molti africani delle sue buone intenzioni. In particolare avrebbe riscosso simpatie tra gli elettori ‘afro’ negli Usa che potrebbero appoggiarlo nella riconferma alla Casa Bianca. Evitando di proposito gli argomenti spinosi come il protezionismo commerciale Usa e i sussidi all'agricoltura, e sottolineando invece il suo impegno concreto nella lotta contro l'Aids, con la promessa di 15 miliardi di dollari in cinque anni, Bush avrebbe addirittura fatto meglio, per certi opinionisti repubblicani, del suo predecessore alla Casa Bianca, il democratico Bill Clinton che visitò l’Africa ben due volte. Diverso il parere della stampa africana che, la scorsa settimana, in più circostanze, ha criticano la politica bilaterale di Washington contrapposta al rapporto multilaterale della Commissione europea. Il fatto che Bush abbia disertato il summit dell’Unione africana (Ua) in corso a Maputo, malgrado fosse a Pretoria, 40 minuti di aereo dalla capitale mozambicana, la dice lunga. “Vuole trattare direttamente con i singoli stati africani – ha scritto un editorialista nigeriano – seguendo lo spirito politico dell’Antica Roma che governava il mondo applicando l’assioma ‘divide et impera’.” A questo riguardo è emblematico il fatto che Washington stia dando del filo da torcere ai Paesi africani che non intendono esentare, rifiutando di stipulare un’intesa bilaterale ad hoc con gli Stati Uniti, i militari americani da eventuali processi celebrati dinanzi alla futura Corte penale internazionale (Cpi) dell’Onu, istituita per punire i crimini di guerra. Oggi il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan sarà ricevuto alla Casa Bianca, dopo sette mesi di silenzi e veleni. A dividere Bush e Annan è stata la determinazione del presidente Usa di usare la forza per disarmare l'Iraq anche senza l'autorizzazione dell'Onu. Adesso, i due devono confrontarsi anche sulle crisi africane, oltre che sulle prospettive di pace in Medio Oriente e sulle spinose situazioni in Iraq e Afghanistan. In Liberia, il problema dell'uscita di scena del presidente Charles Taylor, che era in sospeso prima della missione di Bush in Africa, continua a condizionare l'attesa di una decisione sull'invio di una forza di pace Usa a Monrovia e dintorni. In effetti è difficile comprendere perché Bush continui a temporeggiare, lasciando il Paese africano in balia della violenza. Nelle ultime settimane, i ribelli e le forze fedeli a Taylor hanno combattuto nelle strade della capitale liberiana costringendo centinaia di migliaia di civili alla fuga. Per questo sempre più voci si sono levate per chiedere agli Stati Uniti di intervenire in un Paese, fondato da ex schiavi ‘afroamericani’. [CO]

 dal sito www.misna.it