MISNA
AFRICA  22/1/2004 12:38

PENSIERI SPARSI SULLA TRAGEDIA DEI ‘BAMBINI SOLDATO’

di Padre Giulio AlBANESE

Peace/Justice, Standard

Incontrai ‘Super Soldier’ a Kambia, in Sierra Leone, nel 2000. Originario di Port Loko, aveva 13 anni ed era stato costretto ad imbracciare il fucile quattro anni prima. Quando fu sequestrato dai ribelli del Fronte unito rivoluzionario (Ruf), qualcuno ebbe l’ardire di raccontargli che avrebbe dovuto combattere per il bene dei suoi genitori. Peccato che furono proprio quei sanguinari aguzzini a massacrare l’intera sua famiglia. ‘Super Soldier’ trovava il coraggio per uccidere fumando qualche sigaretta di jamba, un’erba micidiale, di quelle che bruciano il cervello. Nel ’98 aveva tentato di fuggire ma fu catturato nuovamente dai ribelli due giorni dopo. Per punizione gli furono impressi a fuoco sul petto i caratteri del ‘Ruf’. Non so che fine abbia fatto ‘Super Soldier’ ora che nel suo Paese è scoppiata la pace, ma temo che non se la passi bene considerando la miseria in cui versa la Sierra Leone. Mi diceva sempre che voleva studiare per fare il dottore e curare la gente. Pensando a lui, mi viene istintivamente alla mente anche la storia di ‘Super Boy’, un altro soldatino di quella banda criminale che controllava i centri diamantiferi dell’ex protettorato britannico. Aveva meno di dieci anni, era minuto e indossava fieramente una ‘Beretta calibro 9’ che, nascosta sotto l’ascella e stretta alla cinta, scendeva quasi al ginocchio. L'arruolamento forzato di minori nelle milizie impegnate a combattere le decine e decine di conflitti che insanguinano il nostro povero mondo è stato denunciato in occasione del recente dibattito del Consiglio di Sicurezza dell'Onu su bambini e conflitti armati. Un rapporto del Segretario generale Kofi Annan, come riferisce un corsivo di Pierluigi Natalia nell’edizione odierna dell’Osservatore Romano’, individua diciotto Paesi e "contesti" in Africa, in Asia, in America Latina e in Medio Oriente in cui le questioni legate all'uso dei bambini soldato costituiscono parte rilevante degli abusi dei diritti umani commessi durante i conflitti armati o nei periodi successivi. Stando ai dati forniti dalla coalizione ‘Stop all’uso dei bambini soldato’, sono più di 300mila i minori di 18 anni attualmente impegnati in conflitti nel mondo. Centinaia di migliaia hanno combattuto nell'ultimo decennio, alcuni negli eserciti governativi, altri nelle armate di opposizione. La maggioranza di questi hanno da 15 a 18 anni ma ci sono reclute anche di 10 anni e la tendenza che si nota è verso un abbassamento dell'età. Decine di migliaia corrono ancora il rischio di diventare soldati. "Questo fenomeno è stato una caratteristica tanto delle guerre già in corso quanto di quelle scoppiate negli ultimi dodici mesi", si legge in un documento di cinquanta pagine reso pubblico in occasione del dibattito all'Onu dalla coalizione, della quale fanno parte, tra le altre, Organizzazioni non governative (Ong) come Amnesty International, Human Rights Watch, Jesuit Refugee Service, Terre des Hommes. Il documento stilato dalle organizzazioni umanitarie accusa i governi e i gruppi armati che hanno arruolato bambini soldato e chiede l’intervento del Consiglio di Sicurezza. Colombia, Costa d'Avorio, Liberia, Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka e Uganda sono alcuni dei Paesi segnati da questa piaga del Terzo Millennio. Una piaga che non può suscitare semplice commozione ma che dovrebbe mobilitare le libere coscienze come ha ben ricordato l’amico Luciano Bertozzi nel corso della presentazione, avvenuta ieri, del suo libro, ‘I Bambini Soldato’ edito dall’Emi di Bologna. Una lettura che raccomando a tutti i nostri lettori in una stagione, la nostra, dove la disinformazione spesso sembra farla da padrona. (di padre Giulio Albanese)
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 dal sito www.misna.org