MILANO:
GLI
“INVINCIBILI” DI ERRI DE LUCA
ALLA
‘CATTEDRA DEL DIALOGO’
Diritti
Umani, Standard
“Oggi
gli invincibili sono i migranti, perchè nessuno può
fermare chi viaggia a piedi. Come Chisciotte, che piglia
batoste ma si rialza e riparte. I migranti partono su
qualsiasi imbarcazione, da qualsiasi sponda. A differenza
dei 30 milioni di emigrati italiani che avevano almeno un
luogo di sbarco o un punto d’arrivo, loro compiono un
viaggio di sola andata. Senza biglietto di ritorno”. Erri
De Luca – parlando con la MISNA - soppesa le parole, le
scolpisce con la voce, proprio come quando scrive.
L’immagine degli ‘invincibili’ presa a prestito da
Cervantes ritorna in poche ore in una sera già afosa di
Milano: dapprima mentre parla d’immigrati a un incontro
con lo scrittore eritreo Hamid Barole Abdu. E poi di fronte
ai quasi 500 che gremiscono l’auditorium del Centro
culturale San Fedele per la nuova edizione della ‘Cattedra
del dialogo’, promossa dall’ufficio ecumenismo
dell’Arcidiocesi di Milano. Di fronte all’interrogativo
“Un Dio sconfitto?” - tema dei tre incontri – De Luca
è netto: “Questo titolo è un artificio retorico, perchè
la divinità ha conquistato il diritto a essere
inestirpabile” dice alla MISNA a margine del suo
intervento. Quella divinità monoteista – aggiunge poi
davanti al pubblico – si merita il titolo di invincibile
come Chisciotte”. Un Dio “ultimo arrivato” nel
Mediterraneo, quello stesso mare che oggi inghiotte le
barche dei migranti e – quando a bordo muore un bimbo
–“avvolge in un rotolo di schiuma la foglia caduta
dall’albero degli uomini” scrive De Luca. Quel mare,
insiste parlando alla ‘Cattedra del dialogo’, “era il
più grande concentrato di divinità, devozioni, culti e
altari di tutta l’antichità, dove una divinità ultima
arrivata riesce ad abrogare tutte quelle precedenti
appellandosi al più forte sentimento scatenabile
nell’essere umano, l’amore”. Parole che si fermano a
mezz’aria sotto le volte scarne di cemento del ‘San
Fedele’, spazio di silenzio tra i rumori della Milano
rimasta ormai solo da sorseggiare e gli eccessi del
Quadrilatero della moda a due passi da qui. Occorre forse
“scartare” dalla domanda della sconfitta di Dio,
riflette l’altra voce di questo dialogo con Erri de Luca,
Gabriella Caramore – curatrice e conduttrice del programma
radiofonico di cultura religiosa – “e cercare di
spalancare gli occhi sui volti nei quali Dio si nasconde: i
vinti, i diseredati, gli oppressi, chi patisce
ingiustizia”. In continuità con la ‘Cattedra dei non
credenti’ istituita vent’anni fa dal cardinale Carlo
Maria Martini, allora arcivescovo di Milano, questa
‘Cattedra del Dialogo’ – dopo l’edizione dell’anno
scorso dedicata alle diverse tradizioni religiose –
quest’anno si concentra “su un grande punto di
domanda” come ricorda il coordinatore don Giuseppe Grampa.
Dietro il titolo ‘La sconfitta di Dio?’ si cela un
richiamo al pensiero - e persino un esplicito riferimento a
un suo libro - del biblista e teologo ‘scomodo’ Sergio
Quinzio, ricordato a dieci anni dalla sua scomparsa. “Un
credente che ha perseguitato la divinità con le sue
domande” lo ricorda Erri De Luca, parangonandolo alla
‘voce di uno che grida: nel deserto...” descritta da
Isaia nell’Antico Testamento. La consuetudine con le
Scritture – come per Quinzio – è una frequentazione
quotidiana anche per lo scrittore napoletano, che ne ha
tradotti diversi libri in questi anni da autodidatta:
“Quel deserto di Isaia - conclude De Luca richiamando il
testo in ebraico – ci indica che la fede non è ‘residenza’,
ma un foglio di via per avviarsi proprio nel deserto”.
Ritorna la metafora degli immigrati, che con quel foglio di
via a volte sono rispediti verso i deserti attraversati
prima di approdare sull’orlo del Mediterraneo.
(di
Emiliano Bos)
[CO]