ITALIA   8/5/2007   22.07

MILANO: 

GLI “INVINCIBILI” DI ERRI DE LUCA 

ALLA ‘CATTEDRA DEL DIALOGO’

Diritti Umani, Standard

“Oggi gli invincibili sono i migranti, perchè nessuno può fermare chi viaggia a piedi. Come Chisciotte, che piglia batoste ma si rialza e riparte. I migranti partono su qualsiasi imbarcazione, da qualsiasi sponda. A differenza dei 30 milioni di emigrati italiani che avevano almeno un luogo di sbarco o un punto d’arrivo, loro compiono un viaggio di sola andata. Senza biglietto di ritorno”. Erri De Luca – parlando con la MISNA - soppesa le parole, le scolpisce con la voce, proprio come quando scrive. L’immagine degli ‘invincibili’ presa a prestito da Cervantes ritorna in poche ore in una sera già afosa di Milano: dapprima mentre parla d’immigrati a un incontro con lo scrittore eritreo Hamid Barole Abdu. E poi di fronte ai quasi 500 che gremiscono l’auditorium del Centro culturale San Fedele per la nuova edizione della ‘Cattedra del dialogo’, promossa dall’ufficio ecumenismo dell’Arcidiocesi di Milano. Di fronte all’interrogativo “Un Dio sconfitto?” - tema dei tre incontri – De Luca è netto: “Questo titolo è un artificio retorico, perchè la divinità ha conquistato il diritto a essere inestirpabile” dice alla MISNA a margine del suo intervento. Quella divinità monoteista – aggiunge poi davanti al pubblico – si merita il titolo di invincibile come Chisciotte”. Un Dio “ultimo arrivato” nel Mediterraneo, quello stesso mare che oggi inghiotte le barche dei migranti e – quando a bordo muore un bimbo –“avvolge in un rotolo di schiuma la foglia caduta dall’albero degli uomini” scrive De Luca. Quel mare, insiste parlando alla ‘Cattedra del dialogo’, “era il più grande concentrato di divinità, devozioni, culti e altari di tutta l’antichità, dove una divinità ultima arrivata riesce ad abrogare tutte quelle precedenti appellandosi al più forte sentimento scatenabile nell’essere umano, l’amore”. Parole che si fermano a mezz’aria sotto le volte scarne di cemento del ‘San Fedele’, spazio di silenzio tra i rumori della Milano rimasta ormai solo da sorseggiare e gli eccessi del Quadrilatero della moda a due passi da qui. Occorre forse “scartare” dalla domanda della sconfitta di Dio, riflette l’altra voce di questo dialogo con Erri de Luca, Gabriella Caramore – curatrice e conduttrice del programma radiofonico di cultura religiosa – “e cercare di spalancare gli occhi sui volti nei quali Dio si nasconde: i vinti, i diseredati, gli oppressi, chi patisce ingiustizia”. In continuità con la ‘Cattedra dei non credenti’ istituita vent’anni fa dal cardinale Carlo Maria Martini, allora arcivescovo di Milano, questa ‘Cattedra del Dialogo’ – dopo l’edizione dell’anno scorso dedicata alle diverse tradizioni religiose – quest’anno si concentra “su un grande punto di domanda” come ricorda il coordinatore don Giuseppe Grampa. Dietro il titolo ‘La sconfitta di Dio?’ si cela un richiamo al pensiero - e persino un esplicito riferimento a un suo libro - del biblista e teologo ‘scomodo’ Sergio Quinzio, ricordato a dieci anni dalla sua scomparsa. “Un credente che ha perseguitato la divinità con le sue domande” lo ricorda Erri De Luca, parangonandolo alla ‘voce di uno che grida: nel deserto...” descritta da Isaia nell’Antico Testamento. La consuetudine con le Scritture – come per Quinzio – è una frequentazione quotidiana anche per lo scrittore napoletano, che ne ha tradotti diversi libri in questi anni da autodidatta: “Quel deserto di Isaia - conclude De Luca richiamando il testo in ebraico – ci indica che la fede non è ‘residenza’, ma un foglio di via per avviarsi proprio nel deserto”. Ritorna la metafora degli immigrati, che con quel foglio di via a volte sono rispediti verso i deserti attraversati prima di approdare sull’orlo del Mediterraneo. 

(di Emiliano Bos)
[CO]

 dal sito www.misna.org