Il
segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan continua
a ricordare al mondo il prezzo pagato dai civili iracheni
coinvolti, loro malgrado, in un conflitto di cui sono le
prime vittime. In un'improvvisata conferenza stampa tenuta
nel pomeriggio nei corridoi del Palazzo di Vetro di New
York, Annan ha chiesto alle parti coinvolte di rispettare i
civili. Nel suo intervento Annan ha fatto riferimento alle
notizie, circolate già in mattinata, sul bombardamento di
un mercato a Baghdad in cui ci sarebbero state vittime
civili, "molte" secondo le informazioni diffuse
dagli iracheni, una quindicina stando alle corrispondenze di
alcuni giornalisti occidentali tra cui l'inviata del Tg3
Giovanna Botteri. Proprio le tragiche condizioni in cui si
trovano i civili iracheni e le modalità per aiutarli sono
al centro di un vertice speciale in corso a New York al
quale partecipano tutti i responsabili delle agenzie
umanitarie targate Onu. La "crisi umanitaria" che
si sta rapidamente sviluppando a causa della guerra in corso
in Iraq, già evidente dopo questi primi giorni di ostilità,
rischia, infatti, di restare sempre più in secondo piano
rispetto alle operazioni belliche, a quel che accade nei
salotti diplomatici e nelle cronache, nelle analisi e nei
commenti che ne forniscono i mezzi di informazione di tutto
il mondo. A richiamare l’attenzione del mondo sul prezzo
pagato dai civili iracheni per questo conflitto Anna ci
aveva già pensato pensato nei giorni scorsi quando fu tra i
primi a definire “gravissime” le condizioni in cui versa
la seconda città del Paese: Bassora. I raid aerei, la
guerriglia combattuta strada per strada dai fedelissimi del
Raìs e la presunta sollevazione popolare di ieri hanno
fatto perdere di vista il fatto che la gente di Bassora è
costretta da venerdì scorso a vivere senza energia
elettrica e con pochissima acqua. Sono condizioni di vita
difficili ovunque, rese ancor più gravi se si considera che
il termometro in questi giorni nella zona di Bassora ha
toccato i 40 centigradi. L’Unicef (il fondo per
l’infanzia delle Nazioni Unite) ha ammonito che in città
almeno 100mila bambini rischiano la vita per le possibili
epidemie che in condizioni igienico- sanitarie così
precarie rischiano di diffondersi molto velocemente. La
Croce Rossa è riuscita a portare a termine un’operazione
che ha permesso di riparare il principale impianto di
purificazione di acqua che rifornisce Bassora, ma la
garantisce solo al 40/50 per cento della popolazione.
Il
portavoce delle Nazioni Unite Fred Eckard, intanto ha fatto
sapere che oltre 300mila persone hanno abbandonato le
proprie case nel nord dell’Iraq. Centinaia di migliaia di
sfollati che finora erano completamente assenti dai bilanci
di questo conflitto. Soltanto ieri l’Alto Commissariato
per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur) aveva diffuso un
comunicato stampa nel quale riferiva che appena una ventina
di profughi iracheni aveva varcato le frontiere cercando
rifugio nei Paesi circostanti. Mentre l’Acnur attende i
profughi nei numerosi campi allestiti oltre frontiera, la
nuova ondata di centinaia di migliaia di persone avrebbe
trovato temporanei rifugi di fortuna nelle zone rurali
settentrionali del Paese, anche presso familiari, amici e
conoscenti, come ha riferito Eckard. La situazione è molto
difficile anche a sud. Nelle acque a largo del porto di Umm
Qasr, che sembrava essere stato espugnato e messo in
sicurezza dalle forze angloamericane già a poche ore
dall’avvio dell’attacco di terra, staziona una nave
carica di aiuti umanitari che non riesce ad attraccare dal
momento che lo scalo deve ancora essere sminato. L'arrivo è
previsto, come ha dichiarato il responsabile sul posto dei
reparti britannici alla 'Cnn', "in the near
future", in un "futuro prossimo. A rendere ancora
più difficile la gestione della crisi umanitaria si
inserisce poi la diatriba politico-diplomatica che ha
preceduto l’attacco in Iraq e che continua a dividere il
Consiglio di Sicurezza dell’Onu. I quindici membri
dell’organo del Palazzo di Vetro non sono riusciti a
trovare un accordo per far ripartire il piano ‘petrolio in
cambio di cibo’, che ha garantito finora la sopravvivenza
del 60 per cento della popolazione irachena. Il piano era
stato bloccato da Annan alla vigilia del conflitto, ma lo
stesso segretario generale aveva chiesto nei giorni scorsi
di farlo ripartire. Un nuovo piano è stato presentato da
americani e inglesi dopo aver apportato alcune modifiche a
quello precedente. Francia, Russia, Cina e Siria (i quattro
Paesi che siedono nel Consiglio e che fino all’ultimo si
sono opposti all’uso della forza contro il regime di
Saddam Hussein) hanno bloccato il varo delle modifiche perché
potrebbero essere interpretate come un’implicita
benedizione ad un cambio di regime a Baghdad. Secondo un
diplomatico citato dall’agenzia di stampa italiana
‘Ansa’ questi Paesi non intendono avallare un fatto
compiuto e “vogliono dare fastidio agli americani”.
“Gli Stati Uniti stanno pagando il prezzo dell’aver
ignorato il Consiglio di Sicurezza”, sostiene la fonte
anonima dell’Ansa. Un prezzo condiviso, loro malgrado,
anche dai civili iracheni, come hanno sottolineato le tante
agenzie umanitarie dell’Onu e le organizzazioni non
governative ancora attive in Iraq nonostante il conflitto.
Proprio per questo, in cima alle priorità di Annan si
trovano proprio le modalità di gestione della crisi
umanitaria irachena, di cui domani il segretario generale
discuterà durante un vertice al quale parteciperanno tutti
i responsabili delle agenzie umanitarie targate Onu.
di
Massimo Zaurrini