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IRAQ 18/3/2003 12:00 |
BUSH
IN GUERRA SENZA L’ONU, NON RESTA CHE PREGARE E FARE PENITENZA |
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Politics/Economy, Standard |
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Questa
notte ho seguito in diretta su Cnn l’atteso discorso del
presidente Usa George W. Bush. Devo ammettere che sono rimasto
scioccato dalle sue parole. È riuscito addirittura a formulare
una patetica raccomandazione agli iracheni: “non incendiate i
pozzi di petrolio”. Ben inteso, quelli servono al petroliere
texano e al suo entourage che oggi è alla testa della ‘Super
Potenza’. Tutti sanno che anche il suo vice, Dick Cheney, e la
stessa ‘consigliera di ferro’, Condoleezza Rice, hanno a che
fare col ‘business’ dell’oro nero. Di fronte a questo
scenario, come credenti, non possiamo fare a meno di esprimere la
nostra indignazione. In questi mesi, sulle pagine Web della nostra
agenzia d’informazione missionaria, abbiamo sempre mantenuto una
linea editoriale decisamente contraria all’opzione bellica e non
possiamo, in queste drammatiche ore, gettare la spugna. Ben
inteso, anche di fronte al ‘dictat’ del ‘Poliziotto del
Mondo’ che in nome del dio denaro è pronto a scatenare una
guerra per difendere - dice lui - il suo Paese, mandando in
frantumi il Palazzo di Vetro. È vero, il tempo della diplomazia
è stato cinicamente bruciato e tra poco scatterà quello delle
presunte ‘bombe intelligenti’. Gli ispettori dell’Onu hanno
fatto le valigie per cedere il posto ai crociati del Terzo
Millennio. L’amarezza regna sovrana dappertutto nella
consapevolezza che quella messa a punto dalla Casa Bianca è una
strategia che va deliberatamente contro la Carta dell'Onu e il
diritto internazionale, trattandosi di un attacco unilaterale
contro un Paese sovrano e un popolo già tanto martoriato da un
feroce e decennale embargo. Mister Bush, ha concluso il suo
sermone invocando la benedizione dell’Onnipotente: “May God
bless America”. Ma a quale divinità si è rivolto? A quella
delle banconote emesse dalla Federal Reserve? Se così fosse non
ha sbagliato. Anche perché il vero Dio, quello di cui parlano i
Vangeli, non può essere d’accordo con il governo di Washington
in simili circostanze: nominare il nome di Dio invano appare a dir
poco blasfemo. Per carità, non siamo qui a fare il tifo per il
tiranno di Baghdad. Saddam Hussein è un criminale e lo abbiamo
detto e stradetto in più occasioni. Ma di personaggi come lui il
mondo è pieno e non si puniscono facendo ‘tabula rasa’ di un
Paese come se i civili fossero carne da macello. Non resta che
pregare e fare penitenza, facendo tesoro delle raccomandazioni
enunciate sapientemente, domenica scorsa durante l’Angelus, dal
Pontefice.
(di
Giulio Albanese)
[GA]
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