MISNA
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IRAQ 1/4/2003 3:29
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GUARDIAMOCI
ALLO SPECCHIO: MA CHI VUOLE FARE LA GUERRA?
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Peace/Justice, Standard
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Non
avrei mai pensato che nel 2003 avremmo rischiato tutti così
grosso. Dalla fine della seconda Guerra Mondiale, infatti, era
maturata in Europa la convinzione che vi fosse un’incompatibilità
tra i cittadini dell’Unione e il ricorso alle armi.
D’altronde, i macelli del nazismo avevano messo a ferro e fuoco
un intero continente e gli europei davano l’impressione di voler
essere per vocazione ‘militesenti’. Devo dire che questa
convinzione in effetti era stata già per ben due volte messa in
discussione: durante la prima Guerra del Golfo (1991) e in
occasione della crisi Bosniaca (1999). Oggi però la situazione è
precipitata con la decisione del governo di Washington di
trascinarsi dietro, nella folle crociata contro il regime di
Baghdad, non pochi alleati europei, Regno Unito in testa. Vorrei a
questo punto porre una domanda ai nostri lettori invitandoli a
mettersi una mano sulla coscienza, siano essi di destra o di
sinistra, reazionari o progressisti. Ma voi sareste disposti a
morire per la patria o per l’Occidente, per la democrazia o i
diritti umani e le patrie altrui? Per carità, non voglio sfottere
nessuno, ma guardarsi allo specchio e rispondere ad alta voce se
uno è pronto a lasciare casa e lavoro per andare sul fronte come
facevano gli antichi, sapendo che è in gioco la propria vita,
quanto quella dei propri nemici, di questi tempi potrebbe essere
un esercizio di perfezione cristiana. Sono domande banali, eppure
paradossalmente essenziali. Io credo che se ognuno avesse
l’ardire di fare un serio discernimento capirebbe che di ragioni
per fare piazza pulita a destra e a manca ve ne sarebbero sempre a
bizzeffe. Perché ogni giorno vengono consumate ingiustizie e
sopraffazioni dappertutto, soprattutto nel Sud del Mondo, ma anche
nell’opulento Nord dove è concentrata la ricchezza del pianeta
che abitiamo. La verità è che se prendessimo sul serio questo
principio giustizialista, questo presunto imperativo umanitario,
saremmo tutti già belli che sepolti. Quante volte nel mondo
l’umanità è stata ferita e calpestata, ma soprattutto in
quanti campi di battaglia avremmo già dovuto combattere e perire?
Forse potrò sembrare temerario, ma ho la netta impressione che
nelle attuali condizioni, gli europei, e in larga misura vasti
settori dell’opinione pubblica americana, farebbero volentieri a
meno delle guerre preventive e altre baggianate. Ma come si può
chiedere ad una civiltà che afferma d’essere garante del
‘Bene Comune’ di compromettere la propria esistenza, dopo
ch’essa ha individuato nella vita il supremo valore? Ma come
possono certi politici chiedere ai propri elettori d’indossare
la mimetica, sacrificando affetti e quant’altro per preservare
sul fronte interessi economici mascherati col pretesto di non
rinunciare a standard di vita opulenti? Evitiamo le chiacchiere da
salotto e chiediamoci davvero se chi governa il mondo ha perso la
trebisonda, non foss’altro perché qualche 'mente curiosa' (è
un'eufemismo, s'intende) - invece di combattere i mali del
millennio: malattie come l’Aids, miseria a macchia d’olio,
siccità perpetue, inquinamento atmosferico…- ha la
sfacciataggine di spendere miliardi di dollari per bombardare
terre millenarie come quella irachena, col pretesto di liberarle
dal tiranno oppressore, dando uno schiaffo alla Storia, patrimonio
di tutte le nazioni e facendo più disastri del satrapo di cui
sopra. Intanto mentre scriviamo, dal lontano Oriente giunge
notizia dell’ennesimo virus letale che pare ammazzare con la
stessa ferocia delle tanto temute armi chimiche di Saddam Hussein.
Queste sarebbero le guerre 'intelligenti' da vincere con le armi
della solidarietà fattiva. Retorica pacifista? Chiamiamola pure
così se serve a soffocare le bestemmie di chi invoca Dio a
sproposito. Non facciamo nomi.
di
Giulio Albanese
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dal sito www.misna.org
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