Saper discernere la novità di Dio
1. Entriamo
nell’Avvento con la stessa prospettiva di fede con la quale abbiamo portato a termine
l’Anno Liturgico: la prospettiva escatologica della venuta del Signore Crocifisso Risorto. Infatti la pagina del
vangelo di questa prima domenica di Avvento (Mt 24,37-44) fa parte del Discorso
Escatologico del vangelo di Matteo, e su questa stessa prospettiva si pone la
seconda lettura (Rm 13,11-14) e anche la prima (Is 2,1-5). Questo vuol dire che
tutto l’Anno Liturgico, e non soltanto un particolare periodo di esso, è attesa
del Signore che viene, e che tutta la vita cristiana è caratterizzata da questa
attesa.
2. Va anche
detto – per superare certe regressioni infantili devote – che se c’è l’Avvento è
perché c’è la Risurrezione di Cristo, perché Cristo è Risorto, non perché
Cristo è nato nella carne. E se c’è il Natale, non è per attendere il Cristo
che viene nella carne, ma per attendere nel nostro oggi il Cristo Risorto. Non
a caso nel Credo professiamo la venuta di Cristo dopo la sua passione, morte,
sepoltura e risurrezione: «Fu crocifisso, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è
risuscitato, secondo le scritture, è salito al cielo, siede alla destra del
Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine».
La venuta del Signore è strettamente connessa con la sua Risurrezione
perché egli deve ancora portare a termine l’opera di liberazione, di salvezza e
di redenzione che ha iniziato. Il Risorto non ha completato la sua opera, la
deve portare a termine: «Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo
tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la
primizia; poi, alla sua venuta,
quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a
Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo
nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha
posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è
stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso
ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà
sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in
tutti» (1Cor 15,22-28).
Perciò l’Avvento non è il tempo di preparazione alla nascita di Gesù
Bambino, né il Natale è la festa della nascita di Gesù Bambino e del suo
compleanno…
L’Avvento è l’attesa del Cristo Risorto che viene a giudicare, cioè a
discernere con misericordia, la nostra vita personale, ecclesiale e sociale;
viene ad aprire nel nostro presente spiragli di futuro, sentieri di speranza,
realtà nuove e imprevedibili, perché l’opera che è stata iniziata in noi Lui la
porti a compimento (Fil 1,6): «Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora
germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19); «Un germoglio spunterà dal tronco
di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1); «E colui che
sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5); «Ecco,
io vengo presto» (Ap 22,7); «Amen. Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,20; cf. 1Cor
16,22).
3. Noi siamo
soliti vivere la nostra esistenza quotidiana come un “eterno continuo”: spesso
facciamo le cose normali della vita senza consapevolezza, senza renderci conto
delle novità che il Signore Veniente sta aprendo nella nostra storia. Spesso
siamo come quelli della pagina del vangelo: «… mangiavano e bevevano,
prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò
nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse
tutti» (Mt 24,38-39). C’è uno, come Noè, che sta costruendo un’arca di salvezza
per questo mondo, attraverso la costruzione faticosa di uno stile di vita umano
e cristiano differente e alternativo alla banalità del vivere corrente, ma non
tutti se ne rendono conto («non si accorsero di nulla»), presi come sono dalla
superficialità del loro vivere apparentemente virtuoso.
Ecco: la venuta del Figlio dell’Uomo, del Signore Crocifisso Risorto
nel segno dell’umiltà, della piccolezza e del servizio, “spezza” questo cerchio
dell’“eterno continuo”, dissolve la banalità del nostro vivere, ci ruba come un
“ladro” (Mt 24,43) le nostre false sicurezze, e nello stesso tempo semina “germogli nuovi” sul nostro cammino:
le spade diventano aratri, le lance falci, gli strumenti per la guerra sono
convertiti in strumenti di pace per creare relazioni umane più vere e più giuste
(prima lettura: Is 2,1-5; salmo responsoriale: Sal 122); ad uno stile di vita
“tenebroso” fatto di ambiguità, di falsità, di ipocrisie, di divisioni e di
iper-individualismo autoreferenziale, si comincia a preferire uno stile di vita
“luminoso come in pieno giorno”, cioè più onesto, più trasparente, più aperto
al dialogo e al confronto sincero, alla collaborazione e corresponsabilità
senza finzioni (seconda lettura: Rm 13,11-14).
Ecco: queste ed altre essenziali novità di vita viene a seminare in
questo nostro mondo il Cristo Veniente. Sembrano cose ovvie e normali, ma non
lo sono.
Perciò il Signore stesso ci invita alla vigilanza, cioè a saper discernere e comprendere con intelligenza
l’avvento di queste novità (Mt 24,42-43). Perciò l’apostolo Paolo ci esorta ad
essere consapevoli del kairòs, del
tempo favorevole della venuta del Signore e di rivestirci del suo stile di vita
(Rm 13,11.14). Perciò il profeta Isaia ci invita a camminare, cioè a vivere le
nostre scelte quotidiane, lasciandoci illuminare dalla luce del Signore che
viene (Is 2,5).
Che il tempo di Avvento, allora, diventi per noi tempo propizio per
discernere alla luce della Parola di Dio, andando oltre la gretta banalità del nostro
vivere quotidiano, la novità di Dio, il futuro che vuole per noi e per questo
nostro mondo. Maranà tha, Vieni,
Signore Gesù.
Egidio Palumbo
Barcellona PG (ME)
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