"Tempo Perso -
Alla ricerca di
senso nel quotidiano"
17 OTTOBRE 2010 - XXIX DOMENICA Del Tempo Ordinario - Anno C -
Prima lettura: Es 17,8-13 Salmo: 120 Seconda lettura: 2Tm 3,14-4,2
VANGELO secondo Luca 18,1-8 In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di
pregare sempre, senza stancarsi mai: |
1. Con il vangelo di questa domenica (Lc 18,1-8) siamo esortati a pregare sempre, senza scoraggiarci, senza cioè dubitare della venuta del Signore (Lc 17,22.-37), specialmente nei momenti difficili della vita, nei tempi di crisi e di sbandamento. Sì, perché accade che di fronte al male, all’ingiustizia, spesso ci sentiamo smarriti e impotenti. E allora dove trovare la forza di lottare con le armi della fede se non nella preghiera? Per questo Gesù narra la parabola del giudice iniquo e della vedova coraggiosa e tenace. 2. Il giudice della parabola è uno che fa le leggi “ad personam”, a proprio uso e consumo, senza rispetto di nessuno. Uno di quelli che, al tempo di Gesù, era al servizio delle forze di occupazione dell’impero romano, che faceva gli interessi dell’Imperatore e dei suoi soci, e non della gente comune che aveva bisogno di risolvere i suoi problemi quotidiani. Questo giudice assomiglia molto ad uno di quelli che, al giorno d’oggi – e non sono pochi –, invece di essere veri servitori dello Stato, sono servitori del potente di turno e della sua cricca a danno della povera gente. La vedova, al tempo prima e dopo di Gesù, era uno dei soggetti più deboli, assieme all’orfano e allo straniero. La Torah, la Legge di Dio, senza reticenze prescrive per loro misure di protezione, al fine di garantire i loro diritti (Es 22,20-23; Dt 14,28-29; 24,17-22; 27,29). E la stessa Torah afferma che Dio è dalla parte delle vedove (Dt 10,18). Anche ai profeti non manca il coraggio di esortare i potenti di turno, grandi e piccoli, a non opprimere le vedove (Ger 7,6; Ez 22,7; Zc 7,10), ma a mettersi a loro servizio per rendere loro giustizia (Is 1,17.23; 9,16). E sempre ai profeti non manca neppure il coraggio di affermare che Dio si fa carico della vita delle vedove (Ger 49,11). 3. Sorretta da questa convinzione e da questa fede, la vedova con coraggio e tenacia ogni giorno va dal giudice a gridare: «Fammi giustizia contro il mio avversario!» (Lc 18,3). Questo grido è un lamento e una supplica. Esprime l’atteggiamento di estrema fiducia in Dio Giudice Giusto (Sal 7,11) e Custode della vita (salmo responsoriale: Sal 121), atteggiamento tipico degli uomini e le donne di fede, di coloro che non hanno nulla di proprio da rivendicare presso Dio, ma solo la sua giustizia, perché sanno che Lui è «difensore delle vedove» (Sal 68,6), che «abbatte la casa dei superbi, ma consolida il confine della vedova» (Pr 15,25), che le lacrime della vedova scendono sulle sue guance (Sir 35,18). Queste persone, come la vedova, sanno, per la loro stessa esperienza passata al vaglio della fede, che la vita dei credenti in questo mondo è una lotta contro l’ingiustizia, è una resistenza contro il male che è dentro di noi e contro il male che è attorno a noi, ovvero il male che diventa “struttura di peccato”, che, a seconda delle situazioni, si insinua e si incarna ora in una istituzione sociale, ora in una istituzione politica, ora in una istituzione religiosa. E queste persone sanno ancora che la lotta, la resistenza va affrontata soltanto con le armi della fede e del vangelo (Ef 6,10-17; Rm 13,12). Come ha fatto la vedova. Come ha fatto Mosè nella lotta contro Amalek, l’avversario più insidioso di Israele (prima lettura: Es 17,8-13). Come l’apostolo Paolo esorta a fare al vescovo Timoteo: «annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento» (seconda lettura: 2Tm 3,14-4,2). Solo la preghiera, ovvero il saper stare di fronte a Dio in spirito e verità (Gv 4,24), ci dona il coraggio, la tenacia e la forza di assumere nella lotta quotidiana contro il male le armi della fede e del vangelo. E se facciamo
così, allora sperimenteremo la presenza di Dio Giudice Giusto e la
presenza del suo Figlio Gesù che viene nel nostro oggi per
portare a compimento nel nostro l’opera che il Padre ha iniziato in noi (Fil
1,6): uomini e donne capaci di lottare per la giustizia con le armi di Dio e
non con le armi umane. Che il Signore ci doni la fede di quella vedova coraggiosa e tenace.
Egidio Palumbo |