"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
26 OTTOBRE 2008 XXX Domenica del T. O. - ANNO A -
"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo |
Prima lettura: Es 22,21-27 Salmo 17 Seconda lettura: 1Ts 1,5c-10
VANGELO secondo Matteo 22, 34-40 34 Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». 37 Gli rispose: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39 E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». |
Amare l’altro come Dio lo ama
1. Con l’evangelo di questa domenica continua l’insegnamento di Gesù nel Tempio, interrogato sul comandamento grande (Mt 22,34-40), cioè sul comandamento che sostiene e ricapitola tutta la S. Scrittura (la Legge e i Profeti).
2. L’insegnamento è suscitato da una domanda posta da un fariseo “dottore della Legge”, vale a dire da uno che studia e medita la S. Scrittura. Ed è una domanda finalizzata, ancora una volta, a tentare Gesù (Mt 22,35) e, di riflesso, a tentare Dio. In che senso? Vale a dire a porre Dio contro l’uomo e l’uomo contro Dio, a mettere Dio in competizione con l’uomo, e quindi a opporre amore verso Dio e amore verso il prossimo. Questo significa tentare Dio: farne un idolo a nostra immagine e somiglianza proiettando in Lui le nostre divisioni e incongruenze. La risposta di Gesù va nella direzione opposta. Egli ci ripropone l’autentico volto di Dio: un Dio che è Amore gratuito e fedele; un Dio che vuole essere amato con l’uomo e non contro l’uomo. L’amore che Dio ci chiede verso di sé è un amore gratuito e fedele; ed è un amore che coinvolge tutta la nostra persona, tutto di noi stessi: «con tutto il cuore», ovvero, nella concezione biblica, la nostra coscienza, il centro delle nostre decisioni, dei nostri progetti, delle nostra scelte; «con tutta l’anima» o respiro o psiche, ovvero la nostra interiorità più profonda, compresi i suoi lati oscuri; «con tutta la mente», ovvero l’intelligenza e quella sapienza pratica che attiviamo nella gestione delle situazioni quotidiane. È in questo coinvolgimento totale di noi stessi che si colloca l’amore verso il prossimo. Sta scritto infatti: «e il secondo è simile al primo» (Mt 22,39), come a dire che l’amore verso il prossimo deve somigliare all’amore verso Dio, che come amiamo Dio coinvolgendo tutto noi stessi, così siamo chiamati ad amare il prossimo. È vero che l’amore verso Dio è il fondamento solido, la roccia (salmo responsoriale. Sal 18) dell’amore verso il prossimo, ma non nel senso che ― come alcuni dicono ― dobbiamo mettere “Dio al primo posto” e il prossimo e gli impegni della vita quotidiana “al secondo posto”. No, questo significa tentare Dio. Invece dobbiamo imparare, giorno dopo giorno, ad amare il prossimo così come lo ama Dio, e così come noi stessi siamo amati da Dio, cioè di amore gratuito, fedele, totale. In particolare, poi, visto nell’ottica dell’amore, il prossimo da amare così come lo ama Dio è specialmente il debole, il povero, il fragile. Nella prima lettura (che sarebbe bene leggere dal v. 20, oggi molto attuale) Dio comanda di amare proprio coloro che sono i soggetti più a rischio nella società: gli stranieri, le vedove, gli orfani, gli indigenti, gli impoveriti; ignorare costoro o, peggio, disprezzarli è come bestemmiare il nome di Dio, il nome di Colui che ascolta il loro grido perché “visceralmente” li ama (prima lettura: Es 22,[20] 21-27).
3. Tenere insieme l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo è certamente la nostra fatica quotidiana. Eppure su questo punto «pende tutta la Legge e i profeti», come letteralmente è scritto in Mt 22,40; cioè qui è la sintesi che ricapitola tutta la S. Scrittura e qui risiede il criterio interpretativo di tutta la S. Scrittura. E possiamo ancora dire che qui è anche il criterio di discernimento per verificare se siamo capaci di vivere nel quotidiano ciò che ascoltiamo nella Bibbia, se, come scrive l’Apostolo Paolo, «la Parola del Signore riecheggia» nel nostro stile di vita, là dove abitiamo e lavoriamo (seconda lettura: 1Ts 1,5c-10).
Che il Signore ci dia la grazia di poter amare il nostro prossimo, e in particolare lo straniero e gli impoveriti di questo nostro mondo, così come li ama Lui.
Egidio Palumbo Barcellona PG (ME)
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