"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

13 GENNAIO 2007                                                        BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO A -

"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo 

Prima lettura:  Is 42,1,1-4.6-7     Salmo  28    Seconda lettura: At 10,34-38 

VANGELO secondo  Matteo  3,13-17

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
 

 

L’immersione del Figlio nella storia umana

 1. Con il Battesimo del Signore, assieme all’Epifania e alle Nozze di Cana, la liturgia della Chiesa celebra la “manifestazione del Signore”: Cristo Gesù si manifesta Re-Pastore nella piccolezza (Epifania), Figlio amato del Padre (Battesimo), Sposo dell’umanità (Nozze di Cana).

 2. La pagina evangelica del Battesimo del Signore (Mt 3,13-17) è evento ricapitolativo dell’esistenza di Gesù che manifesta il volto sorprendente di Dio, il quale nella carne umana di Gesù si abbassa fino ad immergersi nel storia umana debole, fragile e spesso fallimentare.

Tutti gli elementi della  pagina evangelica ci orientano in questa direzione:

— «Gesù viene dalla Galilea…» (Mt 3,13): la sua venuta è un avvicinarsi, un farsi vicino a noi, in particolare ai falliti della storia. D’altronde egli viene dalla “Galilea delle genti”, cioè dai margini della storia umana, perché la Galilea era una regione disprezzata, una “regione a rischio” di contagio religioso-culturale poiché confinante con i popoli pagani (per questo era chiamata con disprezzo “Galilea delle genti”).

— «conviene che adempiamo ogni giustizia» (Mt 3,15): per la Bibbia (A. e NT) la giustizia è l’attenzione al povero, al debole, al fragile, all’indifeso. Là dove c’è un povero, un indifeso, un emarginato, un disprezzato, là c’è Dio che in Cristo Gesù si fa suo fratello, si pone al suo fianco e a sua difesa (Mt 25,40),

— «Battezzato, Gesù subito risalì dall’acqua» (Mt 3,16): “battezzare” significa “immergere”, “battesimo” significa “immersione”, e l’acqua qui non rappresenta la purificazione (già il Battista l’aveva testimoniato: il battesimo di Gesù non è per la purificazione e la conversione, ma in Spirito Santo e fuoco: Mt 3,11 ), bensì il mondo, la storia umana, la vita quotidiana ora calma, ora agitata, complessa e variegata. Dunque Gesù si immerge nella storia umana, non ha schifo di farsi fratello e compagno di viaggio dell’umanità, e in particolare di quella umanità peccatrice, di quei falliti che hanno perso ogni speranza, che non trovano più nessuno che tendi loro una mano per tirarli fuori dal loro fallimento. Sì, Gesù si immerge, raggiunge tutti quelli che hanno “toccato il fondo” per farli risalire, per dare loro un respiro di vita, un senso per ritornare a vivere e a sperare. Come annuncia Pietro: Gesù di Nazareth (e Nazareth è sobborgo della “Galilea delle genti”, sobborgo insignificante: Gv 1,46) «passò beneficando e risanando tutti quelli che stavano sotto il potere del divisore, perché Dio era con lui» (seconda lettura: At 10,34-38). Si realizza qui la profezia di Isaia riguardo alla missione del Servo di Jhwh: «non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta… » (prima lettura: Is 42,1-4.6-7).

Certo, nell’evento del Battesimo del Signore contempliamo il suo mistero pasquale: con la sua morte egli ci raggiunge tutti nella nostra morte (esistenziale e spirituale) per tirarci fuori dai nostri fallimenti e donarci un nuovo Spirito di vita nuova («egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco», Mt 3,12). Tutto questo l’apostolo Pietro poi lo esprimerà con l’immagine della “discesa agli inferi del Signore” (1Pt 3,18-19; Mt 27,50-52), immagine entrata nel nostro credo come verità di fede e “scritta” nell’oriente cristiano come icona della Risurrezione.

— Assieme al Figlio tutta la Trinità è coinvolta in questa “immersione” (Mt 3,16-17): infatti, si “aprono i cieli”, è il grembo del Padre che si apre a noi, “scende” sul Figlio lo Spirito di Dio, la “voce” del Padre esce dal suo silenzio, ci raggiunge dovunque noi siamo e ci parla con voce/parola potente ed efficace (salmo responsoriale: Sal 29).

 

3. Finalmente nella carne umana di Gesù il Padre vede realizzarsi il suo sogno, i suoi desideri e progetti: Lui, l’Altissimo, il Trascendente, avere una creatura con cui stabilire una relazione dialogica, fraterna e di vera comunione. Per questo Dio “si compiace” (Mt 3,17): in Gesù di Nazareth vede il Figlio amato, capace di avere una relazione filiale autentica con Lui e una relazione fraterna autentica con tutte le creature umane, e in particolare con i falliti della storia.

Nel Figlio amato, il Padre vede anche tutti noi, immersi per mezzo del nostro battesimo nel mistero pasquale del Signore (Rm 6,3-7), chiamati a conformarci all’immagine del Figlio suo (Rm 8,29).

Mi si permetta una breve nota di attualità. Suscita grande tristezza vedere l’“assordante” silenzio dei nostri vescovi (in particolare conferenza episcopale italiana e presidenza caritas italiana) di fronte al rifiuto di alcune regioni italiane di smaltire parte dei rifiuti della Campania, come pure di fronte al rifiuto di alcuni sindaci di accogliere a scuola i figli degli immigrati che vivono una situazione irregolare di soggiorno. C’è da chiedersi se in fondo c’è molta differenza tra questi due rifiuti e i rifiuti della Campania…

Il tanto sbandierato richiamo alle nostre “radici cristiane”, è in realtà solo una moda del momento e una pura strumentalizzazione politica: non ha nulla a che vedere con Cristo che si è immerso fino in fondo nella nostra storia fatta anche di “scarti umani” che oggi alcuni, che si vantano pure di essere cristiani, non considera più come fratelli in umanità.

Che il Signore converti il loro e il nostro cuore.

 

                                                                                            Egidio Palumbo

Barcellona PG (ME)