"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
4 MAGGIO 2008 Ascensione del Signore - ANNO A -
"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo |
Prima lettura: At 1,1-11 Salmo 46 Seconda lettura: Ef 1,17-23
VANGELO secondo Matteo 28,16-20 16: Gli undici discepoli, intanto, andarono in
Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. |
ASCENSIONE DEL SIGNORE 1. Con la festa dell’Ascensione del Signore e la Pentecoste si conclude l’itinerario mistagogico del tempo pasquale. Celebrare la festa dell’Ascensione significa celebrare l’intero e indivisibile evento pasquale del Signore: morte, resurrezione, ascensione, pentecoste. Ognuno mette in risalto un aspetto dell’evento pasquale, lo guarda tutt’intero da una prospettiva. 2. Le letture bibliche di questa domenica mettono ben in risalto l’evento pasquale dell’Ascensione, annullando ogni possibile visione o interpretazione maldestra dell’evento. Senza un’accurata meditazione di queste letture noi saremmo portati a vedere l’Ascensione del Signore come la scalata al trono di un Monarca che finalmente può prendersi la rivincita e dominare i suoi sudditi e il mondo intero. E nei suoi sudditi, che siamo noi, guardando il Monarca, scatterebbe l’emulazione, il desiderio di diventare almeno dei piccoli monarca e così poter dominare almeno una porzione di mondo. In realtà, il Signore che ascende al cielo, cioè al Padre, è colui che prima è «disceso quaggiù sulla terra» (Ef 4,9): non è un Monarca, è il nostro fratello che ha condiviso la fragilità e l’incertezza della nostra condizione umana. La pagina di Mt 28,16-20, e in particolare il v. 20 («Ecco, io sono con voi…»), ci rimanda alla pagina di Mt 1,23 dove a Gesù viene dato il nome di «Emmanuele, che significa Dio-con-noi»: è la frase che fa da inclusione a tutto il vangelo di Matteo, che lo contiene tutto, perché esprime al meglio il progetto che Dio Padre ha su Gesù: che diventi per noi il Figlio e il Fratello; guardando Lui, interiorizzando il suo stile di vita e lasciandoci guidare dal suo Spirito di Messia e Fratello Risorto (Mt 28,10), diventiamo anche noi figli e fratelli come Lui. Ecco: il Signore ascende al Padre perché noi, immersi nella complessa realtà di questo mondo, diventiamo figli e fratelli, impariamo a vivere come figli e fratelli. I fratelli cristiani della Chiesa orientale direbbero la stessa idea con una espressione diversa: “divinizzazione dell’uomo”. Quindi nessuna visione di monarchia teocratica, bensì la proposta di una vera fraternità. 3. Ma c’è un particolare che non va trascurato. In Mt 28,17 è scritto: «Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi e dubitavano». Non si dice (come spesso viene tradotto) che «alcuni però dubitavano», ma che «dubitavano», cioè tutti. È interessante. Il cristianesimo è una fede religiosa onesta: ti dice le cose così come stanno, non ti nasconde nulla. E le cose stanno così: nei vangeli si afferma senza remore che i discepoli dubitavano, perché il dubbio non è costitutivo della fede cristiana, è intrinseco alla fede cristiana («credo, aiutami nella mia incredulità», Mc 9,24). Il dubbio — altra cosa dal negare, dal rinnegare o dal non riconoscere — ti pone in ricerca, ti mette in cammino, ti fa affrontare la fatica del discernimento quotidiano per scegliere ciò che è bene e lasciare ciò che è male, ti dà la forza di ricominciare ogni giorno, di affidarti ad un altro per scoprire nelle pieghe della storia la presenza del Regno di Dio: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: Non spetta a voi conoscere i tempi cronologici e i tempi propizi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che discenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (prima lettura: At 1,1-11). 4. Ebbene, ai discepoli tutti che dubitano, proprio a loro il Signore affida la missione. Perché? Perché — ecco un altro aspetto della festa dell’Ascensione — il centro della missione è Lui, e non loro e noi; il capo della Chiesa è Lui (“capo” nel senso della “sorgente” della vita e della verità), e non loro e noi; il Signore della Storia (Signore non come un monarca ma come fratello) è Lui, e non loro e noi (salmo responsoriale: Sal 47; seconda lettura: Ef 1,17-23). L’Ascensione del Signore se da una parte afferma la nostra divinizzazione come figli e fratelli in Lui, dall’altra ci decentra da ogni nostra pretesa di avere sempre certezze, di essere al centro del mondo e di riconquistarlo imponendo con la forza la verità. Il Signore sa che ogni qualvolta che ci poniamo al centro del mondo (“tutto attorno a me”), facciamo danno a noi stessi e agli altri, diventiamo arroganti e disumani. Invece, la fede articolata al dubbio, la fede che si affida a Lui e che si lascia accompagnare da Lui («Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»), ci pone in ascolto dell’altro, ci apre alla compassione e alla saggia comprensione dell’altro. Ed anche per questo i termini della missione (Mt 28,19) esprimono la centralità effettiva (e non onoraria) del Signore: — «fate discepole tutte le nazioni»: discepoli del Signore, non discepoli nostri… — «battezzandole/immergendole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»: immersi nella vita divina della Trinità, in quella comunione di vita dei Tre, fondamento e immagine della fraternità ecclesiale; — «insegnando a custodire tutto ciò che vi ho comandato»: custodire, cioè vivere e approfondire giorno dopo giorno lo stile di vita di Gesù, Figlio di Dio e nostro Fratello. Che la festa dell’Ascensione del Signore ci aiuti a riscoprire la bellezza della vita cristiana.
Egidio Palumbo Barcellona PG (ME)
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