"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

1 MARZO 2009                                                                 I DOMENICA DI QUARESIMA  - Anno B -

                                                                                                  

"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo 

Prima lettura: Gen 9,8-15        Salmo 24        Seconda lettura: 1Pt 3,18-22

VANGELO secondo Marco  1,12-15

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

 

Con Gesù dal deserto rinasce la vita

1. Iniziamo il cammino della Quaresima verso la Pasqua del Signore. Qual è il senso della Quaresima e quale quello della Pasqua del Signore?

Riguardo alla Quaresima: essa, come è ormai costume secolare, viene dopo il carnevale, dopo la festa delle maschere con le quali ci si nasconde il proprio volto, la propria identità; ci si mostra agli altri in un modo totalmente diverso da quello che realmente si è nella vita. Indossare una maschera è come fare l’attore. Nel teatro greco le maschere nascondevano la vera identità degli attori, impegnati sulla scena a rappresentare un personaggio diverso dalla loro realtà personale. Un attore, pur con tutta la sua bravura e la sua capacità di immedesimazione in un personaggio, rimane sempre un attore, uno che recita sulla scena un personaggio che in realtà non è lui. E non a caso, ci sono attori di talento che sanno interpretare più personaggi: da quelli più drammatici a quelli più comici. Il carnevale, quindi, ci maschera la realtà, ce la falsifica.

La Quaresima, venendo dopo il carnevale, smaschera il nostro volto, ci riconduce alla nostra realtà, a ciò che realmente siamo: siamo polvere, siamo creature deboli e fragili; non siamo dei “padreterni” in questo mondo, non siamo perfetti, ma abbiamo bisognoso di conversione, di cambiare stile di vita come figli/figlie e fratelli/sorelle. La Pasqua del Signore è proprio questo cambiamento di stile di vita: il passaggio (pasqua significa “passaggio”) dall’uomo vecchio, egocentrico e affetto da autolatria (l’idolatria di sé che maschera la realtà di noi stessi), all’uomo nuovo, allocentrico, orientato dall’amore, il cui centro gravitazionale non è l’io («nessuno di noi vive per se stesso»: Rm 14,7; questo non vuol dire che non dobbiamo aver cura di noi stessi) ma agli altri. È la Pasqua che evoca il nostro battesimo.

Il Mercoledì della Ceneri, che apre la Quaresima, ci dice proprio tutto questo. Le “ceneri” ci ricordano quello che noi realmente siamo: fragile polvere, creature. La “cenere”, però, ha anche la proprietà di puirificare: perciò ci viene ricordato che abbiamo bisogno di conversione e di affidarci al Vangelo per diventare figli/figlie e fratelli/sorelle. Infatti la pagina del vangelo di Mt 6,1-6.16-18 ci invita all’elemosina, ovvero ad essere attenti verso gli altri, ad avere compassione dei poveri, ad essere fratelli; ci invita alla preghiera, ovvero al dialogo con Dio, all’ascolto della sua Parola, a vivere da figli di Dio; ci invita al digiuno, ovvero all’essenzialità e alla sobrietà, ad un uso rispettoso e non padronale delle cose di questo mondo e del creato. Elemosina, preghiera e digiuno: un itinerario quaresimale verso la Pasqua, verso la rinascita della vita.

 

2. Con la prima Domenica di Quaresima inizia l’itinerario vero e proprio della Quaresima. I nostri occhi sono invitati a guardare il Cristo che sospinto dallo Spirito nel deserto è messo alla prova dall’avversario (Mc 1,12-15), da quella forza ostile, presente nell’animo umano, che pensa ed agisce non secondo Dio ma secondo logiche mondane. Come avversario si comportò Pietro quando volle ostacolare il cammino del Maestro (Mc 8,32-33) e quando lo rinnegò non riconoscendosi come uno dei suoi discepoli durante il processo di Gesù davanti al sommo sacerdote (Mc 14,66-72); come avversari si comportarono coloro che stavano sotto la croce insultando Gesù e invitandolo a salvare se stesso (Mc 15,29-32).

 

3. Il deserto, nel quale Gesù è sospinto dallo Spirito, rappresenta quella condizione di aridità che spesso caratterizza la nostra esistenza personale e la nostra convivenza civile e religiosa. Una condizione di precarietà, di smarrimento e di invivibilità per l’assenza di punti di riferimento.

Ma il deserto per la Bibbia ha anche un’altra faccia: l’assenza di punti di riferimento diventa anche quella condizione di silenzio e di essenzialità che apre all’incontro con Dio e all’ascolto della sua Parola.

È interessante che nella narrazione dell’evangelista Marco, Gesù sta nel deserto, che è il deserto della vita, e ci sta senza parlare, in silenzio, in ascolto e in obbedienza alla Parola di Dio. E ci dice Marco: «Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano» (Mc 1,13), una evocazione, secondo la profezia di Is 11,6-9; 65,25, di quel futuro di riconciliazione e di pace che porterà il Messia.

Ebbene, con Gesù, il Messia di Dio, è dal deserto che è possibile rifondare la nostra vita e il mondo; è dal deserto, dalla condizione di aridità ma anche di essenzialità e di ascolto, che è possibile rinascere, ricominciare, che è possibile aprirsi ad un futuro diverso di riconciliazione e di pace. Per la fede biblica, a volte è dal deserto che fiorisce la vita (Is 32,15; 41,18), è dal deserto che rinascono prospettive di dialogo e di comunione (Mc 1,45). Queste sono anche le vie di Dio che dobbiamo imparare a conoscere (salmo responsoriale: Sal 25).

Il diluvio, del quale si accenna nella prima lettura (Gn 9,8-15), è stato causato dalla malvagità degli uomini (Gn 6,5) che ha corrotto le relazioni umane e ha distrutto la terra. Con il diluvio, allora, la terra diventa come un deserto, un luogo invivibile. Eppure, c’è un giusto, Noè, che, anche lui stando in silenzio, in obbedienza a Dio, costruisce un’arca che è una specie di microcosmo che ospita uomini, donne, piante, animali… Quell’arca, costruita da Noè, il giusto, garantisce al mondo un futuro di salvezza, un’alleanza di pace con Dio e con gli uomini. Dal diluvio/deserto rinasce un nuovo mondo.

Perciò l’apostolo Pietro (seconda lettura: 1Pt 3,18-22) può evocare il diluvio come figura del nostro battesimo: immersi nell’acqua, si muore all’uomo vecchio e, uscendo dall’acqua, riemergendo, si rinasce all’uomo nuovo ad immagine di Cristo. È una rinascita esistenziale, è la rifondazione e ricostruzione della nostra vita personale e comunitaria. Infatti, quest’acqua «non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo».

 

All’inizio della Quaresima, con il salmista chiediamo al Signore che ci faccia conoscere e camminare secondo le sue vie, affinché dal “deserto” della nostra vita personale e dal “deserto” delle nostre comunità e delle nostre città possa rinascere un futuro di giustizia e di pace per questo nostro mondo.

                                                                                        Egidio Palumbo

Barcellona PG (ME)