"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

25 NOVEMBRE 2007                                                        XXXIV  DOMENICA del Tempo Ordinario - Anno C

                                                                       Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo 

Prima lettura: 2Sam 5,1-3     Salmo 121      Seconda lettura: Col 1,12-20

VANGELO secondo  Luca  23,35-43

35 Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». 36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38 C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. 39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». 40 Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». 42 E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43 Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

 

  Cristo Re di pace

1. Siamo all’ultima domenica dell’anno liturgico che la Chiesa dedica a Cristo Signore Re dell’universo. Dalle letture bibliche avvertiamo subito che la regalità del Signore non assomiglia neppure lontanamente alla regalità dei re o presidenti o governatori di questo mondo. E anche se a volte questa la si assimila a quella per sacralizzare e giustificare i modi autoritari di esercizio del potere, questo avviene perché la regalità e la signoria di Cristo Gesù ci è dura da interiorizzare e da vivere nei nostri comportamenti quotidiani, dove siamo chiamati all’esercizio del potere, in un modo o in un altro, a seconda del dono della vocazione/ministero che abbiamo ricevuto e del lavoro o professione che dobbiamo esercitare. Penso, ad esempio, al ruolo dei genitori, degli insegnanti, degli educatori, dei medici, degli infermieri, dei parroci e degli operatori pastorali, ecc.

Come viene qualificata la regalità del Signore?

 

2. La liturgia sceglie come prima lettura 2Sam 5,1-3, una breve pagina che ci parla della consacrazione di Davide come re d’Israele. Per conoscere quale doveva essere l’identità del re d’Israele secondo Dio, dobbiamo leggere almeno il Salmo 72. Qui il re è colui che deve garantire la pace al suo popolo, oltre essere scrupolosamente attento ai poveri e ai miseri. Questa identità, non sempre seguita dai re d’Israele, viene poi attribuita al Messia promesso, discendente di Davide, il quale sarà un re umile che cavalcherà non un cavallo (animale da guerra) ma un asinello, e quindi spezzerà l’arco della guerra e annunzierà la pace (Zac 9,9); anzi, abitato dallo Spirito del Signore, contribuirà a creare un’epoca di pace (Is 11,1-9).

La seconda lettura della liturgia legge la pagina di Col 1,12-20, un inno cristologico, dove si afferma che il Cristo Re dell’universo e Capo della Chiesa — “capo” non solo nel senso che governa, ma anche nel senso che Lui è il principio, il fondamento, la sorgente della vita ecclesiale; quindi solo Lui è il Capo della Chiesa e nessun’altro — ci riappacifica con il sangue della sua croce, sradica la divisione e l’inimicizia tra noi e Dio e tra noi stessi (Ef 2,14-18).

 

3. Da qui la scelta interessante della liturgia di leggere la pagina drammatica dell’evento della crocifissione del Signore (Lc 23,35-43), dove il motivo della condanna sta proprio nel fatto che si dice che egli ha affermato di essere il Cristo Re (Lc 23,2), il Re dei Giudei (Lc 23,38); non solo, ma anche non cede alla tentazione di fare un miracolo spettacolare salvando se stesso.

Secondo certe nostre logiche ecclesiastico-sacrali e politico-sacrali, per rappresentare Cristo Re era più conveniente scegliere altre pagine del vangelo dove la missione del Signore ha un esito chiaramente più positivo, come ad esempio una pagina di guarigione o dove insegna.

E invece no. Sapientemente la Chiesa, di cui Lui e soltanto Lui è il Capo, ha scelto questa pagina tremendamente scomoda per tutti. Essa, tra le altre verità, annuncia che per il fatto che il Messia Re Giusto è stato processato, condannato e ucciso ingiustamente, egli ha disinnescato per sempre la presunta efficacia della violenza. Il Giusto — così lo confessa il centurione (Lc 23,47) che ha partecipato all’esecuzione della condanna — ucciso ingiustamente dalla violenza cieca degli uomini, ha sbugiardato la violenza stessa, ogni tipo di violenza e di guerra: essa non è capace di risolvere i conflitti, non è portatrice né di pace, né di giustizia.

E attraverso questo smascheramento della violenza, Cristo Re ci ha riappacificati con la vita e con Dio. Con la vita: dando priorità al perdono («oggi sarai con me nel giardino») che ridà il gusto di vivere con gli altri e per gli altri (nel “giardino” dell’Eden vi è l’“albero della vita”: Gen 2,9; Ap 2,7). Con Dio: mostrando nei fatti che Dio non ha mai voluto violenza; anzi che il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo, il nostro Dio è un Dio vulnerabile: si lascia “ferire” pur di non ferire le sue creature, perché Lui è il Dio fedele, amante della vita, è il Dio che ama tessere una relazione di comunione e di amicizia con le sue creature, fino a “mostrare se stesso” («il velo del tempio si squarciò nel mezzo», Lc 23,45) nel volto sfigurato del Re Giusto condannato ingiustamente.

 

4. Chiediamo al Signore, Re di Pace, affinché a noi, che a motivo del battesimo siamo resi partecipi della sua regalità, ci sia donata tanta sapienza da prendere le distanze da ogni forma di violenza e di guerra, assumendo la responsabilità di costruire ogni giorno, per quanto dipende da noi, un mondo di pace.

 

                                                                                            Egidio Palumbo

Barcellona PG (ME)