"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
23 NOVEMBRE 2008 XXXIV DOMENICA DEL T.O. - Anno A -
Cristo Re dell'universo
"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo |
Prima lettura: Ez 34,11-12.15-17 Salmo 22 Seconda lettura: 1Cor 15,20-26.28
VANGELO secondo Matteo 25,31-46 31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». |
Anche l’insignificante è mio fratello 1. La pagina di Mt 25,31-46 conclude il discorso escatologico sulla venuta del Cristo Crocifisso Risorto e conclude l’anno liturgico che celebra la festa di Cristo Re dell’Universo. Con il discorso escatologico, lo ribadiamo, noi veniamo posti di fronte al fine, alla meta del cammino della nostra esistenza: è come guardare la nostra vita dalla parte del fine, del significato ultimo dell’esistenza. Nel contempo diventiamo consapevoli della fine delle nostre realizzazioni; prendiamo sempre più coscienza che le nostre opere, qualunque esse siano, non vanno assolutizzate ma poste sempre a verifica, che siamo stranieri e pellegrini in questo mondo e non i padroni di esso e dei suoi abitanti, e nemmeno i padroni delle nostre comunità ecclesiali. Il solo e unico Signore è Cristo Gesù, e non altri. Egli è Signore perché è Re nel servizio, ed essendo Re è anche Pastore perché ha estrema cura e attenzione per tutti e per ciascuno (prima lettura: Ez 34,11-12.15.17; salmo responsoriale: Sal 23), ed essendo Pastore è anche Agnello perché la sua è un’esistenza donata (Ap 1,6; 5,12). Dunque, il fine, la meta, il significato ultimo della nostra esistenza sta in Cristo Gesù, Signore, Re, Pastore e Agnello.
2. Perciò la pagina del vangelo ci pone davanti al Figlio dell’Uomo seduto «sul trono della sua gloria» (Mt 25,31-32). Questo “trono” è la Croce, il “luogo” dove Lui ha espresso il suo amore appassionato per l’umanità. La “sua gloria” è la sua Risurrezione, primizia della nostra risurrezione, come scrive l’Apostolo Paolo (seconda lettura: 1Cor 15,20-26.28). Quindi siamo posti di fronte non ad un Sovrano furioso e potente, ma a Colui che manifesta la sua potenza nella debolezza della Croce e nella vulnerabilità del suo corpo crocifisso: Cristo Crocifisso Risorto (non a caso la pagina finale del cap. 25 ci introduce ai capp. 26-28, dove si narra della passione, morte e risurezzione del Signore), che viene per fare «un nuovo cielo e una nuova terra»(Ap 21,1; Is 65,17), per rinnovare la nostra vita e tutta la creazione, noi che spesso ci installiamo nei nostri criteri e nei nostri modi di fare. Siamo posti, dunque, di fronte a colui che è il fine, la meta, il futuro (ecco perché è scritto che “verrà”) del cammino della nostra esistenza.
3. Quali gesti compie il Signore, il Re-Pastore-Agnello? “Separa”, chiama vicino a sé per dare l’eredità il Regno a chi ha accolto i minimi, gli insignificanti della vita, poiché anche questi sono i suoi fratelli; oppure allontana da sé coloro che non hanno accolto i minimi, gli insignificanti della vita. Va notato che qui “separazione” non è sinonimo di discernimento, ma di santità, ovvero indica ciò che avviene quando siamo chiamati dal Signore a seguirlo in questo mondo per le vie del vangelo: egli ci “separa”, ci “mette a parte” per sé, ci sceglie rendendoci partecipi della sua santità, ma senza tagliarci fuori dalla comunità umana ed ecclesiale, senza troncare i legami con gli altri (si veda, ad esempio, come si presenta l’Apostolo Paolo in Rm 1,1; Gal 1,15); anzi quella “separazione/santità” accresce la nostra responsabilità verso gli altri e in particolare verso gli insignificanti di questo mondo. La “separazione/santità” ci pone, allora, in un rapporto di profonda e autentica comunione con gli altri. D’altronde non può essere diversamente: se Dio, il Santo/Separato, si è fatto vicino a noi, se Gesù Cristo, il Santo/Separato, si è fatto uomo, “Dio-con-noi” e nostro fratello, anche chi è chiamato a seguirlo come cristiano non può non vivere in profondità quel vincolo di comunione e di fraternità che lo lega a tutta la famiglia umana e in particolare ai minimi, agli insignificanti della terra. La “separazione” come cammino di santità che ci pone in una relazione di comunione con gli altri, esige comunque una “separazione”, una presa di distanza da tutte le forme di mondanizzazione e di idolatria che disumanizzano le nostre relazioni. Perciò i giusti, mentre sono “separati”, nel contempo sono avvicinati al Re-Pastore-Agnello, perché nei confronti degli insignificanti agiscono così come agisce il Re-Pastore-Agnello; e per questo collaborano alla costruzione del Regno di Dio in questo mondo. Gli altri, invece, che non hanno accolto gli insignificanti, anche se credenti, sono allontanati dal Signore, sono lontani dallo stile del Re-Pastore-Agnello: perciò hanno bisogno di purificare il loro modo disumano di relazionarsi con gli altri e di ricostruire la propria esistenza.
4. Vorrei annotare ancora un particolare. Ciò che accomuna i giusti e altri è il fatto che entrambi non hanno visto il Signore negli insignificanti della terra (Mt 25,37-39.44). Ciò che li distingue è che i giusti hanno accolto gli insignificanti, hanno prestato loro attenzione e cura; gli altri, invece, non l’hanno fatto. I giusti l’hanno fatto non perché hanno visto il Signore nel volto degli insignificanti, ma perché avevano davanti a sé una persona umana il cui volto ha interpellato la loro responsabilità. È questa una posizione, possiamo dire, autenticamente laica. Si è consapevoli o no della presenza del volto del Signore, l’importante è sentire la responsabilità verso l’altro, poiché persona umana. Per noi credenti la consapevolezza che lì si nasconde il volto di Cristo nostro fratello, spesso matura dopo l’incontro: è soltanto dopo che ci rendiamo conto che la benedizione di Dio passa proprio tramite l’incontro con l’altro e in particolare con quella persona giudicata insignificante: «Venite, benedetti del Padre mio…». I minimi, gli insignificanti sono l’ottavo sacramento di Dio nella storia. Se non gli accogliamo, il volto del Signore ci rimarrà sempre nascosto, lontano...: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli; ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo mone e compiuti molti miracoli nel tuo nome? Io però confesserò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, operatori di iniquità». (Mt 7,21-23).
Egidio Palumbo Barcellona PG (ME)
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