"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

15 APRILE 2007                                              IIª Domenica di Pasqua - Anno C

"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo 

Prima lettura: At 5,12-16                    Seconda lettura: Ap 1,9-11.12-13.17-19

 VANGELO secondo  Giovanni 20,19-31

19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

La presenza del Crocifisso Risorto in mezzo ai suoi

1. Con la seconda domenica di Pasqua siamo nel tempo pasquale che si concluderà con la Pentecoste; un tempo di cinquanta giorni per approfondire il senso dell’evento della Risurrezione del Signore per la nostra vita personale ed ecclesiale. Nella tradizione cristiana questo è detto anche tempo della mistagogia, dove coloro che la notte di Pasqua hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, confermazione ed eucaristia), in queste settimane ritornano sull’esperienza sacramentale vissuta per riapprofondirla e comprendere come declinarla nella vita quotidiana.

Il tempo della mistagogia riguarda anche chi i sacramenti dell’iniziazione cristiana li ha già ricevuti molti anni fa. Si tratta di riapprofondire per la vita ciò che si è celebrato nel triduo pasquale e in particolare nella veglia pasquale.

In queste domeniche l’Evento Pasquale viene riaccostato da più angolazioni e prospettive. Ogni domenica contempliamo uno o più aspetti per volta. Siamo chiamati così a comprendere come vivere l’esperienza della risurrezione nella nostra esistenza personale, comunitaria, ecclesiale e sociale. Sì, l’evento della Risurrezione del Signore non riguarda soltanto Gesù di Nazareth, ma anche noi con Lui.

D’altronde, i cinquanta giorni del tempo pasquale sono scanditi come se fossero un solo giorno, perché «in quello stesso giorno» — «il giorno dopo il sabato» (Gv 20,1), «il primo giorno dopo il sabato» (Lc 24,1), «all’alba del primo giorno della settimana» (Mt 28,1), cioè il giorno della Risurrezione del Signore — tutto accade: Gesù che risorge, l’annuncio dell’evento da parte della Maddalena, il soffio dello Spirito Santo sulla Chiesa.

Ormai il Giorno della Risurrezione è il Grande Giorno che ingloba tutti i giorni della nostra esistenza cristiana. Per il cristiano tutti i giorni dell’anno devono essere vissuti come il Giorno della Risurrezione del Signore.

2. E allora, quali aspetti dell’Evento Pasquale per noi, per la nostra vita, contempliamo in questa seconda domenica di Pasqua?

La pagina dell’evangelo (Gv 20,19-31) segue l’annuncio-testimonianza di Maria di Magdala (Gv 20,18), l’apostola degli apostoli, la prima appassionata annunciatrice della risurrezione nella comunità dei discepoli che Gesù non si vergogna di chiamare «miei fratelli» (Gv 20,17; Rm 8,29; Eb 2,11). Forse non è fuori luogo pensare che Gv 20,19-29 sia il frutto maturo e meditato dell’annuncio-testimonianza di Maria Maddalena.

La pagina evangelica allora ci sta dicendo che laddove una comunità di fratelli e sorelle nella fede annuncia il Signore Risorto e lo testimonia con la propria esistenza trasformata da quell’Evento, là si fa realmente presente il Signore Risorto, là il Signore Risorto è veramente presenza reale e centrale («venne Gesù e stette in mezzo a loro», Gv 20,19.26), capace di incidere nella vita della comunità. Nessun altra presenza dovrebbe risultare centrale nella comunità cristiana (seconda lettura: Ap 1,9-13.17.19); se invece ciò accade, significa che al Signore Risorto abbiamo riservato una certa “presidenza onoraria” che non scomoda più di tanto e abbiamo preferito mettere al centro le nostre persone, i nostri ruoli, i nostri ministeri, i nostri progetti e organizzazioni pastorali…

3. Inoltre, la pagina evangelica ci tiene a sottolineare con insistenza che Gesù viene in mezzo a noi come Crocifisso Risorto. Non solo come Risorto, ma come Crocifisso Risorto. Lo evidenzia il fatto che quello “stare in mezzo” rimanda esplicitamente alla crocifissione, dove «lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo» (Gv 19,18). E lo evidenzia ancora il fatto che Gesù mostra le mani e il costato (Gv 20,20.27), vale a dire ancora i segni eloquenti del rifiuto e della crocifissione, ma anche della sua esistenza vulnerabile consegnata per amore perché tutti avessero il soffio del suo Spirito (Gv 19,30) e la sua Vita (Gv 19,34).

Dunque, il Signore realmente presente in mezzo a noi è il Crocifisso Risorto, è lo Scartato, il Rifiutato che Dio ha risuscitato perché proprio da Colui che è stato scartato, rifiutato ricevessimo la Vita. «La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo» (salmo responsoriale: Sal 118): lo Scartato Dio l’ha posto come pietra fondamentale capace di tenere in piedi la nostra esistenza personale, comunitaria ed ecclesiale. Tolta la “pietra scartata”, crolla tutto, anche se abbiamo la pia illusione che stiamo ancora in piedi…

Dunque, sperimentare la presenza reale del Crocifisso Risorto in mezzo a noi significa che l’Evento della Risurrezione non ha nulla di trionfalistico, ma è un Evento che, liberamente accolto nella fede, tocca il più profondo del nostro essere (prima lettura: At 5,12-16), perché chiede il nostro coinvolgimento personale ed ecclesiale, chiede una esistenza personale ed ecclesiale evangelicamente alternativa.

Infatti, come comunità riceviamo il mandato di annunciare e testimoniare — come Gesù e nella forza del suo Spirito — la pace (Gv 20,19.21.26), la riconciliazione (Gv 20,23) e il volto paterno di Dio (Gv 20,21).

Sapremo in questo nostro tempo diventare tali annunciatori e testimoni? Sì, se metteremo in mezzo a noi il Crocifisso Risorto, e non altri.

Egidio Palumbo

Barcellona PG (ME)