"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
11 MARZO 2007 III DOMENICA DI QUARESIMA - Anno C
"LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo |
Prima lettura: Es 3, 1- 15 Sal 102 Seconda lettura: 1 Cor 10, 1- 12
VANGELO
secondo Luca
13,1-9
1In quello stesso tempo si
presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato
aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2Prendendo
la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più
peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O
quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise,
credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No,
vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». |
L’inaudita conversione di Dio verso l’uomo 1. Con la terza domenica di Quaresima, l’itinerario penitenziale ci vuol rendere più consapevoli della necessità permanente della nostra conversione (Lc 13,1-9). Nella S, Scrittura la conversione è espressa da due espressioni verbali che indicano due atteggiamenti complementari. Il primo è: “ritornare”, e connesso a questo: “volgere lo sguardo verso qualcuno”. Il secondo è: “cambiare modo di pensare”. Si “ritorna” quando si sta percorrendo una “strada” sbagliata (“strada” qui è metafora della vita, dell’esistenza personale, sociale ed ecclesiale); e per “ritornare” bisogna fare una “inversione a U”, ovvero cambiare strada, dare un senso diverso alla propria esistenza; e per dare un senso diverso è necessario “volgere lo sguardo” verso colui che ce lo può indicare. D’altronde, dare un senso diverso implica un “cambiamento nel modo di pensare”, ovvero un cambiamento di mentalità, un modo diverso di concepire l’esistenza e le nostre relazioni con Dio, con gli altri e con le cose di questo mondo. La conversione, quindi, per dirla con una sola espressione, chiede un cambiamento del nostro stile di vita personale, sociale ed ecclesiale. Ma perché bisogna convertirsi ? E com’è possibile che ciò avvenga? 2. La pagina del vangelo nella prima parte (Lc 13,1-6) parla della necessità della conversione, nella seconda parte (Lc 13,7-9), attraverso una parabola, dà la motivazione che la giustifica. La parabola ci parla di Dio Padre: è Lui quel tale che aveva piantato un fico nella vigna. Il fico sono i credenti chiamati a fare frutto, ovvero a dare concretezza quotidiana, attraverso scelte di vita coerenti, alla Parola di Dio che ascoltano e della quale ne gustano la dolcezza (nella tradizione biblica ed ebraica il “fico” è anche simbolo della Torah, della Legge [Mi 4,4; Gv 1,48] che comunica ai credenti la dolcezza della Parola di Dio [Sal 27,4; Ct 5,16]). Ebbene, qui si parla di Dio in un modo totalmente sorprendente per noi. Il Dio di cui Gesù sta qui narrando, attraverso il genere letterario della parabola, è un Dio che capace di convertirsi, di ritornare indietro nelle sue decisioni e di perdonare. Va osservato che il vignaiolo rivolgendosi a Dio dice: «Signore, perdonalo anche quest’anno… » (Lc 13,8). Quel «Signore, lascialo», com’è tradotto in genere nelle nostre Bibbie, va reso in realtà con «perdonalo». È lo stesso verbo che troviamo nel Padre Nostro: «e perdonaci i nostri peccati… » (Lc 11,4). Anzi, c’è da osservare che, oltre a perdonare (Lc 13,8; Lc 11,4), del Padre Nostro ricorrono in Lc 13,1-9 ancora altre parole: peccatori (Lc 13,2; Lc 11,4) e debitori (Lc 13,4; Lc 11,4). Dunque, Gesù ci sta parlando di Dio Padre. Di un Dio Padre che si pente (molte volte nella S. Scrittura si dice che Dio si pente: Gen 8,21; Gn 3,9-10) e si converte alle sue creature, che mostra di essere longanime verso di loro, donando loro in anticipo il perdono e un “anno di grazia” affinché abbiano tutto il tempo per convertirsi (2Pt 3,9). Il perdono offerto da Dio precede la nostra conversione, perché il perdono è un Suo atto gratuito. Di fronte al peccato/fallimento delle sue creature, Dio non si presenta come un giudice cinico e spietato, e facile al ricatto (“se vi convertite, vi perdono”), bensì come un Padre che mostra tutta la gratuità del suo amore: un Padre che «ha pietà del suo popolo», perché è «lento all’ira e grande nell’amore» (salmo responsoriale: Sal 103). 3. Ma va anche detto che il perdono di Dio che precede la nostra conversione, allo stesso tempo la sollecita come necessità e responsabilità da parte nostra. Voglio dire che per convertirci non è sufficiente guardare dentro noi stessi; è innanzitutto necessario volgere lo sguardo verso un Altro che non ha la nostra stessa mentalità: verso il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Gesù Cristo, che ci mette in crisi con il suo convertirsi verso di noi e con il suo perdono gratuito e incondizionato; che ci disarma con la sua ardente passione (il “roveto ardente”) per il suo popolo e per tutti i falliti della storia, che si mostra a noi come «Io sono colui che sono» (prima lettura: Es 3,1-8.13-15), vale a dire come «Io sono colui che è con te», Colui che cammina con te e accanto a te, che si fa tuo compagno di viaggio. Va detto con chiarezza: l’«Io sono colui che sono» della pagina dell’Esodo non ha nulla a che vedere con la visione filosofica di un Dio Essere Supremo, Motore Immobile, Ragione Pura…, e pensieri simili, che saranno pure interessanti, ma che non muovono le creature umane a conversione. Se non c’è un Dio che si converte a noi, non abbiamo la forza sufficiente per convertirci a Lui. In noi la conversione avviene, quando ci lasciamo attrarre — come Mosè all’Horeb — dalla passione ardente del Dio-con-noi e responsabilmente iniziamo a cambiare stile di vita, diventando anche noi creature che si appassionano ai falliti di questa nostra storia, non per condannarli, ma per donare loro un “anno di grazia”, una possibilità di riscatto, una speranza di poter ricominciare. Sempre. Così come fa Dio con noi, per pura Sua gratuità. Infatti, «mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. […] quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio, per mezzo della morte del Figlio suo» (Rm 5,8.10) Egidio Palumbo Barcellona PG (ME)
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