"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
10 DICEMBRE 2006 II DOMENICA DI AVVENTO - Anno C -
LECTIO" DEL VANGELO DELLA DOMENICA a cura di fr. Egidio Palumbo |
Prima lettura: Bar 5,1-9 Salmo 125 Seconda lettura Fil 1,4-6.8-11
Dal Vangelo secondo Luca 3, 1-6 1Nell'anno
decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era
governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo
fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca
dell'Abilène, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la
parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Ed
egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto
nel libro degli oracoli del profeta Isaia: |
La
nostra esistenza “spianata” è la via del Signore che viene 1. Con la seconda Domenica di Avvento ci viene presentata la figura profetica di Giovanni Battista, il Precursore del Messia (Lc 3,1-6). Di lui nel vangelo di Luca si dice che «sarà grande davanti al Signore…, sarà pieno di Spirito Santo… e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,15-17). Elia profeta, il profeta per eccellenza di tutta la Bibbia (non va dimenticato che nella pagina evangelica della Trasfigurazione del Signore, Elia appare come la sintesi di tutta la profezia biblica; Lc 9,30 e paralleli), è modello di vita per Giovanni Battista: la sua insistenza sulla conversione dello stile di vita come gesto concreto necessario per accogliere il Messia che viene, lo assimila all’azione profetica di Elia. 2. E come Elia profeta entra nella scena della storia dominata da un re, Acab (1Re 17,1), tanto audace, furbo e cinico nel consolidamento della sua politica (1Re 16,29-34), quanto inetto e incapace di esporsi in prima persona nella gestione delle questioni concrete (1Re 21,1-16), così Giovanni Battista appare nella scena della storia dominata dall’egemonia incontrastata dell’Impero di Roma e dei suoi rappresentanti e fiduciari in Palestina (Lc 3,1-2). Luca ci presenta l’egemonia del potere esercitato “a cascata”, in modo che a vari livelli tutto sotto il controllo dell’Impero. Quindi, prima l’imperatore di Roma, Tiberio Cesare, poi Ponzio Pilato governatore in Giudea, diretto rappresentante di Roma, poi ancora i suoi “accoliti” Erode in Galilea, Filippo nell’Iturèa e Traconitide, Lisània in Abilene, e infine i sommi sacerdoti Anna e Caifa. Un’Organizzazione efficiente e perfetta. Tutto fa pensare che la storia umana è affidata alle mani di chi, a vari livelli, ha maggior potere in questo mondo, potere politico laico e potere religioso, e che tutto dipenda esclusivamente da come loro pensano e decidono. È proprio così? 3. L’evangelista Luca fa esordire il profeta Giovanni Battista con questa frase: «… mentre Ponzio Pilato…, avvenne una parola-evento da Dio su Giovanni, il figlio di Zaccaria, nel deserto» (Lc 3,1.2). Mentre il potere politico e religioso si organizza per governare la storia, accade un evento («avvenne») che ha per protagonista la Parola di Dio che agisce attraverso l’esistenza di Giovanni, un profeta che non vive nei Palazzi ma nel deserto, in un luogo e nel contempo in una condizione esistenziale paradossale di aridità, povertà ed essenzialità, luogo e condizione dove nonostante tutto è più favorevole l’ascolto della Parola del Signore: «Ecco, l’attirerò a me — dice di Dio il profeta Osea —, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). Non sono sempre e comunque i potenti, gli uomini del Palazzo, che fanno la storia, ma coloro che ascoltano e vivono la Parola di Dio, là dove essa li interpella. Là dove la Parola trova chi l’accoglie, proprio là essa si fa evento, dinamizza la storia e la vita, proprio là il Signore fa grandi cose per noi: ci ridona la vera libertà dei figli di Dio (salmo responsoriale: Sal 126). E se la nostra storia è come un deserto (e spesso lo è), esso potrà tornare a rifiorire non se lo vogliono i potenti — grandi o i piccoli che siano —, ma soltanto se lasciamo che la voce profetica della Parola converta le nostre esistenze, cambi radicalmente il nostro stile di vita. E allora,
la nostra esistenza diventerà quella “via diritta e spianata” che il
Signore, lui per primo, vuole percorrere (prima lettura: Bar 5,1-9) per
venire ancora oggi in mezzo a noi e così cooperare anche noi alla
diffusione del suo evangelo, con la parola e con la vita (seconda lettura:
Fil 1,4-6.8-11), in questa nostra storia per alcuni aspetti non
diversamente egemonizzata rispetto ai tempi di Tiberio Cesare. Barcellona PG (ME) |