IL COMMENTO
La
fame e la decenza
di GIORGIO BOCCA
Una carretta del mare è affondata nel Canale di Sicilia
con settanta persone. Non è stata cannoneggiata e neppure abbordata come
vorrebbero il senatore Bossi e la sua Vandea padana, è affondata perché
non era in grado di tenere il mare, uno spostamento del carico o un'onda
alta l'hanno spedita agli inferi con il suo carico di vite umane. Non ci
sono soltanto i kamikaze di Allah in questo mondo infame, ci sono anche
questi che rischiano la morte per sfuggire alla miseria e alla fame.
Questo è il dato di fatto a cui si possono opporre le difese di chi vede
minacciato il suo benessere, ma non le speculazioni politiche o la ricerca
ricattatoria di rimpasti governativi. Ma chiedere a Bossi di essere una
persona civile è fatica sprecata, quasi come chiedere al ministro della
Giustizia Castelli di essere homo sapiens dal portamento eretto e non uno
che si rifà ai seicentomila morti della Prima guerra mondiale per
incitare le nostre forze armate e resistere a questa "invasione
disarmata ma non certo meno pericolosa". Ma sì, qualche
cannoneggiamento e un po' di abbordaggi.
La ragione per cui i poveri muovono verso le nostre spiagge a rischio
della vita me la diede un giorno a Torino in poche parole un muratore
marocchino. Stavamo vicino a una fontanella del cantiere e lui disse:
"Al mio paese per trovare un po' d'acqua devo fare un'ora di strada e
poi un'altra ora in coda al pozzo, ed è acqua cattiva". C'era altro
da aggiungere? La ragione per cui si imbarcano su carrette che affondano
da sole senza cannoneggiamenti e abbordaggi è che ogni giorno al mondo
muoiono di fame migliaia di persone e che ottocento milioni di esseri
umani la fame la soffrono.
Non ci sono solo i martiri di Allah in questo mondo, non ci sono solo i
kamikaze del terrorismo e del fanatismo, c'è anche la madre della bimba
somala ricoverata ora in gravi condizioni all'ospedale di Palermo, che si
era portata dietro nella disperata avventura.
Il ministro Castelli ci consentirà di spostare la nostra attenzione dalla
devolution nel Varesotto alla sopravvivenza dell'umanità. Gli immigrati
che affogano nel Canale di Sicilia non sono un perverso capriccio della
storia, fanno parte di quella concezione del potere che è di tutti i
potentati del mondo, puntare sulla forza militare, disattendere ogni
diritto internazionale, non curarsi dei veri problemi, lo sappiamo, è
faccenda di lungo termine e di grandissime difficoltà, ma il fatto
terribile è che i signori della terra non ci pensano proprio.
Ai congressi della Fao, l'organizzazione contro la fame nel mondo non ci
vanno, le norme fissate dall'Onu per limitare l'effetto serra o salvare le
foreste si rifiutano di osservarle, le corti di giustizia internazionale
le rifiutano e a ragion veduta, molti dei loro dirigenti dovrebbero
rispondere di crimini contro l'umanità. La guerra ai problemi del mondo
è meno importante agli occhi dei potentati che la corsa al petrolio.
Ma la marcia all'autodistruzione è sotto gli occhi di tutti. Il nuovo
ordine affidato alla forza delle armi invece di risolvere i conflitti del
Medio Oriente, ha coinvolto tutto e tutti in un terrorismo in cui è
impossibile distinguere gli Stati dalle religioni, gli affari dalle
propagande. Non si chiede ai politici italiani di salvare il mondo, si
chiede di salvare almeno la decenza, di non usare le tragedie del mondo
per piccole ambizioni o convenienze, si chiede se possibile a chi ha
compiti di governo, di non presentarsi all'Europa con linguaggio e
ragionamenti da osteria.