da "FAMIGLIA CRISTIANA" - ATTUALITA' INCHIESTA VIAGGIO NELLA CITTÀ DOVE MONTA LA PROTESTA L'OMBRA DEL PONTE L'OPERA INCOMPIUTA E’ LO SPETTRO AGITATO DA MOLTI, E MESSINA SARÀ SCONVOLTA DAI CANTIERI. E POI LO SCIROCCO CHE SOFFIA 200 GIORNI ALL'ANNO. ECCO PERCHÉ MOLTI NON LO VOGLIONO...
di ROBERTO ZICHITTELLA Niente ritratti di signorine o signorini svestiti, ma ogni mese l’immagine di un possibile scempio. Dodici fotografie dei luoghi più belli di Messina che potrebbero essere devastati dai nuovi cantieri per il ponte sullo Stretto. È il calendario per l'anno nuovo realizzato dal pacifista Renato Accorinti, dal fotografo Enrico Di Giacomo e dal grafico Gianpiero Negri. A Messina le persone contrarie al ponte corninciano a farsi sentire. È un fronte che unisce gli ambientalisti, gli abitanti dei quartieri più coinvolti dai cantieri, il coraggioso settimanale di informazione Centonove. Il malcontento si è diffuso soprattutto dopo la Relazione tecnico-urbanistica predisposta dal Comune nei mesi scorsi «L’Opera così come prevista nel progetto preliminare», si legge nella Relazione, «non può integrarsi con il tessuto urbanizzato esistente, a meno della contestuale programmazione e relativo finanziamento di tutte le opere che consentono un sostenibile inserimento del manufatto nel territorio comunale». Quando lo scorso novembre avevamo fatto presente queste obiezioni all'allora sindaco di An Giuseppe Buzzanca, il primo cittadino non si era scomposto e aveva assicurato: «Abbiamo già 120 milioni di euro per finanziare le opere compensative e migliorative di cui c'è bisogno». Buzzanca ci ripete la stessa frase anche oggi che sindaco non è più. Lo hanno fatto decadere i giudici, che hanno accolto il ricorso contro la sua elezione dello scorso maggio. L'accusa? Peculato privato, cioè l1uso dell'auto di servizio per raggiungere la moglie a Bari durante il viaggio di nozze. Pochi giorni prima della batosta, Buzzanca ci aveva detto sgranando un sorriso: «Gli oppositori del ponte sono solo una minoranza rumorosa. In realtà, i messinesi hanno scelto il ponte, lo hanno deciso con un referendum», Quale referendum? «Quello del 29 maggio 2003, quando mi hanno eletto sindaco. Tutti sapevano che ero a favore del ponte. Perciò, se i messinesi hanno eletto me significa che vogliono il ponte». Così pensava e pensa ancora l'ex sindaco. D'altra parte Buzzanca non si era scomposto neppure quando aveva saputo che la costruzione del ponte sullo Stretto non rientra fra i progetti intrastrutturali e tecnologici considerati ad "avvio rapido" dalla Commissione europea. «Reggio e Messina formeranno la vera capitale del Mediterraneo», sognava l'ex sindaco. Ma oggi altri politici. anche nel Centrodestra che governa Provincia e Regione, sono più cauti. Come Nino Beninati, ingegnere e deputato di Forza Italia all'Assemblea regionale sicfliana. «Il ponte è una struttura importante», dice Beninati, «ma ritengo che sia altrettanto importante capire cosa accadrà nel territorio che lo ospita. Messina deve sfruttare questa occasione trasformandola in motivo di sviluppo, non può subirne so1o i disagi. Occorrono sia opere infrastrutturali che rendano funzionale il ponte, sia opere compensative. Le prime non fanno parte del progetto e non si capisce nemmeno chi le deve finanziare. Mi riferisco a raccordi, a strade, a nuovi svincoli che potrebbero salvare dalla distruzione la cittadella sportiva universitaria, costata 40 millardi di lire. Qualsiasi opera pubblica è tale se funzionale, attualmente il ponte non lo è». C'è cautela anche nelle parole di Enzo Garofalo, coordinatore provinciale di Forza Italia e presidente dell'Autorita portuale di Messina. «Non possiamo accettare», sostiene, «che il ponte sia come un soprammobile appoggiato sulla città. Il ponte va coniugato con la città1 tenendo conto che il cantiere durerà almeno un decennio. Vanno ascoltate tutte le voci che esprimono preoccupazioni e ci vogliono garanzie. Non possiamo rischiare di trovarci con un'opera incompiuta. Non lo auguro ai miei figli e neppure ai miei nipoti». Un cantiere infinito ... L’opera incompiuta è lo spettro agitato da molti degli oppositori al ponte. Fa paura l'idea di vivere accanto al ponte, ma spaventa ancora di più la prospettiva di trovarsi accanto a un cantiere infinito. Sono preoccupati gli abitanti di Torre Faro, la zona dove dovrebbe appoggiarsi la parte siciliana del ponte. Qui ci sono ambienti naturali protetti, i laghetti di Ganzirri, Capo Peloro, un residence di recente costruzione. Gli abitanti della zona si sono raccolti in un comitato animato da Emilio De Domenico, docente di Oceanografia biologica all’Università di Messina. Ecco i loro argomenti: - Messina sarà distrutta dai cantieri. - Qui tira scirocco 200 giorni all'anno, il ponte non sarà percorribile. - Il ponte proietterà sul mare un'ombra gigantesca che darà fastidio agli uccelli e ai pesci. - Oggi con i traghetti passiamo lo Stretto in 25 minuti e se siamo a piedi passiamo gratis o al massi mo spendiamo un euro, il pedaggio del ponte quanto ci costerà? - Ormai si fanno le autostrade del mare per trasportare le merci perché fare un ponte? - I cantieri per i binari del tram hanno sconvolto Messina per quattro anni, per il ponte quanto ci vorrà? - E poi lo zampino o zampone della mafia dove lo mettiamo? Quest'ultima domanda la giriamo a Olindo Canali, magistrato antimafia che abita proprio a Torre Faro. «E me lo chiede pure?», risponde il pm: «Siamo tutti preoccupati. Immaginiamo che cosa accadrà con la spartizione delle fette del business, con i subappalti... Ma purtroppo noi magistrati non facciamo medicina preventiva. Per intervenire ci toccherà aspettare i morti, le guerre di mafia». Le infiltrazioni criminali fanno paura anche a Gaetano Giunta, capogruppo dei Ds al Comune di Messina: «Le cosche calabresi si divideranno la torta e in Sicilia comanda solo Provenzano. Si spartiranno gli appalti senza spargere sangue». Giunta ha mille altre obiezioni al ponte. Le riassume così: «Il ponte resterà un'opera incompiuta, devasterà la città e il suo territorio, ingrasserà il potere dell'economia criminale». I contrari si chiedono anche che senso ha fare il ponte sullo Stretto senza risolvere gli altri problemi storici della Sicilla, come la carenza di acqua e l'arretratezza della rete stradale e ferroviaria. Anna Giordano, presidente del Wwf regionale, la vede così: «Il ponte sarà come un tavolo da biliardo messo al centro di una casa senza cucina, con il bagno rotto e il tetto che perde. Mi pare assurdo, davvero pazzesco». ROBERTO ZICHITTELLA (ha collaborato Gianfranco Cusumano) testo integrale tratto da “Famiglia Cristiana” n. 1 – 4 gennaio 2004
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