IRAQ


Divisioni in chiesa
FILIPPO GENTILONI

Lutto nazionale. Ma, mentre tutta la nazione si stringeva affettuosamente intorno alle bare dei caduti di Nassiriya, il cattolicesimo italiano evidenziava le sue divisioni. Spaccature, certamente non nuove, ma che la recente tragedia invece di ricucire, sembrava aggravare. Una situazione non facile da descrivere, anche perché i vari gruppi - le varie anime - che compongono il mosaico del mondo cattolico amano un linguaggio piuttosto criptico: forse anche per evitare fraintendimenti, critiche e condanne infondate. Lo si è visto anche in questi giorni di lutto.

Da una parte, la posizione più ufficiale, rappresentata dalla omelia del cardinale Ruini al funerale nella Basilica di San Paolo. In primo piano il pericolo del terrorismo e la necessità di combatterlo. Una «guerra santa» che dobbiamo affrontare: anche i cattolici, con l'aggiunta dell'amore per l'avversario: Che rimane, come tale, in primo piano. Ovvia e logica la conseguenza: deve continuare la nostra presenza militare in Iraq, al fianco degli Usa.

Non è d'accordo tutta una «galassia» di cattolici, dei quali, però non è facile indicare né l'indirizzo né i portavoce. La stessa indicazione di «pacifisti» non rende ragione delle loro carte d'identità. Al plurale. I Padri Comboniani e il vescovo di Caserta, Nogaro. E mille e mille altri.

Sostengono - fra le dichiarazioni e le smentite - che le ragioni della pace devono prevalere su quelle della lotta al terrorismo. Che, anzi, questo si rafforza tutte le volte che lo si prende come avversario. Pensano che il conflitto non sia soltanto dei terroristi contro gli Usa e i loro alleati, ma anche dei poveri contro i ricchi. Che, quindi, chi vuole veramente la pace non può stare soltanto dalla parte di questi ultimi. Non muri, ma ponti, come ha detto il papa. La spaccatura che attraversa il mondo è più complessa di quanto non voglia farla apparire Bush.

E anche Berlusconi. La divisione che attraversa il cattolicesimo italiano e che in questi giorno è stata evidenziata ha radici precedenti e più profonde. Riguarda il comportamento nei confronti degli immigrati. Riguarda i tagli alle spese previdenziali nella finanziaria e agli aiuti per gli handicappati. E così via. Tutto quel variegato mondo cattolico che si stringe intorno alla Caritas, ai vari don Ciotti, don Gallo, Padre Zanotelli, ecc. pensa che non bastino per applaudire Berlusconi quei quattro soldi concessi alle scuole private o agli oratori parrocchiali. E' tutta l'impostazione che deve essere criticata: tutta quella esaltazione del «privato» che in realtà significa uno schiaffo al povero a favore del ricco.

Due chiese, dunque? Due maniere di intendere la presenza cattolica nella vita pubblica? Sembra proprio di si, e la tragedia di Nassiriya lo ha confermato. Il futuro, con tutta probabilità, confermerà l'ambiguità di questa situazione . Da una parte l'ufficialità dei palazzi e dei loro accordi all'insegna del «do ut des», dall'altra una galassia di scontenti , sfilacciati ma pieni di coraggio e di entusiasmo. In attesa di qualche polo di aggregazione, forse del nuovo papa

testo integrale tratto da "Il Manifesto" - 20 novembre 2003