INEDITI
Una meditazione di Lanza del Vasto sulla non violenza:

difendiamo la «forza del diritto» che c'è nella verità e nella giustizia

Ai nemici lo schiaffo della pace

«La vittoria e il trionfo sono fini bellici:

ma il nostro obiettivo dev’essere quello di cambiare l’animo

 del nostro avversario fino a farne un amico»

di Giuseppe Lanza Del Vasto

Cari amici, le catene della violenza legittima sono rotte. Possono esserlo. Credo sia questo uno degli insegnamenti essenziali del Vangelo. Le peggiori violenze sono quelle che mettono oggi l'umanità intera in pericolo. Sono le violenze legittime, coperte dalle leggi, se non ordinate dal potere. Che costituiscono qualche volta il potere stesso. Perché che cosa è il potere se non il diritto all'omicidio? E qual è il potere che non abbia intrinseca la possibilità di abusare del potere stesso? E quali possibilità abbiamo contro decreti ingiusti, contro gli ordini inumani, contro le crudeltà insite in certe soluzioni? Gesù non inveì mai contro i violenti e i peccatori. Non lo vediamo mai fulminare uno di loro. Su qualche testa versò invece cateratte d'imprecazioni. Contro chi? Ma contro i giusti - cari amici - contro i piccoli perfetti concentrati. E gliel'hanno reso! Perché certamente non furono né i ladroni, né gli assassini, né i malavitosi a condannarlo. Furono tutte le autorità, civili e religiose, nazionali e straniere, Caifa e Pilato, Annah ed Erode, e con loro il buon popolo a gridare insieme: «Crucifige! Crucifige!» Erano stati pagati per quello, come avviene. E poi lo misero fra due ladroni. Ma i cristiani non hanno notato niente. Questa immagine della crocifissione continuamente messa davanti ai loro occhi, non li ha colpiti. Continuano a giudicare, a ragionare, a legiferare, a decidere, come ai tempi di Tiberio e di Nerone.
La non violenza è la soluzione dei conflitti. Ora, i conflitti che c'interessano sono i conflitti di giustizia, quei conflitti in cui da una parte e dall'altra si crede sinceramente, fino alla morte, di avere ragione.
Appartengono a questo gruppo le rivoluzioni, le repressioni e le guerre. Le guerre, per esempio, non sono gli assassini, i ladri e le organizzazioni malavitose, che le fanno. Sono tutti gli onesti che fanno ciò che credono essere un loro dovere. E tutti gli onesti, in una sola, bella mattinata di primavera , accendono più incendi e commettono più atrocità che i malfattori del mondo in cento anni. Generalmente, in un conflitto noterete che non cominciano a dare calci così, in silenzio. Tutti si spiegano. Tutti parlano. Molti gridano le loro ragioni. Nessuno ascolta. Se ascoltate, sentirete questo discorso: «Noi abbiamo assolutamente ragione». Da entrambe le parti. Quello è l'argomento, il nervo della guerra: la rabbia di avere ragione.
E domandiamoci, cosa dice il Vangelo a proposito della difesa legittima, a proposito dello "schiaffo"? Se gli rendo lo schiaffo, giustifico il suo. Se gliene rendo due per uno, entro nel torto. Sono caduto, sono entrato nella spirale, sono caduto nella trappola, son finito nel suo gioco! Non vale la pena essere un giusto attaccato da un ingiusto. Siamo due ingiusti o, per meglio dire, due cani che si mordono. Per ottenere cosa? Che trionfi il diritto del più forte.
Non dobbiamo usare la forza per far trionfare il diritto, ma risvegliare la «forza nel diritto». Non la forza brutale, perfettamente indifferente nella sua quantità alla qualità della causa difesa. Occorre sapere - concetto che generalmente ignoriamo - che c'è una forza nella giustizia stessa, nella verità stessa. Perché tutti gli uomini hanno bisogno di giustizia. Non possono farne a meno.
Dunque, l'ingiusto è qualcuno che sbaglia e - se sapete questo - avete verso di lui un dovere urgente: tirarlo fuori dal suo errore. E come farete? Tutta la tattica della non violenza consiste nel fare gesti, nel porre gesti che sono significativi e che hanno lo scopo di toccare l'avversario nella sua coscienza, che è il vostro alleato. Se avete ragione. Se è vero che avete ragione. Se non sbagliate voi.
Che cos'è la non violenza nella sua essenza? È la leva della conversione. La vittoria e il trionfo sono fini bellici: «Schiacciare o sopprimere il cuore del nemico». La vittoria evangelica e non violenta c'insegna a "invertire" il cuore del nemico, a farne un amico. A giungere al la riconciliazione.

testo integrale tratto da "Avvenire" - 6 marzo 2003