TERRA
TERRA
I
neonati del Perù usati come cavia
di
Marina Zenobio
Per Ventria
Bioscience, azienda biotech statunitense, l'importante è sperimentare.
Poi che lo si faccia persino sui neonati - purché del terzo mondo - non
fa molta differenza, l'importante è il risultato. In Perù però nel solo
mese di luglio almeno 10 bebè sono morti in ospedali pubblici peruviani:
facevano parte di un gruppo di 140 neonati peruviani utilizzati su cui
l'azienda americana aveva sperimentato un prodotto contro la diarrea
derivato da riso geneticamente manipolato e ricombinato con geni umani.
Non sono chiare le cause dei decessi, tutti casi «molto confusi» secondo
medici e autorità locali, ma è difficile pensare a coincidenze.
La sperimentazione del prodotto, i cui risultati sono stati resi noti
negli Usa lo scorso maggio, è stata realizzata in due ospedali di Lima,
l'Istituto specializzato per la salute dell'infanzia e quello della
Ricerca nutrizionale. E' probabile che Ventria Bioscience sia andata a
fare i suoi test nel paese andino perché le regole in materia di
sperimentazione farmacologica là sono facilmente aggirabili e sembra sia
più facile trovare istituzioni carenti di finanziamenti, e anche di
etica. L'azienda statunitense sta sperimentando la produzione di due
proteine ricombinanti umane, la lactoferrina e il lisozima, presenti in
forma naturale nel latte materno, nella saliva, nello sperma e in altri
fluidi umani. Il prodotto finale, ottenuto innestando nel riso sequenze
sintetizzate di geni umani che producono lactoferrina e lisozima, è
definito da Ventria Bioscience «alimento medicato contro la diarrea»,
nella speranza di eludere le rigide norme sull'approvazione dei farmaci.
Ora, questo riso «speciale» è stato somministrato a 140 bambini
peruviani di età compresa tra cinque mesi e 3 anni, ricoverati nei due
ospedali per crisi acute di diarrea.
Le modalità della sperimentazione sono il primo «scandalo», stando
all'indagine di Silvia Ribeiro, ricercatrice della ong canadese Action
Group on Erosion, Technology and Concentration: risulta che il test è
durato 48 ore direttamente in ospedale, più due visite ambulatoriali nei
15 giorni successivi. I bambini sono stati suddivisi in tre gruppi; il
primo è stato trattato con un siero reidratante orale (Sro) a base di
glucosio, il secondo con Sro a base di riso, il terzo con lo stesso siero
di riso con aggiunta di lactoferrina e lisozima ricombinanti. Secondo una
breve nota informativa di Ventria Bioscience, i bambini del gruppo
trattato con siero addizionato con proteine ricombinanti sono guariti in
meno di quattro giorni, contro i sei giorni che necessari al gruppo
trattato con semplice siero di riso. Non si capisce bene che fine abbia
fatto il gruppo di bambini a cui è stato somministrato Sro di glucosio,
ma per Jim Diamond, pediatra statunitense - che comunque non entra nel
merito etico dell'esperimento - è inaccettabile che bambini con crisi
acute di diarrea siano curati solo con glucosio. In altre parole,
l'azienda statunitense, con la complicità degli istituti peruviani, ha da
un lato usato intenzionalmente una terapia meno efficace per ottenere
risultati artificialmente positivi; dall'altro ha esposto bambini e
neonati a prodotti transgenici non approvati. In passato Ventria aveva
richiesto l'autorizzazione al test negli Usa, bloccato dopo l'intervento
di alcune organizzazioni - tra cui il Center for food safety e Friends
of the Earth - che avevano presentato un documento, suffragato da
importanti referenze scientifiche, sui danni che lactoferrina e lisozima
ricombinanti di Ventria Bioscience possono provocare alla salute umana.
Spiegando che le proteine ricombinanti non sono identiche a quelle
naturali ed esiste quindi la possibilità che provochino disordini
immunologici e allergie, oltre a favorire lo sviluppo di agenti patogeni
come l'helicobacter pyloris, portatore di gastriti e cancro allo stomaco.
Ora, mentre le autorità peruviane dicono di indagare sulle «confuse
cause» della morte di 10 bambini, alcune mamme delle 140 piccole cavia,
rintracciate dall'Associazione di consumatori e dall'Associazione medica
peruviana, hanno dichiarato di non essere state messe al corrente che i
loro figli sarebbero stati oggetti di un test. Un anno fa si erano rivolte
a quegli ospedali perché i bambini avevano la diarrea, si sono fidate dei
medici che hanno fatto firmare loro una «liberatoria» senza però
spiegare le eventuali conseguenze. Molti di quei bambini, come Fabrizio e
Jordano, figli della ventiquattrenne Diana Garay (notizia riportata su La
Republica del 20 luglio scorso), ora soffrono di gravi allergie
alimentari. Le mamme non sapevano, Ventria Bioscience sì, e non sappiamo
come abbia comprato la criminale complicità delle istituzioni peruviane.
testo
integrale pubblicato da "Il Manifesto" - 24 agosto 2006