I diritti
umani negati
Il Marocco in
bilico tra miseria, islam, Saharawi e repressione
di ZELDA MARINO *
Le violazioni dei diritti umani sono
state per anni un problema non indifferente in Marocco. La situazione è
stata molto critica negli anni `70,'80 e '90, anni nei quali le violazioni
sono state sistematiche: detenuti politici e prigionieri di coscienza, «sparizioni»
misteriose di cittadini marocchini e di abitanti del Sahara, i saharawi,
casi di tortura. Dal 23 luglio 1999 però, dopo la morte del re Hassan II
e l'ascesa al trono di suo figlio Mohammed VI, si è avuta un'inversione
di tendenza e numerose sono state le iniziative volte a migliorare la
situazione dei diritti umani. Il 9 novembre 1999 viene destituito Driss
Basri, ex-ministro dell'interno e responsabile della politica repressiva
degli ultimi trenta anni. Alcuni degli oppositori più emblematici sono
stati autorizzati a tornare in Marocco: i familiari di Mehdi Ben Barka,
dirigente socialista rapito e assassinato a Parigi nel 1965 da agenti del
generale Oufkir; Abraham Serfaty, dirigente di estrema sinistra, arrestato
nel 1974, torturato per 15 mesi in un centro di detenzione segreto,
detenuto per 17 anni e bandito dal paese dal 1991; Mohamed Daddach,
saharawi, prigioniero di coscienza, arrestato nel 1979 e condannato
all'ergastolo per aver disertato le forze di sicurezza marocchine in cui
era stato arruolato di forza. Nel 1991 più di 330 persone «scomparse»
in detenzione segreta per più di 18 anni sono state rilasciate. Nei primi
anni `90 circa 400 prigionieri di coscienza e politici sono stati
rilasciati e più di 190 condanne a morte sono state commutate in altra
pena. Dalla metà degli anni `90 gli arresti politici, la tortura e le
morti in custodia sono significativamente diminuite. Da parte
istituzionale nel 1990 è stato istituito il Consiglio Consultativo per i
Diritti dell'Uomo (Ccdh) e nel 1993 è nato il Ministero per i Diritti
Umani. Il Marocco ha ratificato la Convenzione contro la tortura nel 1993
e anche altri importati trattati internazionali per i diritti umani.
L'educazione ai diritti umani è stata introdotta nell'Università e nelle
scuole. Partiti, media indipendenti e Ong sono diffusi e attivi.
Nonostante i numerosi e significativi progressi, ancora forti sono le
preoccupazioni di Amnesty International. Decine di prigionieri politici
arrestati dopo processi non equi nei precedenti anni continuano ad essere
detenuti. Molti di loro sono membri di gruppi islamici accusati di atti di
violenza e sentenziati duranti processi sommari negli anni `70, `80 e `90.
Ancora 30 prigionieri politici, compreso un prigioniero di coscienza,
rimangono in carcere dopo processi ingiusti. Le restrizioni della libertà
di espressione continuano a essere imposte. I giornalisti vengono
arrestati per le critiche mosse alle autorità, quelli stranieri vengono
espulsi dal paese,alcune edizioni di giornali stranieri e interni sono
censurate. I responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse nel
passato non vengono individuati e puniti.
E' da tener presente che il Marocco è un paese agricolo: oltre la metà
della sua popolazione attiva lavora nei campi e la prolungata siccità ha
come conseguenza l'esodo di centinaia di migliaia di rurali che vanno ad
ammucchiarsi nelle bidonvilles già sovraffollate, nelle periferie e nel
cuore delle grandi città. Il paese è oppresso dalla disoccupazione (il
25% degli attivi), oltre la metà della popolazione è ancora analfabeta,
nelle zone rurali, due terzi degli abitanti non hanno ancora accesso
all'acqua potabile, l'87% è privo di corrente elettrica e il 93% non
fruisce di alcun tipo di assistenza sanitaria.
Approfittando della povertà e della miseria l'islamismo radicale si sta
diffondendo nel paese con molta forza, ed il governo sta cercando di porre
un freno a tale crescita. Nonostante nel maggio 2000 il prigioniero di
coscienza Abdessalam Yassine, agli arresti domiciliari dal 1989 e leader
spirituale della associazione Islamista Al-'Adl wa'l-Ihsan (Giustizia e
Carità), messa al bando dalle autorità marocchine, sia stato rilasciato,
numerosi membri e simpatizzanti della associazione sono stati arrestati e
condannati ad un anno di prigione con l'accusa di aver partecipare a
manifestazioni. Le ultime elezioni hanno visto un avanzamento dell'unico
movimento islamico che ha partecipato alle elezioni, il Partito per la
giustizia e lo sviluppo (Pjd), che è arrivato al terzo posto con 42
seggi.
A tutto questo si aggiunge il grave problema del Sahara Occidentale. Dal
1991 è presente sul territorio una Missione dell'Onu per il referendum
del Sahara Occidentale (Minurso) responsabile dell'organizzazione di un
referendum che dovrebbe stabilire definitivamente se il Sahara Occidentale
resterà al Marocco, o se, come reclama il Fronte Polisario con il
sostegno dell'Algeria, opterà per l'indipendenza. La convocazione di
questo referendum è stata continuamente rinviata per la difficoltà di
stabilire con precisione le liste elettorali e a tutt'oggi nulla è stato
fatto. Numerose sono le violazioni dei diritti umani commesse dalle
autorità marocchine verso i Saharwi: arresti tra coloro che manifestano
per l'indipendenza del Sahara Occidentale, dispersione di manifestazioni
non violente con un eccessivo uso della forza. A seguito di tali arresti
numerosi sono i casi di tortura e processi iniqui. La libertà di
espressione, di associazione e di movimento è limitata.
*Coordinatrice Marocco, AmnestyInternational (Sezione italiana)
z.marino@amnesty.it
testo integrale tratto da "Il
Manifesto" 18 maggio 2003
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