I quarant'anni di un'enciclica incompiuta

di Giancarlo Zizola

Diceva Thomas Mann nel '38 che «il deficit religioso della nostra epoca è l'attuale sconfitta della pace, l'unica forma di sacralità nella quale si poteva contare» Una convinzione analoga nutriva Papa Giovanni nell'indossare la stola, l' 11 aprile 1963, giovedì Santo, per firmare la Pacem in terris.  Questo  messaggio universale all'umanità, destinato a tutti, e non solo ai fedeli, prorompeva da una congiuntura angosciosa come la crisi dei missili sovietici a Cuba, nell'ottobre 1962, quando l'olocausto nucleare nello scontro tra i due blocchi era stato evitato per poco. Il papa colse lo scampato pericolo come la conferma che sul tema ultimo della salvezza storica dell'umanità e dell'intera creazione si poteva  e doveva realizzare una convergenza di sforzi al di là delle frontiere ideologiche e degli interessi partigiani. Alberto Melloni autore di uno dei saggi raccolti da Giovagnoli, fornisce nuovi dati d'archivio sullo scontro in Vaticano sulle scelte dell'enciglica, che il papa aveva fatto vedere solo in extremis al S.Offizio, per evitare edulcorazioni. Punto critico, tra altri, la distinzione tra errore ed errante, corredata dall'intuizione che, se ogni teoria, anche falsa, è rigida il movimento storico da essa ispirato è suscettibile di valori e mutamenti anche profondi. Un passo che ebbe un'influenza storica decisiva, non solo per il disgelo tra Santa Sede e regimi comunisti, ma soprattutto perchè scopriva in anticipo sui realisti l'incontenibile  processo dei valori e dei diritti che avrebbe screpolato dall'interno la piramide sovietica, fino alla sua dissoluzione. Monsignor Crepaldi, nel fornire chiavi di lettura  appropriate dei discorsi del papa attuale al Corpo Diplomatico, segnala in essi la permanenza dei temi della Pacem in terris sulla convivenza internazionale: ad esempio, la codificazione del genere umano come soggetto politico avente per fine il bene comune universale, bisognoso di un'autorità mondiale, e la necessità di rifondare la democrazia sulla giustizia economica. Ma anche il congedo della dottrina  della "guerra giusta", considerata "aliena dalla ragione" in età atomica, e lo sviluppo della cultura della pace per il disarmo "della psicosi bellica ", restano  delle sfide dottrinali e politiche inadempiute.

 «Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Giovanni Paolo II e la famiglia dei popoli. Il Santo Padre al Corpo Diplomatico (1978-2002), Libreria Editrice Vaticana, Roma 2003, pagg. 310,€  12,00

Agostino Giovagnoli (a cura di), «Pacem in Terris, tra azione diplomatica e guerra globale», Guerini e associati, Milano 2003, pagg. 220 € 14,50.

testo integrale tratto da "Il Sole-24 Ore" - 13 aprile 2003