FONTE: AGENZIA SIR
15:22 - GUERRE E "FERITE INVISIBILI":

IN ITALIA PIÙ RISCHIO DI TRAUMI PSICHICI TRA I RIFUGIATI. IN IRAQ NE SOFFRE UN MILITARE SU OTTO

Tra gli immigrati sono i rifugiati e i richiedenti asilo i soggetti più a rischio di subire disturbi post traumatici da stress (Dpts), nome tecnico delle cosiddette "ferite invisibili" provocate da guerre e violenze. Se ne è parlato oggi a Roma, durante il seminario di approfondimento dal titolo "Una ferita invisibile: l’esilio", nell’ambito del Master di medicina delle emigrazioni (organizzato dalla Caritas di Roma) e del Progetto "One billion", che porterà a Roma il 3 e 4 dicembre prossimo i ministri della sanità di 50 Paesi per trovare soluzioni a questo problema. Il Dpts è provocato da "disastri indotti dall’uomo" quali appunto torture, guerre, violenze fisiche e psicologiche. Secondo dati recenti, ha detto Giovanni Muscettola, psichiatra dell’Università di Napoli, "nella attuale Guerra in Iraq un militare su otto presenta questo tipo di patologia depressiva". In Italia il disturbo è diffuso soprattutto tra i rifugiati, ha spiegato Marco Mazzetti, etnopsichiatra, perché "sono costretti a emigrare per avere salva la vita", a differenza degli immigrati, "che scelgono di avere un personale progetto migratorio con forti motivazioni, quindi salute fisica e solidità". Tra i fattori di vulnerabilità più evidenti tra i rifugiati, "aver già subito violenze; la perdita dello status sociale, il lutto, la nostalgia di casa, la solitudine sociale vissuta nei centri di prima accoglienza che – ha commentato Mazzetti – sono delle vere e proprie galere". Altri fattori sono "le procedure per richiedere l’asilo sotto forma di interrogatori e le visite mediche, quanto di più simile come ambientazione alle torture subite". "Paradossalmente – ha precisato - spesso ai veri rifugiati viene rifiutato l’asilo perché si contraddicono, ma chi ha subito torture perde totalmente il senso del tempo e degli eventi". Per ovviare a questi rischi Mazzetti consiglia di adottare alcune premure: "Scegliere e formare accuratamente il personale che accoglie i rifugiati, evitando gente in divisa; velocizzare le procedure d’asilo; avere delle commissioni preparate capaci di riconoscere chi mente veramente; consentire l’accompagnamento durante le audizioni