Dunque non solo
non c'erano armi di distruzione di massa, ma avevano deciso di
fare la guerra all'Irak prima ancora di porsi il problema se vi
fossero. Adesso sappiamo (da un premio Pulitzer del giornalismo,
Ron Suskind, che ha raccolto la testimonianza di Paul O'Neill, ex
segretario al Tesoro Usa) che George W. Arbusto aveva cominciato a
discutere su come fare la guerra "nei primi mesi del
2001".
Cioè parecchio
prima dell'11 di settembre. Cioè sappiamo che entrambi gli
argomenti (armi di distruzione di massa e connessione con il
terrorismo) che sono stati usati per preparare la guerra erano
completamente falsi, inventati e priori. Erano i pretesti del lupo
che ha deciso di mangiare l'agnello e che, bevendo l'acqua del
ruscello a monte, accusa chi gli sta sotto di averla sporcata.
Storia lurida, come luride sono le coscienze di tutti coloro che
adesso tacciono. Se i direttori dei giornali e telegiornali che
hanno dato credito alle menzogne del clan che ha occupato la Casa
Bianca fossero persone decenti, dovrebbero dare alla smentita di
oggi lo stesso spazio che diedero a quelle menzogne.
Dovrebbero dire,
anche, per esempio, che Antoniuccio Blair è un truffatore o un
truffato (nella migliore - per lui - delle ipotesi) e non un
"grande statista". Naturalmente non l'hanno fatto e non
lo faranno. Della qual cosa non ci stupiremo perché li
conosciamo. Non resta che usare tutte le forze di cui disponiamo,
respingendo la nausea, per tirare le somme. Nella capitale della
democrazia mondiale sta succedendo (è già successo) qualche cosa
di tremendamente grave. Tanto grave che è difficile applicare ad
esso il giudizio e il metro della politica.
Noi siamo
palesemente di fronte a comportamenti doppiamente criminali ai
vertici dell'Amministrazione americana. Criminali perché
organizzarono la guerra per motivi che ancora non rivelano.
Criminali perché hanno ingannato consapevolmente gli americani e
il mondo intero. Migliore spiegazione del perché rifiutano di
accettare un tribunale penale internazionale non potrebbe esserci:
ne temono, direttamente e personalmente, le conseguenze. Le
rivelazioni di O'Neill, cioè di persona che è stata per oltre un
anno in mezzo a quella banda, gettano luci inquietanti sui
detentori del potere e anche sul modo con cui vi sono giunti. E,
adesso, anche, di nuovo, sull'intera vicenda dell'11 settembre.
Ecco perché il
presidente - si fa per dire - non rivela, a oltre due anni di
distanza, il contenuto esatto dei documenti che ricevette ai primi
di agosto del 2001. Sappiamo solo, all'incirca, cosa contenevano
(la previsione di un attacco sul territorio Usa mediante aerei
civili), ma non i dettagli. Ed è nei dettagli che si nasconde
quel segreto terribile. Possiamo dubitare di queste rivelazioni?
O'Neill è stato messo alla porta da Bush e potrebbe covare
vendetta, ma Suskind ha scritto un libro, "Il prezzo della
lealtà", che si basa su "migliaia di documenti, inclusi
memorandum privati al presidente e trascrizioni delle riunioni del
Consiglio di Sicurezza", tutti fornitigli da O'Neill, tutto
materiale verificabile.
E quando
leggiamo che il presidente - si fa per dire - conduceva le
riunioni del suo governo "come un cieco in una congrega di
sordi" ci sembra di vedere, noi che non siamo né ciechi né
sordi, che la squadra si è scelta un fantoccio ben manovrabile.
Un re travicello, un imperatore cui si può ordinare d'incendiare
il mondo. E su questo mondo ci siamo tutti.
Ma ritorniamo a
chiedere: cosa ci stanno a fare i nostri carabinieri laggiù, in
Irak? Cosa ci stanno a fare a Kabul? Che c'entra la nostra
bandiera tricolore con i progetti sconsiderati, immorali e
criminali di quel gruppo di sordi guidati da un cieco?
testo integrale tratto dal "Manifesto" - 12.01.2004