AMNESTY

Gli inglesi torturano al Sud
Un dossier denuncia anche uccisioni di iracheni
Violenza «normale» L'organizzazione conferma quanto già scritto dal Daily Mirror. Sevizie praticate normalmente dai britannici per ammorbidire i sospetti


ORSOLA CASAGRANDE


Tortura sistematica e omicidi illegali di civili. Questo è quanto ha scoperto Amnesty international in una delle sue finding missions in Iraq. Il rapporto sulle violenze dei militari britannici ai danni di prigionieri e civili iracheni sarà pubblicato solo la prossima settimana, ma già sono trapelate alcune anticipazioni. Anche perché, di fronte alle polemiche di questi giorni sul trattamento disumano riservato ai detenuti iracheni, chi sa ha cominciato a parlare, anche in Gran Bretagna. E così ecco spuntare le foto pubblicate dal Daily Mirror (il quotidiano che più si era schierato contro la guerra) che chiamano in causa l'esercito britannico. Ieri l'esercito ha cercato di limitare i danni contrattaccando e insinuando che le foto non erano «vere». Nel senso che non sarebbero state scattate in Iraq perché i fucili e i berretti dei soldati non sono quelli in dotazione nel Golfo. Il Mirror ha liquidato i tentativi di difesa dell'esercito, ribadendo che quelle foto sono drammaticamente autentiche. A quanto si è appreso domenica sera, sei soldati britannici sarebbero stati interrogati. Fanno parte del Queen's Lancashire Regiment e avrebbero partecipato alla «sessione di torture» per vendicare la morte del loro commilitone, il capitano Dai Jones, rimasto ucciso nell'esplosione di una bomba lo scorso agosto.

Quello che Amnesty riporta nel suo dossier conferma quanto scritto dal Mirror. Nel sud dell'Iraq sotto controllo britannico il «pattern di torture» che emerge è «costante». Almeno tre civili iracheni, scrive inoltre Amnesty, sono stati ammazzati «senza alcuna giustificazione». A Bassora l'organizzazione ha indagato soprattutto sulla morte di tre civili, Kefah Taha, centralinista di un hotel, morto dopo essere stato tre giorni detenuto dagli inglesi, lo scorso settembre. L'uomo sarebbe morto in seguito alle percosse subite. Walid Fayay Mazban, autista quarantenne è stato colpito alla schiena ripetutamente mentre guidava attraverso un checkpoint inglese. Ci sono poi informazioni dettagliate su almeno venti sparatorie a incontri pubblici e manifestazioni. In una di queste è stato ucciso il quattordicenne Ali Salim.

Ma Amnesty si sofferma anche sui metodi di tortura e interrogatorio utilizzati «normalmente» dai militari per «ammorbidire» i sospetti. Tra i metodi più usati quelli già sperimentati nel nord Irlanda: detenuti costretti a non dormire per giorni, pestaggi, trattamenti disumani e degradanti per tutto il periodo di detenzione. I prigionieri sono costretti a rimanere in posizioni insostenibili per ore, spesso incappucciati e esposti a musica a tutto volume o a illuminazioni accecanti.

Amnesty poi denuncia la resistenza degli ufficiali britannici che non «dimostrano alcuna volontà di indagare sugli episodi di violenza portati alla loro attenzione». Per Nicole Choueiry, portavoce di Amnesty sul Medioriente, «purtroppo non è stata per noi una sorpresa vedere le foto pubblicate dal Mirror o le denunce di torture e maltrattamenti. E' vero - aggiunge - che gli americani sono stati in generale più coinvolti in episodi di brutalità dei britannici, ma in Iraq abbiamo scoperto torture diffuse anche nelle zone controllate dagli inglesi». L'organizzazione ha chiesto che siano aperte inchieste su tutti gli episodi di violenza e tortura e che siano condotte da enti indipendenti e imparziali. Ad Amnesty e in parte al Mirror ha risposto una portavoce del ministero della difesa britannico che ieri ha sostenuto che «le nostre truppe non sono state coinvolte in atti diffusi di violenza o tortura. Osserviamo rigidamente la Convenzione di Ginevra. E se qualcuno ha trasgredito sarà certamente punito». Attualmente, secondo quanto riferito dal ministero, sono aperte dieci inchieste su presunti maltrattamenti di detenuti iracheni. Uno degli episodi più tragici riguarda il pestaggio a morte di un prigioniero a Bassora. Il premier Tony Blair ha ribadito di essere «disgustato» dalle immagini pubblicate dal Mirror e ha promesso che ogni abuso sarà oggetto di indagini dettagliate. Intanto però il primo ministro ha annunciato che altri quattromila soldati raggiungeranno Najaf per coadiuvare gli americani nelle operazioni di controllo della città.

testo integrale tratto da "Il Manifesto" - 4 maggio 2004