FONTE: MISNA
VATICAN
CITY 26/7/2004 1:06 |
GIOVANNI
PAOLO II: "FERMATE LE GUERRE AFRICANE
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Church/Religious
Affairs, Standard |
Per
aiutare l'Africa e in particolar modo per mettere fine a due delle
guerre più tremende che la insanguinano, quelle in corso in Nord
Uganda e in Sudan, il Papa ha chiamato in causa le organizzazioni
internazionali, ma anche i responsabili politici dei singoli Paesi.
''Durante questi giorni di distensione e riposo - ha detto ieri
Giovanni Paolo II durante l'Angelus - il mio pensiero va spesso alle
drammatiche condizioni in cui versano diverse regioni del mondo.
Quest'oggi, in particolare, vorrei attirare la vostra attenzione sui
tragici eventi che segnano ormai da lungo tempo alcuni Paesi
dell'amato continente africano''. Il Pontefice ha ricordato che ''da
più di diciotto anni il Nord dell'Uganda è sconvolto da un
disumano conflitto, che coinvolge milioni di persone, soprattutto
bambini. Molti di essi, presi nella morsa della paura e privati di
ogni futuro, si sentono costretti a 'fare i soldati'''. L'appello è
stato rivolto sia alla comunità internazionale che ''ai
responsabili politici nazionali, perché si ponga fine a questo
ormai tragico conflitto e si offra una reale prospettiva di pace
all'intera nazione ugandese''. ''Altrettanto preoccupante - ha detto
poi - è la situazione in cui si trovano le care popolazioni del
Darfur, la regione occidentale del Sudan confinante con il Ciad. La
guerra, intensificatasi nel corso di questi mesi, porta con se'
sempre più povertà, disperazione e morte. Un ventennio di duri
scontri (tra il governo di Khartoum e gli indipendentisti del Sud,
ndr) ha prodotto in Sudan un numero ingente di morti, di sfollati e
di rifugiati. Come restare indifferenti? Rivolgo un accorato appello
ai responsabili politici e alle organizzazioni internazionali, perchè
non dimentichino questi altri nostri fratelli duramente provati''.
Da anni ormai Giovanni Paolo II parla dei drammi africani. Solo
quest'anno, tra l'altro, li ha ricordati nel discorso al corpo
diplomatico, il 12 gennaio, quando tra i problemi che affliggono il
mondo ha indicato le ''tensioni e conflitti'' in Africa dove ''agli
effetti della violenza si aggiungono l'impoverimento e
deterioramento del tessuto internazionale, gettando popoli interi
nella disperazione''. Per aiutare il continente a uscire da questo
quadro, appena un mese fa il Pontefice aveva chiamato all'impegno la
Chiesa stessa. In un saluto ai vescovi africani, riuniti a Roma per
la riunione del Consiglio post-sinodale della Segreteria generale
del Sinodo dei vescovi per l'Assemblea speciale per l'Africa, aveva
sottolineato che per aiutare il continente africano a superare le
ferite provocate da povertà, Aids e guerre, servono ''autentica
riconciliazione fraterna'' e lo ''sforzo congiunto di tutte le forze
vive della società'', in particolare di ''quelle della Chiesa''.
Dal 1986, in nord Uganda, le bande armate guidate da Joseph Kony
seminano morte e distruzione, senza che il governo di Kampala riesca
a fermare le violenze sul piano militare né ad avviare alcun tipo
di negoziato. Si calcola che finora le vittime di questo conflitto
siano oltre 100.000, 25.000 i minori sequestrati e oltre un milione
(1.500.000 secondo alcune fonti) gli sfollati. Quello del Darfur,
invece, è un conflitto più recente, anche se in pochi mesi è
stato capace di causare una delle più gravi crisi umanitarie del
Paese. Dal Febbraio del 2003 due gruppi armati nati come forze di
autodifesa popolari - il Movimento per la giustizia e
l’eguaglianza (Jem) e l'Esercito di liberazione del Sudan (Sla-m)
- si sono sollevati in armi contro il governo di Khartoum, accusato
di trascurare il Darfur, perché abitato prevalentemente da neri, e
di finanziare i ‘Janjaweed’, questo il nome con cui sono
conosciuti i predoni arabi che da anni razziano i villaggi e
seminano morte. In 17 mesi di combattimenti la guerra del Darfur ha
causato oltre un milione di sfollati interni, quasi 160.000 profughi
(tutti nel confinante Ciad) e migliaia di morti, dai 10.000 ai
30.000 secondo le stime più accreditate.
[MZ]
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dal sito www.misna.org
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