di
Arturo Paoli
Credere in Gesù
vuol dire accettare
di essere responsabili
della società
Non potete immaginare la gioia che ha
prodotto in me la notizia di questa vostra riunione su un tema che mi ha
appassionato fin dalla lontana gioventù: fede e politica. La ragione di
questa gioia va ricercata nel momento storico che stiamo vivendo che è un
momento di profonda crisi. La parola crisi non è del tutto negativa,
certo indica che qualcosa non va; ma significa anche che ci stiamo
accorgendo che non va, e abbiamo deciso di fermarci per vedere quali
decisioni prendere per trovare qualcosa di meglio. Da qualche anno ho
rinunziato a leggere libri di teologia, materia che mi appassiona, e mi
sono dedicato alla sociologia cioè alle analisi della società perché,
tenendo sempre presente che Gesù ha lasciato nella mano dell'uomo, di
tutta l'umanità il suo progetto che i Vangeli chiamano Regno di Dio, un
suo discepolo non può dire di amare Lui senza prendere a cuore il
progetto che non è un'azione compiuta nel tempo ma è tutto e unico senso
della sua vita. E la storia di questo Regno si svolge nel tempo e nella
società, nella polis in cui ci troviamo a vivere. Quanto più amiamo
Gesù tanto più ci appassioniamo per il Regno di Dio e viceversa,
dedicandoci al Regno con una passione che cresce nel tempo, sempre più ci
appassioniamo della sua Persona. E se questo Regno si fa nella società,
mi sembra addirittura ovvio che conosciamo il meglio possibile questa
società. Oggi - e vedo questo come un segno dei tempi e un aiuto dello
Spirito Santo, gli studi e le analisi della società sono numerosissimi.
Solo in questo ultimo mese ho letto due libri, e non crediate che passi le
giornate a un tavolo di studio.
La vostra riflessione su fede e politica è oggi di una importanza
essenziale e urgente e cercherò di chiarirlo. Cominciamo dalla fede. La
nostra fede si dichiara come seguimento di Gesù. E Gesù manifesta il
senso della sua vita, del suo essere al mondo nei pochi versetti ripresi
da Isaia e riportati nel Vangelo di Luca al quarto capitolo:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi
e predicare un anno di grazia del Signore.
Che poi la Chiesa con la collaborazione dei teologi e dei mistici svolga
gli altri molteplici sensi racchiusi nella persona di Gesù, non resta per
questo offuscato questo senso che con la sua bocca il Figlio dell'uomo ha
dato alla sua pratica di vita. Oggi i sociologi hanno trovato e
riabilitato una parola che rappresenta bene la vita di Gesù. Gesù è un
trasgressore. Giovanni Paolo II in un discorso tenuto in Messico nel primo
anno di pontificato definisce Maria modello di coloro che non accettano le
circostanze avverse della vita personale e sociale (discorso raccolto nel
documento di Puebla) e questo significa la parola trasgressore. E la
trasgressione è un atto politico cioè mi metto contro le forme di
schiavitù (liberare i prigionieri, tutte le forme di ingiusta
ripartizione dei beni, mi schiero con i poveri cioè con gli esclusi, dal
diritto sui beni che sono per tutti. E questo progetto è intrinsecamente
politico. Cacciari mette di fronte due parole grache oikos e polis. Oikos
è la casa, la famiglia, il collettivo-personale, polis è il
collettivo-sociale. Tutte le parole del programma di vita di Gesù si
rivolgono alla polis collettivo-sociale, alla sistemazione della società,
a quello che entra nell'ordine che rispetta la volontà del Creatore e
quello che la contraddice. E tutto questo progetto è posto sotto la luce
e la guida dello Spirito di Dio, quindi non è errato dire che la fede
cristiana è intrinsecamente politica. Credere in Gesù, vuol dire
accettare di essere responsabili della società di cui siamo membri.
E la forma politica che rende possibile l'attuazione di questa
responsabilità di ciascuno, dal più al meno istruito si chiama
democrazia, l'agorà come dicono i sociologi alludendo alla libera
politica dei greci, la piazza dove si mettono in luce le qualità sociali
da conquistare per una convivenza giusta pacifica e felice. Io ho visto
nascere o rinascere dopo oltre venti anni di fascismo questa democrazia e
ho preso parte alla sua incubazione avvenuta nel salone dell'Arcivescovado
come ho ricordato nella commemorazione di Ferdinando Martini. E a questo
connubio fede e politica sono rimasto fedele tutta la mia vita fra
tempeste e bonacce, diffamazioni e calunnie e le meravigliose luminose
gratificazioni dell'amicizia.
Saluto oggi il vostro evento che avviene dentro il progetto politico
globalizzazione, decisamente, assolutamente antidemocratico, anche se
lascia sussistere forme di governi nazionali permettendo loro di chiamarsi
democrazie. È doloroso assistere a questo processo di distruzione della
radice dell'umano che ci provoca alla trasgressione. E si fa attraverso la
tecnocrazia e il consumismo che sono gli strumenti per creare quell'uguaglianza
del pollaio di Orwell e il silenzio della pancia piena degli ubriachi. Per
chi ama la gioventù e ha lottato per difendere i suoi sogni in un tempo
in cui era possibile sognare, è veramente duro assistere a questa
distruzione sistematica dei giovani che si realizza in un clima di festa:
tutto finalizzato a renderli uniformi, sterilizzarli, distruggendo in loro
la capacità di vera amicizia. Che senso può avere la vita senza
amicizia? Tutto viene avvolto di tenebra senza amicizia, tutto perde
valore. Pensate a iniziative della tv come il Big Brother che presenta
chiaramente il criterio seguito per distruggere alla radice le prerogative
essenziali della persona. Nel mondo devi sbrigartela da solo e devi essere
un duro. Hai bisogno di alleati ma non di amici. Gli alleati sono di per
se stessi provvisori, quando non ti servono più devi essere pronto a
sbarazzartene. Nel mondo non trionfa il migliore ma il più furbo, il più
libero da scrupoli, da quello che hai imparato dalla religione se mai
l'hai avuta. Se ti capita serviti anche di questa ma non farti legare dai
suoi moralismi. Pensare che esista gente in questa Europa cristiana centro
di civiltà che si diverte a questo spettacolo infinitamente più crudele
di quello dei gladiatori che divertiva gli antichi romani, c'è da
chiedere che venga presto la fine di quest'occidente. Questi ultimi tempi
dominati dal brutto che ha ucciso Dio (Cacciari) sono una esplicita
condanna di un cristianesimo che mi è stato predicato da un giovanissimo
italiano spedito in Brasile per fare dei proseliti per il suo club
ultracattolico. Tu puoi salvare il mondo? Tu puoi salvare la tua anima?
Dopo aver atteso per qualche attimo la mia risposta che non è venuta, la
sua conclusione è stata: Dunque salva la tua anima e non ti occupare del
mondo! La tecnica ha prodotto uno strumento quasi miracoloso ma il Brutto
lo usa per convocare ragazzi da dodici a quattordici anni a spettacoli di
pornotecnica per renderli sempre più lontani dagli altri: vivi solo, solo
ti basti anche per soddisfare quel bisogno essenzialmente altruista.
L'altro o l'altra in carne e ossa sono, come scrive Sarte, l'inferno.
Questo esiste nella nostra società e le loro azioni sono in crescita e
confesso di sentirmi spesso preso da quell'indignazione che porta Gesù a
sragionare e abbandonare quello sconfinato mare di compassione per l'uomo.
Voi che per denaro tradite con tanta disinvoltura e tanta abilità la
persona umana distruggendo il suo bisogno vero di amicizia e fate della
sua bellezza una copertura dell'infamia che state consumando, uno
strumento di produzione monetario, sopprimetevi, uscite dal mondo, fate
presto perché questa epidemia che sta distruggendo la gioventù può
essere vinta solo se voi uscite dall'esistenza, quando voi non ci sarete
più.
E l'invettiva di Gesù raggiunge pienezza di senso se pensiamo alle mine
che emergono dalla terra in forma di balocchi per attirare i bambini
prediletti dal Maestro e strappare loro gli arti perché crescano
incapaci, così non potranno contrastare l'avanzata degli avidi
conquistatori.
Questo riferimento alla società genocida di cui noi facciamo parte ho
creduto necessario perché comprendiate l'importanza di questo vostro
incontro. Non c'è altro tipo di reazione a questo piano diabolico di
creare un'umanità pacifica perché non più di uomini. Prima di tutto voi
create questo valore che è il senso stesso della vita, l'amicizia, valore
che contrasta il progetto di uniformare l'umanità, amicizia significa non
solo amore ma dialogo, progetto, trasgressione, e di questo ha paura
l'impero. Le folle di giovani invitati ad ammirare e ad ascoltare
personaggi che esercitino su di loro qualunque tipo di fascino o con la
musica o col canto o con la parola o con qualunque esibizione del corpo,
non sono segno di amicizia, formano degli spettatori, non dei trasgressori
attivi che responsabilmente vogliono un'altra società e anche un'altra
chiesa non madre protettrice o peggio organizzatrice di solennità
spettacolari: ma centro di formazione e di invio raccontato da Luca al
capitolo 10 che rinnova oggi l'invio a portare la pace e conseguentemente
la giustizia e il riconoscimento di pari diritto degli uomini. Amicizia
non è solo star bene insieme, volersi bene, ma scoprire insieme quella
qualità che è la caratteristica dell'umano: la trasgressione, che non è
l'equivalente della violenza ma è rifiuto del male, dell'ingiustizia,
ribellione a tutte le forme di oppressione che la società ha organizzato
per distruggere questo centro di giovinezza.
Il passare degli anni rende sempre più vivo il ricordo del gruppo di
studenti di liceo che usciva dal cerchio per andare insieme a pensare, a
discutere, a sognare. Un compagno ha trasmesso questa nostra iniziativa in
una piccola pubblicazione che ho citato nell'incontro dell'anno scorso al
nostro liceo Macchiavelli. Nell'epoca fascista questa era una vera
trasgressione e ne eravamo coscienti ma il bisogno di fondare e di
alimentare una vera amicizia era così forte da superare qualunque veto.
In questi incontri sbocciava la mia vocazione religiosa e il mio
sacerdozio è stato sempre, almeno nell'intenzione, politico e religioso.
E seguimento del sacerdozio del Signore Gesù. Nel discorso di congedo
Gesù definisce il suo gruppo come una piccola comunità di amici. E dice
loro con estrema lealtà: Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. I lupi
non sono in chiesa né in sacrestia a meno che non siano ricoperti del
vello di agnelli, sono fuori nel mondo. Definire lupi questi nemici
dell'umano oggi al comando di tutti gli strumenti mediatici è ancora un
eufemismo. A questi ci manda il Maestro, dunque nella polis, dove si fa
politica che dovrebbe essere creatrice e ordintrice della comunità umana
e può essere creatrice di mali. Voglio ricordare qui con le parole del
filosofo Massimo Cacciari un grande amico e singolare creatore d'amicizia,
Ernesto Balducci, che fu amico anche a lui che ho sentito presente anche
anonimamente nelle parole del filosofo veneziano: Non è amicizia l'essere
amico del simile - e anche questo, ed è un mio commento, ci ha detto
Gesù - di ciò che si conosce che in qualche modo ci appartiene… Qui
l'inaudito consiste nel fatto che Dio rivela proprio se stesso come
straniero. Ero xenos, straniero e mi avete accolto (Mt. 25,35). Così Lui
si presenta come straniero, come il dissimile - e chiama per essere
riconosciuto in tale aspetto, non malgrado esso.
Dunque coraggio giovani. Gesù è qui con noi, attende solo di essere
accolto.
Vi saluto con affetto e con nostalgia della bianca chiesa che vi
accoglierà stasera, che si erge sulla piazza dei miei giochi infantili.
testo
integrale tratto dalla rivista Ore Undici - febbraio 2004
sito
www.oreundici.org