L'etica
sfruttata
Ecco «Sorellanatura»,
finanza buona per le banche
di Alessandro Messina*
Era l'ospite d'onore ma non si è
presentato. Il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha
disertato ieri la presentazione ufficiale del progetto «Sorellanatura»,
di cui è tra i principali artefici. Forse per gli effetti interni
dell'ultimo Ecofin, o forse per paura delle contestazioni annunciate ormai
da qualche giorno. L'Associazione finanza etica, che raccoglie gli
operatori della finanza alternativa (critica, solidale) in Italia, vede
infatti in questa operazione una vera e propria truffa ai danni dei
risparmiatori e un'invasione di campo, quello della finanza etica, da
parte della Banca d'Italia, che da arbitro assume le vesti di giocatore. E
azioni (nonviolente) di contro-informazione ci sono state a Roma, dove si
teneva il convegno (la mattina di fronte al Papa, il pomeriggio
all'università Gregoriana), ma anche a Bologna, Milano e Firenze, davanti
agli sportelli di Banca Intesa, coinvolta nel progetto. La posta in gioco
è alta: si tratta di frenare gli appetiti dell'alta finanza che mira a
conquistare il «mercato etico». E l'operazione «Sorellanatura» è in
questo senso emblematica (per i dettagli: www.finanza-etica.org). Si
tratta di un contenitore ancora vago di «progetti sociali» e per lo «sviluppo
sostenibile», a cui tutte le banche partecipanti devolveranno interessi e
commissioni di prodotti etici sottoscritti dai risparmiatori. L'operazione
- si legge nel documento inviato dalla stessa fondazione a tutte le grandi
banche italiane - è stata costruita e progettata con il fondamentale
ruolo di Bankitalia. Alle banche viene chiesto di associarsi alla
fondazione e ottenere così il diritto a vendere prodotti bancari con il
marchio «Eticamente» (questo il logo che si vuole imporre) e ad avere un
proprio rappresentante nel cosiddetto Comitato etico, che di fatto diventa
un Consiglio d'amministrazione.
Si spaccia così per finanza etica quello che è puro e semplice restyling
dei prodotti delle maggiori banche italiane, a cui viene appiccicato un
bollino di eticità purché il risparmiatore accetti di pagare più
commissioni o rinunci ad un po' di interessi, devoluti alla fondazione di
Assisi. Così si è espressa Susanna Ercoli, coordinatrice del progetto «Sorellanatura»,
nella presentazione di ieri: «Non chiediamo alle banche che si
assoceranno impegni particolari, basta aggiungere un marchio ai prodotti
già esistenti, così come sono. Nessuna procedura va cambiata». E in
tutta l'operazione, infatti, le banche non rinunciano ad un centesimo di
euro dei propri profitti, è solo al risparmiatore che viene chiesto di
contribuire al progetto, o rinunciando ad una quota (circa il 50%) degli
interessi, o pagando una commissione maggiorata. E' eclatante il caso dei
carnet di assegni che (a prescindere dal conto corrente su cui sono
appoggiati) potranno essere acquistati con il marchio «etico» dietro
semplice pagamento di un costo aggiuntivo di emissione pari ad 1 euro.
Insomma l'etica sta tutta nel prezzo, anche questa diventa roba per
ricchi. Tanto meno viene richiesta coerenza alle banche che, mentre con
una mano (e con i soldi del risparmiatore) fanno un po' di beneficenza,
con l'altra finanziano l'export di armi. E su Intesa - primo gruppo
italiano, principale azionista di Bankitalia, protagonista di spericolati
progetti in America Latina - si concentreranno anche nei prossimi mesi le
attenzioni delle associazioni per chiedere un cambio di rotta.
Ma fin qui siamo nel già visto di un mercato bancario incapace di
trasparenza. Ciò che è peggio è che in questa occasione la Banca
d'Italia ha assunto un ruolo di regia dell'operazione e, di fatto, ha
benedetto una certa visione di finanza etica (la peggiore) a scapito di
quella promossa ogni giorno dalle decine di migliaia di cittadini e di
associazioni che nel nostro paese investono i propri soldi in modo
coerente nella Banca Etica o nelle Mag. Si tratta di un episodio grave,
perché viola le stesse regole elementari di concorrenza che tanto stanno
a cuore - a parole - a Fazio. E perché ignora e scavalca il percorso di
crescita e di sperimentazione fatto dalla società civile.
*presidente associazione
finanza etica
testo integrale tratto da
"Il Manifesto" - 27 novembre 2003