" E se
domani..." 25
aprile 2009 di Eleonora Cicero
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“…e
rimetti a noi i nostri debiti, come
noi li rimettiamo ai nostri debitori…”
I
rapporti umani, fin dalla notte dei tempi, sono scanditi da odi,
incomprensioni, rivalità e ipocrisie. Tutti sentimenti questi, che, quando non
hanno provocato vere e proprie guerre, hanno comunque avvizzito molte vite,
chiudendole in un’atmosfera di morte e risentimento. In
molte occasioni, le radici dell’astio si fondano su motivazioni banali e folli,
in altre ancora, su torti subìti per i quali l’umana pietà tarda a conciliarsi
con le ferite dell’anima. È
dunque possibile perdonare quando le nostre ferite rappresentano delle voragini
esistenziali? È possibile guardare in faccia il nostro “carnefice” e dire “Ti
Perdono”? E’ umanamente pensabile tutto questo? La
storia è piena di grandi conversioni, che hanno trasformato i cuori più
induriti in fonte d’amore e altruismo, però è altrettanto piena di cronache che
hanno visto colombe trasformarsi in belve. Ovviamente
l’entità dei torti ricevuti varia da persona a persona, per questo il concetto
di “perdono” da me trattato si riferisce agli episodi più “gravi”, quelli che
di fatto segnano in maniera concreta, l’evolversi di una o più esistenze. La
difficoltà di perdonare il prossimo, abbraccia l’intera vicenda umana e
traspare anche dalle varie vicende bibliche. Il più delle volte il concetto di
“giustizia umana” annebbia ancora di più la capacità di mettere da parte i
rancori e ricominciare da zero. Ho
visto storie davanti alle quali io stessa faticavo a provare pietà per
l’aguzzino (immaginiamoci le persone direttamente interessate!). Ma
cos’è il Perdono? Se scomponiamo la parola, letteralmente suona così: “per
dono”. Significa quindi che è un atteggiamento che doniamo gratuitamente, con
pienezza di cuore. Significa pure, che prima di essere un dono da dare
all’altro , è un dono che riceviamo noi stessi. Perdonare,
il più delle volte necessita tanta fatica e grande ricerca umana e spirituale.
Non è così semplice accogliere l’altro nel proprio cuore, amarlo come fratello
se il dolore e la sofferenza si è annidata sotto forma di rancore e
disperazione. Il
perdono, prima dell’articolazione delle labbra, necessita un’articolazione del
proprio cuore, una conversione del nostro dolore in umana pietà. Tutto questo,
è umanamente possibile? Ci sono casi, in cui l’unica risposta è un desolato
“no”. Sono i casi in cui le ferite ricevute sono gravi ed irreversibili, sono i
casi in cui ad avere subìto tali torti sono le persone che amiamo di più.
Allora che fare? È possibile definirsi “cristiani”? In
questi giorni, questa domanda mi ha interrogato parecchio. Ho trovato una
risposta da un’amica che mi ha detto che qualche giorno fa in televisione, ha
visto la testimonianza di un uomo. Questi vive in una regione africana martoriata
dalle numerose e cruente mattanze etniche, che scandiscono le cronache di
questo continente. La sua famiglia è stata completamente massacrata e davanti
alla domanda su cosa facesse adesso, lui ha candidamente risposto “Prego! Perché
se mai mi capitasse di trovarmi davanti gli assassini dei miei cari, da dove
potrò attingere la forza per perdonarli?”. È
una testimonianza che lascia senza fiato e che, a mio modesto avviso, rivela la
fragilità umana che si avvita ad una teologica consapevolezza: il perdono è un
Dono da chiedere a Dio! Non
c’è altra via! Non si può sperare in un buonismo ovattato che metta a posto
ogni cosa. Non
è un dono da chiedere per i carnefici, ma prima di tutto per le vittime. Un
perdono sincero, apre la via ad una vita più feconda e più vera.
Contrariamente, si rischia la chiusura in noi stessi ed il vittimismo
esasperato che si tramuta in uno sterile difensivismo. Non
è facile chiedere tale dono, né concederlo, ma ciò che è impossibile agli
uomini, è possibile a Dio. Mi
è capitato di riflettere parecchio sulla figura di Giuda Iscariota. Quest’uomo
è passato alla storia come il “traditore” per eccellenza…. Ma siamo sicuri che
il verdetto di condanna umano, corrisponda con quello di Dio? Cristo ha
perdonato i suoi aguzzini sulla croce, da una posizione non facile, da una
fragilità umanamente spietata… perché non avrebbe dovuto perdonare anche Giuda? Noi
continuiamo a mettere a morte Caino e a condannare Giuda, mentre i nostri
tradimenti ed i nostri misfatti li ignoriamo completamente… Che
il buon Dio non smetta mai di concederci il suo “PerDono” per i nostri peccati,
e che noi possiamo trovare la forza, nella nostra fragilità, di chiedere questo
dono per noi stessi e per chi ci ha fatto del male, affinché anche noi possiamo
rimettere i debiti ai nostri debitori e vivere la gratuità del Dono da Figli
Liberi, perché se
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