" E se
domani..." 19
aprile 2009 di Eleonora Cicero
|
“Non mi sento obbligato
a credere che lo stesso Dio che
ci ha dotato di sensi, ragione e intelletto, pretenda che non li
utilizzi” Galileo Galilei
Negli
occhi e nel cuore di tutto il paese, è ancora presente la tragedia del terremoto
in Abruzzo che ha devastato la provincia dell’Aquila nei giorni scorsi. Un
plauso va sicuramente ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile e ai Volontari
che, mettendo la propria vita in pericolo, hanno effettuato un lavoro
impagabile. Qualche caduta di stile si è riscontrata in qualche esponente della
maggioranza, che, strumentalizzando l’accaduto, non ha perso tempo per
glorificare l’operato del Governo e la tempestività del suo intervento. Tuttavia
il bilancio dell’evento sismico, è talmente catastrofico, che sembra avere in
mano numeri di guerra: quasi 300 morti, 60.000 persone senza più una casa,
milioni e milioni di euro per la ricostruzione, anni e anni per tornare alla
“normalità”. La domanda che in tutti questi giorni è stata più volte ripetuta,
innescando non poche polemiche, è: tutto questo si poteva evitare? A
sentire qualcuno si, a detta di tanti altri, no. Peccato che già dalle ore successive al dramma, i
telegiornali informavano che la popolazione dell’Aquila era sottoposta a scosse
sismiche di “moderata entità” già da qualche mese. Mi viene spontaneo a questo
punto, pormi una domanda: perché nessun telegiornale si è preoccupato di dare
notizia di queste scosse che già da qualche tempo attanagliavano l’Abruzzo? Era
davvero più importante rendicontare l’ennesima gaffe del Premier col la regina?
Era molto più importante lasciare spazio alle beghe milionarie del calcio
italiano? Era davvero di vitale importanza ritagliare servizi sui vari reality
show di casa nostra? E davanti ad un servizio d’informazione, colpevolmente
assente in un primo momento, e ossessivamente presente dopo il dramma, cosa ci
sarà da aspettarsi nelle prossime settimane? Si chiuderà il sipario come
avvenuto nel In
questi giorni, parecchie volte è stato tirato in ballo Dio, quasi fosse il
diretto responsabile di quanto accaduto. Mi chiedo il motivo per il quale,
quando le cose vanno bene è merito nostro, quando vanno male, è colpa di Dio! Gli
eventi sismici, sono realtà fisiologiche del nostro pianeta. La
questione non è tanto il dirimere sul perché esistono i terremoti, quanto a
interrogarsi seriamente sul perché, nel Siamo
sicuri che è stato solo per la sua potenza? Siamo sicuri che è stato solo per
l’orario notturno? Inquietanti
verità stanno venendo fuori da sotto le macerie, verità che inchiodano a delle
responsabilità che, di fatto, qualcuno si deve prendere: la maggior parte delle
abitazioni crollate non erano state costruite con criteri antisismici, e, non
meno grave, molte erano state costruite con sabbia di mare! Siamo quindi sicuri
che le morti devono avere come unico responsabile il terremoto? Qualcuno
spieghi ai familiari delle quasi 300 vittime, perché un dossier del 1999
dell’allora sottosegretario alla Protezione Civile Franco Barberi[1], nel
quale veniva sottolineato il grado della vulnerabilità di determinati edifici
in alcune regioni d’Italia, sia stato archiviato nel dimenticatoio. Un rapporto
di mesi di lavoro, che anticipava quello che poi è tragicamente accaduto: tutti
i palazzi pubblici crollati erano stati giudicati 10 anni prima fortemente
vulnerabili in caso di scosse sismiche. Suona amaramente beffardo quindi, fare
del terremoto la causa di tutti i mali, l’Imprevedibile davanti al quale non
esiste possibilità di salvezza. Sempre all’interno dello stesso dossier,
vengono elencate numerose strutture in altre regioni italiane…è stato fatto qualcosa?
Verrà fatto qualcosa adesso o aspetteremo nuovi crolli e altre vittime?! Sfiduciato il commento dello stesso Franco
Barberi, che in un’intervista al Tg3 del 16/04/2009, commenta amaramente quanto
accaduto e, davanti alla domanda circa la possibilità di correre ai ripari là
dove è ancora possibile, commenta demoralizzato: “ne ho visti troppi (di
terremoti, danni e mancata prevenzione) per poter essere ottimista”. Sono
parole forti ma che rendono l’idea di quanto l’opera dell’uomo ha un’enorme
responsabilità nei vari drammi sismici. Ancora lo stesso Barberi afferma, che
se quel dossier fosse stato reso pubblico, non solo non sarebbero crollati i
palazzi pubblici, ma anche la gente avrebbe preso precauzioni più concrete atte
a proteggere le proprie abitazioni da probabili
eventi sismici. Il
nostro è un paese, dove tutto tende sempre ad aggiustarsi a “tarallucci e
vino”. Apparentemente cambia tutto ma, in fondo, non cambia mai niente e a
farne le spese è sempre il “popolo sovrano”! L’Italia
è un territorio ad elevata pericolosità sismica eppure, se analizziamo le
costruzioni (in modo particolare nel centro-sud) solo una piccola percentuale
sono costruite secondo le normative previste. La maggior parte di esse non è a
norma. I controlli scattano solo in caso di eventi nefasti. In
molti casi, non c’è nemmeno la cultura alla legalità edilizia, quasi che la
sicurezza sia qualcosa da post-porre al valore economico della casa stessa. In
molti altri casi, subentra il fattore della criminalità organizzata che mette
le mani su appalti pubblici utilizzando materiali scadenti. In altri ancora
torna alla ribalta il rispetto per l’ambiente e la natura: bisogna costruire là
dove è possibile e non là dove si desidera! Necessita quindi una responsabilità
comune per cercare di limitare i danni di eventi naturali: perché se è vero che
questi sono imprevedibili, è pure vero che, da parte nostra, dobbiamo pure
mettere in conto la possibilità del loro verificarsi! Suona beffardo e
anacronistico dire “non eravamo preparati” quando si sarebbe potuto scrivere
un finale diverso per tanti drammi
italiani. È
l’ora di crescere e fare delle scelte mature. Un’intera provincia è ridotta in
ginocchio per colpi bassi perpetrati da chi gioca con la vita delle persone per
interessi economici. Il numero delle vittime deve davvero indurre ad una
maggiore serietà nelle scelte quotidiane, perché se è vero che probabilmente
queste ci sarebbero state ugualmente, sicuramente il loro numero poteva essere
minore. Unirsi
al dolore dei parenti delle vittime e a quello di chi non ha più un tetto sulla
testa, significa fare in modo che simili catastrofi non si ripetano mai più.
|