" E se domani..."                                                                      11 luglio 2010

di Eleonora Cicero

“E'  ricco chi desidera soltanto

 ciò che gli fa veramente piacere”

 

Alphonse Karr



 

La Virtù del folle

Esistono dei canoni esistenziali che, indipendentemente dallo spazio temporale dei vari popoli, segnano una costante in tutte le culture.

Fra queste prerogative, non manca certo la voglia di affermarsi nella vita.

Succede quindi, di osannare uno sportivo cresciuto nei borghi più poveri di una città e diventato ricco e famoso “riscattandosi” da una realtà di miseria e anonimato. Succede pure di voler imitare un piccolo imprenditore che, lavorando sodo, ha costruito un impero economico o una persona di spettacolo che ha sfondato nello “star-system”. Esistono anche i casi paradossali, nei quali ad essere oggetto di imitazione e di stima sono i boss della mala.

Chiunque diviene modello, rappresenta dunque l’immagine del successo, del denaro, del potere, della fama, e in un modo o in un altro, siamo tutti educati a “riuscire nella vita”.

Da questa premessa, si può capire quale piacevole sorpresa ha destato in me, l’articolo secondo cui, un genio della matematica ha rifiutato il premio di un milione di dollari previsto per la risoluzione uno dei sette quesiti matematici del millennio[1].

La cosa paradossale, è che il rifiuto non viene da un professore borghese, benestante, milionario, ma da una persona che abita con la madre in un palazzo popolare, che cammina con scarpe sformate, che ha un look trasandato (che richiama parecchio quello di un clochard) e che nella sua vita ha rinunciato ad onori e riconoscimenti importanti.

Trattasi di un genio definito folle, ed in fin dei conti, per la nostra mentalità borghese e per il buon senso umano, è pura follia rifiutare soldi e riconoscimento… eppure è una follia che invidio!

Pensate la libertà di poter decidere come vivere la propria vita lontano dalle certezze economiche del buon senso umano, lontano da lustrini, onori e glorie.

Quello che molti chiamano “follia”, io ritengo sia “l’assennatezza dell’anima” che non si lascia sedurre da vecchi demoni e nuove tendenze.

Sono davvero convinta che dobbiamo riflettere molto di più su gesti come questi, perché indipendentemente dal Credo di ognuno, occorre davvero rivedere le nostre priorità ed i nostri valori.

L’anima di ognuno di noi, nasce con valori autentici e sono quegli stessi valori che definiamo “coscienza”. Il punto è che crescendo inquiniamo tutto con il nostro egoismo, con la smania di possedere, di emergere, di calpestare gli altri per affermare noi stessi.

Il matematico russo ha valutato i pro ed i contro del premio e ha capito che avrebbe portato più male che bene nella sua vita.

Se anche noi smettessimo di abbracciare la filosofia del denaro e del potere a tutti i costi, forse riusciremmo ad apprezzare di più i doni che il buon Dio ci offre.

Forse resteremmo più esterrefatti dai loschi intrighi che riguardano i nostri rappresentanti politici. Forse ci interrogheremmo seriamente su che razza di mondo e di valori stiamo lasciando ai nostri figli.

La povertà, quando non è miseria, è maestra di vita. Non si tratta di vivere di stenti o di non avere di che cibarsi, ma di ristabilire un rapporto equo con le cose e con se stessi.

Siamo diventati tante pedine nella grande macchina della Finanza che stritola, riduce in miseria, arricchisce le tasche già piene di chi non ha scrupoli e toglie qualsiasi dignità a quanti vengono sacrificati al re denaro.

Dire “no” a tutto questo nel proprio piccolo, significa davvero riscoprire il senso della gratuità, della pienezza, della libertà e dell’amore. Tutto assume un valore diverso scardinando quelle certezze innescate da piccoli.

Finchè si ha il coraggio di essere “folli”, significa che si dispone ancora di un’autonomia propria che la società non ha scalfito con i suoi bisogni indotti. Significa essere liberi di agire diversamente, ri-modulando il superfluo e l’indispensabile.

Se ognuno pensasse che nella propria persona risiede una ricchezza immensa che non può essere né barattata, né comprata, forse imparerebbe ad essere follemente innamorato della vita e non delle cose.



[1] http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201007articoli/56437girata.asp



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