“Vegliare significa vivere a fondo
l'oggi del Cristo in noi”
A. M. Besnard
La culla vuota
Il
conto alla rovescia è partito: il Natale è ormai prossimo e, nonostante la
crisi, non mancano luminarie per le strade, alberi/presepi nelle case e regali
da comprare.
Come
ogni anno si assiste ad una frenesia generale che invade tutti,
indistintamente. Eppure basterebbe accendere la televisione per comprendere che
non è un Natale come gli altri.
Basterebbe
pensare alle migliaia di famiglie che quest'anno non possono contare su uno
stipendio; basterebbe analizzare la furia cieca che attanaglia le storie di
cronaca; basterebbe guardare i volti tristi delle persone che incontriamo per
le strade...
Certo,
storie di tutti i giorni e di tutti gli anni, allora cos'è che rende diverso
questo Natale?
Questo
Natale è diverso perché siamo in ”crisi”; perché non riusciamo più a gioire
all…annuncio del Dio che viene; perché, impelagati nei nostri problemi, non
riusciamo più a guardare la sofferenza degli altri. In poche parole, questo
Natale è diverso perché non aspettiamo più nessuno!
Non
abbiamo il calore e l'Amore di chi attende un “Bimbo” che viene, non abbiamo lo
stupore dei pastori, non abbiamo la capacità di accogliere il Veniente con un
animo puro e gioioso: nella nostra immensa saccenza, abbiamo cancellato tutto!
Del
Natale è rimasto solo un idolo consumista che rende tutti più tristi perché
nell'impossibilità di spendere; è rimasto solo una prassi abitudinaria svuotata
dell'essenza stessa del suo significato...
Forse
a mezzanotte del 24 dicembre in molti metteranno il bambinello nella mangiatoia
accanto al bue e all'asinello... ma quella culla rischia di rimanere
desolatamente vuota!
Rimane
vuota perché quel bambino che mettiamo nel presepe rimane imprigionato in un
pezzo di plastica; rimane vuota perché restiamo sordi al Dio della vita; rimane
vuota perché quel bimbo avvolto in fasce è lo stesso Re che siede sullo scranno
di una croce; rimane vuota perché l'attesa si limita a festeggiare l'evento del
25 Dicembre ma termina in un buonismo arido che si consuma al soffio della
mezzanotte. Insomma, quella culla rimane vuota perché non è animata dall'Amore
che la presenza del Cristo dovrebbe diffondere nella nostra vita.
Prima
di scambiarci doni o d'imbandire le tavole di piatti succulenti, sarebbe forse
più sensato chiedersi chi stiamo aspettando: magari rimarremmo pure sorpresi e
scandalizzati dalla risposta che potremmo trovare, perché il Dio che viene non
sta in un'effigie di un bimbo di plastica ma nel volto stanco e sporco di chi
viene nei barconi che noi rispediamo indietro; nel volto dei così tanto
criminalizzati “rom”; nel volto di un bimbo violato, sfruttato, emarginato; nel
volto degli ultimi della storia che tanto infastidiscono le nostre perfette
esistenze borghesi. Quel volto che viene, è quello che ognuno di noi si porta
dentro, nella profondità della propria anima: là dove la nostra esistenza è
chiamata non a uno sterile egocentrismo ma ad una consegna piena, totale e gratuita.
Dio
è Amore e questo è quello a cui dobbiamo prepararci. Se il Tempo d'Avvento non
ci predispone a questo, possiamo affannarci a mettere tutti i bambinelli del
mondo all'interno di quella grotta ma quella culla, rimarrà drammaticamente
vuota.
haselix@gmail.com
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