«Educare
alla pace: dovere di ogni fede»
Incontrando
il Comitato misto islamico-cattolico il Papa ha rinnovato l'invito
a non rassegnarsi alla violenza: «Promuovete il rispetto e la
comprensione reciproca»
Di
Giorgio Bernardelli
«La pace sia con
voi». È con queste parole che Giovanni Paolo II ha accolto ieri
mattina nella Sala del Concistoro in Vaticano, i partecipanti al
nono congresso dell'Islamic-Catholic Liaison Committee, il
comitato misto promosso insieme dalla Pontificia Commissione per i
rapporti religiosi con i musulmani e dall'Università di Al-Ahzar,
al Cairo, uno dei centri culturali più importanti del mondo
islamico. Si è trattato di un incontro molto significativo: il
Comitato è infatti un organismo in prima linea nella discussione
sul contributo che cristiani e musulmani insieme posso offrire
alla costruzione della pace. Fu proprio questo organismo,
all'indomani dell'11 settembre, a diffondere un documento di
condanna «degli orribili atti di terrorismo». E nel 2002, in
occasione dell'ultima sessione tenutasi nel periodo più caldo
della crisi israelo-palestinese, il Comitato aveva diffuso
un'altra dichiarazione sulla situazione in Terra Santa. «Siamo
convinti - avevano scritto i partecipanti - che la violenza generi
violenza. La spirale della violenza deve essere interrotta.
Attestiamo che il dialogo è l'unica soluzione all'attuale
situazione di stallo». Ora questo nono incontro. In uno scenario
internazionale che resta difficile. E che in qualche modo rende
questi momenti di riflessione comune ancora più necessari. È
proprio quanto ha voluto sottolineare ieri il Papa. Non senza
guardare in faccia alle difficoltà di questa sfida. «Il vostro
comitato, che aiuta la comunicazione tra cristiani e musulmani -
ha detto Giovanni Paolo II nel suo breve saluto -, è stato
fondato in un periodo di grandi aspettative per la pace nel mondo.
Sfortunatamente questa speranza non si è ancora realizzata. Di
fronte alle tragedie che continuano ad affliggere l'umanità, è
ancora più necessario convincere le persone che la pace è
possibile. Davvero - ha aggiunto il Pontefice - si tratta di un
dovere. Incoraggio voi e tutti i leader delle religioni a
promuovere una cultura di dialogo, comprensione r eciproca e
rispetto».
La pace come sfida che interpella tutti. Non stupisce, dunque, che
i medesimi toni il Papa, ieri li abbia usati anche parlando ai
dirigenti e al personale dell'Ispettorato generale di pubblica
sicurezza presso il Vaticano. «Il vostro compito - ha detto il
Pontefice agli agenti che vigilano sulla Santa Sede - è diventato
più complesso negli ultimi anni, perché episodi di efferata
violenza terroristica hanno fortemente scosso la sicurezza delle
nostre città. Mentre viene intensificata con ogni mezzo l'azione
di vigilanza, appare ogni giorno più urgente l'impegno di educare
alla pace. Dinanzi alle non poche situazioni drammatiche del
nostro tempo, il rischio è quello di cedere al fatalismo come se
la pace fosse un traguardo quasi impossibile da raggiungere. Non
bisogna soccombere a tale tentazione. L'educazione alla pace, con
tutte le sue concrete esigenze, deve continuare ad essere oggetto
dell'impegno incessante di tutti».