HOREB N. 47 - 2/2007 | |
La
via della felicità
Editoriale Credevamo
che la felicità fosse a portata di mano e a basso costo! Credevamo, in
sostanza che l’uomo potesse autoprogettarsi e, servendosi delle immense
possibilità di progresso, offerte dalla ragione e dalla scienza, avesse
la capacità di darsi un senso, di costruirsi il proprio futuro, di darsi
la felicità. E
invece, si è dovuto constatare che non sempre ciò che razionalmente e
scientificamente programmiamo è garanzia di felicità. Si ha
l’impressione, anzi, che un certo progresso si stia rivoltando contro
l’uomo per cui viene meno la fiducia nel progresso come cammino di
raggiungimento di una felicità terrena e la paura diventa compagna oscura
della contemporaneità: paura dell'atomo impazzito, del degrado ecologico,
della manipolazione genetica, della precarietà dell'esistere,
dell'invasione di "nuovi barbari". In
questo clima, affiora una certa rassegnazione al conformismo e, sebbene la
domanda sul senso della vita e la ricerca della felicità non vengono
negate, sono, però, relegate nell'ambito della sfera individuale: da qui
la cultura del privato, la soddisfazione dei bisogni personali, la
deresponsabilizzazione rispetto agli interessi collettivi. Ma
il senso della vita, la ricerca della felicità può essere relegato
all’ambito privato o si pone piuttosto nell’orizzonte più vasto della
relazione e della relazione gratuita? Noi
optiamo per la seconda ipotesi e, nella presente monografia, consapevoli
della complessità e la problematicità che segnano il nostro secolo, non
vogliamo offrire ricette preconfezionate sulla felicità, ma desideriamo
indicare delle tracce che consentano di aprirsi alla via della felicità.
Da credenti, alla luce di colui che ha detto: “Io sono la via” e che
nelle beatitudini evangeliche (beato, in ebraico’ashré =
beatitudine/felicità, ma anche camminare) ci propone un itinerario di
vita riuscita, felice, riteniamo che la felicità, più che un sentimento
di serenità appagata, priva di ombre e di crisi, sia un modo di vivere
che comporta una scelta di ascolto di Dio e dei fratelli, di solidarietà
profonda con il genere umano, di fedeltà alla storia, e di impegno per la
trasformazione del mondo. La monografia, allora, pone all’inizio della riflessione la felicità come via che ci apre alle grandi questioni dell’esistenza umana perché attiene al senso della vita e all’identità della persona come essere mosso dal bisogno e dal desiderio di dispiegare le proprie potenzialità come dono d’amore per l’altro (G. Schillaci). Anche se la felicità nell’orizzonte della riflessione umana è, forse, indefinibile, tuttavia è certo che è esperienza realissima; lo testimonia, ad esempio, la poesia italiana del novecento che canta la felicità con modulazioni differenti: come ricordo nostalgico dell’infanzia, come identificazione con i ritmi della natura, come proiezione nell’eternità, come capacità di abitare il mondo (A. Sichera). Tra le grandi questioni dell’esistenza oggi è da considerare la realtà complessa e variegata del mondo dei giovani, analizzata da chi lavora nel settore del volontariato giovanile, che si rivela una “via tortuosa” verso la felicità (S. Rizzo), e quella drammatica dell’immigrazione irregolare che sbarca sulle coste della Sicilia, analizzata da chi ne è stato testimone diretto, e che si rivela una “via sbarrata” verso la felicità, ovvero una via verso l’infelicità (M. Schinella). Dentro questa storia umana di felicità e di infelicità, è compito dei cristiani, dei“discepoli della Via”, testimoniare un itinerario esistenziale di felicità radicato nella Parola di Dio e nella concretezza della vita. La meditazione sul Sal 1, il salmo che fa da portale alla preghiera biblica del credente, evidenzia che l’uomo beato è innanzitutto colui che sa dire “no” alla via degli empi e sa dire “sì” alla Legge del Signore meditandola e radicandosi in essa per dare un senso di vera umanità alla propria vita (G. Del Signore). Radicato nella Legge del Signore, il cristiano sperimenta la beatitudine del “cuore puro”, ovvero di una esistenza che diventa trasparenza e specchio della presenza di Dio nel mondo (A. Antista). Tutto questo ci conduce a Cristo Gesù, a Colui che ha vissuto e annunciato il senso vero della felicità proponendo con le Beatitudini la povertà come stile di vita e danzando davanti a Dio con tutti i piccoli della terra custodi della rivelazione del Padre suo (E. Palumbo). Nella sequela di Gesù troviamo l’esperienza di alcuni testimoni della fede che hanno vissuto la felicità — come Maria Maddalena di Firenze — non nelle grandi realizzazioni ma nella fedele risposta dentro i fallimenti della vita alla propria chiamata e al carisma ricevuto dal Signore (C. Vasciaveo), oppure — come Elisabetta della Trinità — nella relazione appassionata e gratuita con Dio Trinità e con i suoi famigliari e amici (A. Neglia). Nella sequela del Figlio anche i cristiani del nostro tempo sono chiamati a vivere e proporre vie evangeliche e profetiche di felicità; tra queste si evidenzia la via del perdono (A. Rizzi) e della sobrietà (G. Battaglia). A conclusione della monografia, l’indicazione di siti web che trattano del tema della felicità (G. La Malfa). Per
la rubrica “Guardando oltre”, curata da M. Assenza, si propone una
riflessione sulla politica come agire virtuoso nella e per la città. Il quaderno si chiude con gli “Itinerari”. Per “Prospettive del Vaticano II”, una riflessione puntuale sulla recezione o meno dell’utopia conciliare (C. Militello). Per “Media e Spiritualità”, una riflessione sui programmi religiosi televisi (L. Grandi). Per “Ricerche sul Carmelo”, un secondo articolo dedicato alla figura di S. Alberto di Trapani come uomo della Parola (G. Grosso).
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