HOREB  N. 45 - 3/2006  

Educare al desiderio

Editoriale  

Il desiderio è componente intrinseca dell’esperienza umana, riflette l’essere profondo dell’uomo in quanto essere permanentemente aperto, è espressione della sua vitalità. Desiderare è proprio dell’uomo che spera ed è proiettato nel futuro, è attesa della novità. Naturalmente, l'uomo agisce mosso dal desiderio profondo di una promessa di felicità che lo alletta. E la gioia è l'esperienza che si produce in noi quando otteniamo che si realizzi un desiderio.

Desiderare, quindi, è dell’uomo che, pur vivendo la drammaticità del presente e il notturno dei giorni, coltiva la speranza che al di là del tunnel, al di là del chiaroscuro della vita, c’è la luce.

Chi non nutre più desideri è un essere dagli occhi spenti che in un certo senso si nega al futuro o, per lo meno, ha paura di affrontarlo ad occhi aperti. E c’è da dire che nella nostra società occidentale, per tanti versi sazia, sono presenti tanti volti spenti, privi di desideri, è urgente, quindi, educare al desiderio, alla speranza, ridimensionando anche una certa antropologia, a volte assunta acriticamente anche dalla tradizione cristiana, pensata in orizzonte neoplatonico, e orientata al disprezzo del corpo e al soffocamento di ogni desiderio.

“Educare al desiderio”, quindi, è importante ma è urgente anche “educare il desiderio”, perché esso muovendosi tra impulso del soggetto che cerca soddisfazione e appetibilità dell’oggetto che genera attrazione si manifesta come realtà fluida con aspetti non sempre cristallini.

Non è cristallino il soggetto che desidera, perché, pur essendo, come persona, nativamente relazione al punto che non potrebbe comprendersi né tanto meno definirsi a prescindere dal riferimento a l’altro, spesso coltiva un desiderio autoreferenziale in assoluto e si chiude in una soggettività esasperata, come semplice adesione alla logica del piacere individuale, del possesso o del capriccio personale, incapace di trovare un giusto equilibrio tra le esigenze proprie e quelle degli altri.

Non è cristallino spesso neanche l’oggetto desiderato, proposto dall’esterno all’appetibilità della persona. Esso a volte è illusorio, vacuo o addirittura distruttivo. Eppure è imbonito in modo talmente seducente da una logica di mercato e da una pubblicità invadente da renderlo appetibile a qualsiasi costo.

Da qui la necessità di educazione del soggetto, di purificazione del cuore, diremmo oggi, come luogo delle decisioni e delle scelte, come spazio di libertà; ela necessità di vigilanza nei riguardi di tutti gli ideali e dei prodotti connessi che la società dei consumi e la logica del mercato con fare seducente ogni giorno propone e rende desiderabili.

Questo orientamento educativo è il filo d’oro che attraversa le riflessioni del presente quaderno.

 

L’apertura della monografia fa emergere la consapevolezza del desiderio come esperienza umana inevitabile e necessaria, ma bisognosa sempre di discernimento, affinché possano realizzarsi le autentiche potenzialità dell’essere umano (G. Salonia); al riguardo, significativa è l’analisi della trama del novecento letterario dell’uomo smarrito e condannato all’assenza di progettualità e di speranza (B. Salvarani).

Il desiderio pone l’essere umano in ricerca/conoscenza di sé, dell’altro e di Dio: ce lo evidenzia in maniera esemplare la S. Scrittura nel filo “rosso fiamma incandescente” della narrazione poetica del Cantico dei Cantici, dove tema di fondo è la ricerca dell’amore (G. Barbiero), e in quella “perla” di narrazione evangelica che è la parabola lucana del Padre e dei due figli, dove tema di fondo è la ricerca della libertà e la compassione del Padre ricco di misericordia (G. Del Signore).

Se la S. Scrittura ci rivela l’attenzione amorevole di Dio per la creatura umana, in che misura la Chiesa, popolo di Dio, sa essere il riflesso di tale attenzione divina? Oggi la Chiesa è chiamata a saper intercettare, nell’ascolto sapiente dell’altro, gli autentici desideri del cuore umano, così come lo imparò la Samaritana nell’incontro con Cristo al pozzo di Giacobbe (F. Scalia). Illuminanti, al riguardo, anche due testimonianze: l’itinerario di un missionario comboniano nel mondo dell’Islam (C. Spadavecchia) e di una donna giovane, donna musulmana affascinata dall’esperienza di Charles de Foucauld, beatificato il 13 novembre 2005 (R. Boussaid).

I nostri desideri spesso sono ambigui, perché ambiguo è il cuore umano. Da qui la necessità di un serio discernimento evangelico proposto alla luce dell’esperienza di S. Agostino (S. Grisanti) e della dottrina spirituale di S. Giovanni della Croce (A. Neglia), integrato da un itinerario etico-spirituale dove è possibile declinare desiderio e preghiera, desiderio e speranza per un’autentica realizzazione della persona umana “ad immagine di Dio” (S. Consoli).

A conclusione della monografia, l’indicazione di siti web utili per non lasciarsi condizionare dai bisogni indotti della pubblicità (G. La Malfa).

Per la rubrica “Guardando oltre”, curata da M. Assenza, una riflessione sui desideri di futuro emergenti dalle nuove generazioni.

Il quaderno si chiude con gli “Itinerari”. Per “Educare al pluralismo religioso”, una riflessione sull’insegnamento della religione nella scuola alla luce del corso di Bradford (B. Salvarani). Per “Teatro e Spiritualità”, una riflessione sull’opera teatrale di Brecht, Ibsen e Bechett (L. Grandi). Per “Ricerche sul Carmelo”, in occasione del Centenario della morte di Elisabetta della Trinità, una riflessione sulla sua missione di accompagnamento spirituale (A. Dierna).

 

 

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